rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Galatina Galatina

Licenziamento collettivo dei lavoratori Minermix: proclamato stato di agitazione

Cgil, Cisl e Uil minacciano di scendere in piazza a difesa dei 59 lavoratori. Ieri l’assemblea dei dipendenti dello stabilimento di Galatina

GALATINA  – Il malcontento si trasforma in protesta. Un paio di settimane fa la Minermix - azienda specializzata in calce e derivati con sedi a Galatina e a Fasano - aveva dichiarato di dover sospendere la produzione e di essere costretta a mandare a casa 59 dipendenti. Una scelta scomoda, ma necessaria a detta dei vertici aziendali, dettata dagli effetti a catena e dalla crisi del suo principale committente: le Acciaierie d’Italia, ex Ilva di Taranto.

Giorni addietro si era riunita la task force regionale per affrontare la questione, alla presenza di Confindustria, dell’azienda, dei sindaci di Fasano e Galatina, degli assessori regionali al Lavoro e allo Sviluppo economico, Sebastiano Leo e Alessandro Delli Noci. I componenti si sono dati tutti appuntamento, assieme ai referenti sindacali, al prossimo 6 febbraio.

Ora però i lavoratori proclamano lo stato di agitazione per protestare contro l’incubo del licenziamento. I sindacati, non trovando “sufficiente” la motivazione addotta dalla società, minacciano infatti di scendere in piazza per salvare il futuro dei 59 dipendenti della società. Nel pomeriggio di ieri, al termine dell’assemblea dei lavoratori che si è svolta nello stabilimento galatinese, le organizzazioni Fillea Cgil, Filca Cisl e FenealUil di Lecce hanno proclamato lo stato di agitazione dei dipendenti, per i quali l’azienda ha avviato nei giorni scorsi la procedura di licenziamento collettivo e richiesto gli ammortizzatori sociali per cessazione dell’attività.

 “La decisione di chiudere l’attività a nostro avviso non è giustificabile - ribadiscono i segretari provinciali Simona Cancelli (Fillea), Raimondo Zacheo (Filca) e Paola Esposito (FenalUil) - alla luce degli investimenti che il Governo ha previsto per il colosso siderurgico di Taranto, risorse che consentiranno di far ripartire anche l’indotto nel corso dell’anno. Non è accettabile, pertanto, questa improvvisa fuga dal mercato imprenditoriale di un’azienda che si trova nella possibilità di proseguire l’attività, se pur in regimi ridotti rispetto al passato, mettendo a rischio il futuro di circa 60 dipendenti e delle loro famiglie”.  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Licenziamento collettivo dei lavoratori Minermix: proclamato stato di agitazione

LeccePrima è in caricamento