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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Carnevale, l’appello di Barba cade nel vuoto. Sfilate a rischio flop

Nonostante l’impegno del petroliere, imprenditori e commercianti disertano l’assemblea pubblica convocata per “salvare” la kermesse. Ultimatum dei carristi, ma il destino sembra segnato. Rammarico Pdl :“Nessun amore per la città”

 

GALLIPOLI  - Desolazione e sconforto, e lo storico Carnevale gallipolino naviga mestamente verso il flop annunciato. Forse. Qualche timida speranza ancora aleggia, ma dopo l’assemblea pubblica di domenica mattina, convocata su input di Vincenzo Barba, e l’esito del tutto interlocutorio visto il disimpegno di gran parte delle componenti cittadine, commerciali e imprenditoriali locali chiamate a raccolta, ormai serpeggia poco ottimismo. Presenti all’appello i maestri cartapestai, l’associazione del Carnevale capitanata da Gino Cuppone, il gruppo politico del Pdl, qualche volenteroso cittadino pronto a rimboccarsi le maniche. Poi, eccezion fatta per il presidente della squadra di calcio Marcello Barone, il deserto nel salone dell’oratorio di San Lazzaro. Il petroliere gallipolino ci ha provato a smuovere le acque, a salvale il salvabile. Promettendo anche di farsi carico del 50 per cento delle spese da sostenere. Tutto vano, come un paio di anni addietro era rimasto inascoltato il suo accorato invito a sostenere il Gallipoli calcio. E anche per il nodo Carnevale, con le tasche al verde, il suo ridondate appello non ha attecchito.

Ed ora le speranze di vedere celebrata degnamente la 71esima edizione della kermesse carnascialesca sono veramente ridotte al lumicino. O meglio ancora, forse, una pausa, seppur forzata e contingente, ma magari di proficua riflessione, potrebbe servire per rivedere e programmare con oculatezza e raziocino le future edizioni del Carnevale di Gallipoli. Partendo dalla necessità della creazione della Fondazione, ente giuridico riconosciuto, che consente a manifestazioni come la Focara di Novoli di godere anche del sostegno economico degli enti istituzionali. Della serie: niente soluzioni dell’ultim’ora, arruffate e pasticciate, che potrebbero ledere all’immagine stessa che il Carnevale di Gallipoli si è costruito, con fatica e sudore, in questi decenni entrando a far parte anche del circuito delle lotterie nazionali. Nonostante ciò i maestri cartapestai non si tirano indietro, lanciano l’ultimatum, e sperano sino all’ultimo minuto. Altrimenti addio sfilate dei carri.           

A margine della riunione che non ha prodotto gli efetti sperati, giunge la nota di rammarico del coordinamento cittadino del Pdl, che oltre al doveroso ringraziamento tributato a Vincenzo Barba, non manca di stigmatizzare il disimpegno delle altre forze politiche e dei ceti imprenditoriali cittadini per mantenere in vita una della tradizioni popolari e del patrimonio identitario della Città bella. “A fronte dell’impegno profuso dal deputato Vincenzo Barba” recita la nota, “non possiamo non notare l’assenza degli altri partiti e degli altri movimenti politici cittadini che hanno disertato in massa, nella giornata di domenica, l’assemblea popolare promossa dal nostro deputato. Sarebbe potuta essere un’autentica occasione di svelenimento del clima politico, poiché nei momenti fondanti di una comunità i partiti avrebbero dovuto mettere da parte inutili distinguo e contribuire, all’unisono, alla comune sottoscrizione di iniziative in favore dello svolgimento delle manifestazioni carnascialesche, a cominciare dalla sfilata dei carri.

 “Eppure in tante altre occasioni abbiamo sentito tanti esponenti della politica cittadina, a vario titolo e grado, riempirsi la bocca con paroloni quali destagionalizzazione dei flussi turistici e diversificazione dell’offerta” continua la nota del Pdl gallipolino, “cosa più del Carnevale gallipolino, potrebbe essere d’aiuto agli operatori del settore per raggiungere questi traguardi nel mese di febbraio? Silenzio! Su questi temi cade il silenzio più assoluto da parte di chi si distingue in logorroica loquacità quando c’è da sproloquiare su progetti faraonici legati alla richiesta di contributi milionari dall’Unione Europea o dallo Stato Italiano”. E poi in conclusioni gli interrogativi posti agli assenti: “Possibile che non ci sia un po’ di amor proprio nel voler difendere le nostre tradizioni inserendole in un programma di crescita e promozione? Possibile che non si riesca a dare l’immagine di una politica che, lontana dagli inciuci, si impegni con orgoglio anche quando ci sono da portare in porto progetti o eventi coinvolgenti ma disinteressati? A stare ad osservare, sembrerebbe proprio di sì”. 

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