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Alloggio popolare conteso. “Non buttateci fuori da questa casa”

Martedì è fissato lo sgombero della famiglia di Sandra Marcorelli dall'appartamento di via Napoli. Anche la richiedente non "avrebbe diritto". Iacp continua ad inviare i bollettini del canone all'ex assegnataria deceduta nel 1998

GALLIPOLI – E’ sempre emergenza casa anche in terra gallipolina. Ancora una volta. Un’altra storia che tra i freddi cavilli giudiziari, nasconde l’ennesimo dramma familiare e umano. Ma anche una storia che si barcamena tra occupazioni illegittime, leggi calpestate, diritti pretesi e, forse, da più parti violati. E poi l’appello accorato degli attuali occupanti: “Non buttateci fuori da quella casa. Non sappiamo dove andare, vogliamo regolarizzare la nostra posizione, ma chi ci vuole fuori di qui non ha alcun diritto”. Ancora una volta una storia al limite. Ancora una volta un alloggio popolare conteso e oggetto di sgombero forzato. Forse. Perchè la storia è, manco a dirlo, controversa. Per molti aspetti raccapricciante e di difficile lettura. E condita anche dalla tragicomica circostanza che vede recapitati da parte dell’Iacp i bollettini del canone di locazione intestati alla legittima assegnataria deceduta nel maggio del 1998. Un dramma nel dramma, che vede pendere sul capo della famiglia di Sandra Marcorelli, 36anni (con a carico il marito, Maurizio Franza, disoccupato e due figli minori, uno di sei anni e l’ultimo di poco più di un mese di vita) un’esecuzione di sgombero, avviata dal 2007, dell’appartamento al secondo piano di una palazzina popolare di via Napoli occupata sino al 1998 da Vincenza Franza, poi deceduta.

Dopo una lunga battaglia giudiziaria ancora in corso, e una recente istanza di sospensione dello sfratto forzato, rigettata, torna l’incubo. E il preavviso dell’ufficiale giudiziario del tribunale di Gallipoli (notificato a fine ottobre) indica il prossimo 10 gennaio quale data stabilita per lo sgombero. Il tutto per affidare il possesso dell’appartamento alla giovane Romina Nazaro, nipote dell’assegnataria legittima Vincenza Franza, e che aveva inoltrato la richiesta di esecuzione dello sgombero nel lontano 2007. Qui la vicenda si ingarbuglia, tenendo conto come detto, che la legittima assegnataria, Vincenza Franza è deceduta nel maggio 1998, anche se i bollettini del canone di locazione  a tutt’oggi continuano ad essere recapitati a suo nome. Gli attuali occupanti, ovvero la famiglia di Sandra Marcorelli (che nel febbraio 2008 avevano fatto richiesta al Comune di un alloggio popolare), risultano abusivi, come evidenziato anche da una segnalazione di occupazione  senza titolo fatta dal Comune di Gallipoli nell’aprile del 2009. E così come senza titolo di richiesta di assegnazione risulterebbe essere la stessa richiedente del provvedimento di sgombero, Romina Nazaro, residente in via Napoli, ma domiciliata recentemente in quel di Milano, e che già nell’aprile del 2003 era stata destinataria di un decreto dello Iacp che disponeva a suo carico il rilascio dell’immobile al civico 4 di via Napoli e “l’esclusione dalle assegnazioni di edilizia residenziale pubblica”.

Atto impugnato poi dalla stessa Nazaro con ricorso, appello e richieste di sospensiva  rigettati dal tribunale di Gallipoli tra il maggio 2008 e l’aprile 2009. E proprio sulla scorta di tali atti e circostanze il legale della famiglia di Sandra Marcorelli, l’avvocato Giuseppe Umberto Garrisi ha riproposto in queste ore una nuova istanza di sospensione dello sgombero e la fissazione di una nuova udienza di comparazione delle parti nella quale evidenziare la mancanza di “titolo della richiedente a ricevere in assegnazione la casa popolare di via Napoli”. Di tutt’altro avviso, e carte alla mano, rivendica il suo diritto invece Romina Nazaro, tramite il suo legale Fabrizio Mauro. Ora una nuova udienza è stata fissata per il prossimo 27 febbraio e ciò potrebbe far slittare lo sgombero dall’alloggio conteso, di martedì prossimo. Al giudice il compito di dirimere la questione. Una proroga a tempo determinato, ma che  non pone fine al dramma e al disagio di una delle tante famiglie gallipoline che vivono in alloggi popolari, “occupati” con la forza della disperazione.

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