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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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“Irriducibili” del clan Padovano, quattro arresti. Incastrati da due pistole

Proseguono a tutto spiano le indagini sulle attività illecite e i legami della frangia gallipolina della Scu. Dopo il ritrovamento di una "Beretta" e di una "Bruni" nel mese di luglio, gli agenti della Città Bella hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare, due della quali nei confronti dei fratelli Cavalera, già detenuti

GALLIPOLI – Due pistole, carcere per quattro. Tutti originari della Città Bella. Tante le ordinanze di custodia cautelare  eseguite, nella mattinata, dagli agenti del commissariato di Gallipoli, coordinati dal vicequestore aggiunto, Emilio Pellerano. Si tratta dei noti fratelli Cavalera, Cosimo di 37 anni, e Andrea, più giovane di un anno. Quest’ultimo, con precedenti per lesioni personali, fabbricazione e detenzione di materiale esplosivo e danneggiamento, è attualmente detenuto presso il carcere di Borgo San Nicola di Lecce, per porto abusivo di armi clandestine e munizioni, estorsione, atti persecutori, minacce e lesioni personali.

Il parente più anziano, Cosimo, è stato condannato per 416 bis e tentato omicidio, ed è infatti ritenuto un esponente di spicco della frangia gallipolina della Sacra corona unita. Attualmente è recluso presso il carcere di Melfi, e risulta indagato per ricettazione e detenzione di armi clandestine e munizioni.

Arrestati,  nel blitz di questa mattina, anche Roberto Felline, 50enne incensurato, indagato per ricettazione, detenzione e porto di armi clandestine e munizioni, estorsione, atti persecutori e lesioni personali. E, infine, Oreste Scorrano, 24enne senza precedenti, indagato per estorsione e lesioni personali.  I reati contestati a entrambi sono aggravati dal concorso esterno in associazione mafiosa.

I provvedimenti sono stati disposti dal gip del Tribunale di Lecce, Carlo Cazzella, su richiesta del sostituto procuratore, Roberta Licci, nei confronti dei quattro individui, ritenuti affiliati del clan Padovano. Ai primi due l’ordinanza è stata notificata rispettivamente nel carcere lucano e in quello salentino.  Ma, nella vicenda, sono rimasti coinvolti anche altre persone, accusate   di atti persecutori e lesioni personali, altri quattro gallipolini: B. A. 73enne, C. A., 47enne, C.C., di 44 anni e C.M.R., di 54.

Tutto è cominciato dal ritrovamento di due armi, rinvenute dagli agenti  il primo luglio dello scorso anno. Nel corso di una perquisizione presso l’abitazione occupata all’epoca da Andrea Cavalera, in via Cagliari, a Gallipoli, i poliziotti trovarono una “Beretta 70”, calibro 7,65, con matricola abrasa, e una “Bruni”, in origine a salve, trasformata in arma comune da sparo, priva di matricola.

Pistole di provenienza clandestina, che spuntarono assieme a tre  caricatori, due dei quali contenenti rispettivamente 8 e 6 cartucce calibro  7,65, 5 cartucce calibro 9 e 3 cartucce calibro 7,65. Il responsabile fu tratto immediatamente in arresto mentre, sin dalle prime fasi investigative, gli inquirenti scoprirono che le pistole appartenevano a Pompeo Rosario Padovano  al fratello dell’arrestato, Cosimo. Per poi passare in mano  ad Andrea, quando questi ultimi finirono in manette nel mese di novembre del 2010.

Nel corso di ulteriori verifiche, gli uomini del commissariato gallipolino han accertato il coinvolgimento di altri individui, sempre vicini alla famiglia dei Cavalera. E non soltanto nella detenzione delle armi clandestine, ma anche in una serie di condotte estorsive e minacciose riconducibili ad un contesto di carattere mafioso imposto da Andrea Cavalera, arrestato nel novembre del 2010, nell’ambito dell’indagine riguardante l’omicidio di Salvatore Padovano, alias “Nino Bomba”, avvenuto il 6 settembre del 2008.

  

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