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Sabato, 20 Aprile 2024
Gallipoli

Morte sospetta di un 35enne, indagati due medici

Daniele Campo, di Tuglie, accusò un dolore al braccio sinistro che sarebbe stato trattato come nevralgia sia dalla guardia medica che al pronto soccorso di Gallipoli. Poche ore dopo morì. L'ipotesi di reato è omicidio colposo

LECCE - C’è una prima importante svolta nell’ambito dell’inchiesta legata alla morte di Daniele Campo, un uomo di 35 anni originario di Tuglie, deceduto il 18 febbraio del 2011. Sono due, infatti, i medici iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Si tratta di un 40enne di Parabita, in servizio presso la guardia medica di Tuglie; e di un medico del pronto soccorso di Gallipoli. Ai due medici è stato notificato l’avviso della conclusione delle indagini preliminari. Gli indagati, assistiti dagli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto, e Luigi e Roberto Rella, hanno venti giorni per chiedere di essere sentiti e presentare eventuali memorie difensive.

A causare il decesso fu un infarto che colpì il 35enne poco dopo essere stato dimesso dall’ospedale della “città bella”. Nella denuncia presentata dai familiari dell’uomo, furono evidenziate presunte negligenze da parte della guardia medica di Tuglie e dei sanitari dell’ospedale della città jonica. Daniele Campo, che lavorava come cassiere in una pizzeria, avvertì improvvisamente un forte dolore al braccio sinistro, tanto da allertare i familiari, che lo accompagnarono presso la guardia medica del piccolo comune a sud di Lecce.

Il medico di turno, però, gli avrebbe diagnosticato una semplice nevralgia, limitandosi a praticargli un’iniezione di Voltaren, un semplice antinfiammatorio, rassicurandolo poi sulla scarsa gravità del problema. Il dolore al braccio tuttavia non si sarebbe mai attenuato e, una volta tornato a casa, le condizioni di Daniele si sarebbero aggravate, tanto da spingere la fidanzata e la sorella ad accompagnarlo presso il pronto soccorso dell’ospedale di Gallipoli, dove arrivò pochi minuti dopo l’una.

Nel nosocomio della “città bella”, secondo quanto riportato nella denuncia, Campo non avrebbe ricevuto alcuna assistenza, nonostante l’uomo presentasse i sintomi tipici del principio d’infarto. I medici si sarebbero limitati a consigliargli di assumere degli antidolorifici e applicare sul braccio dolorante una borsa d’acqua calda, attribuendo il dolore a una semplice nevralgia cervicale con irradiazione al braccio. Il 35enne avrebbe dunque fatto nuovamente ritorno a casa, dove le sue condizioni avrebbero continuato a peggiorare, tanto da richiedere, un paio d’ore dopo, l’intervento di un’ambulanza del 118. I sanitari, giunti sul posto verso le due e trenta di notte, non poterono far altro che costatare il decesso.

Una tragica odissea e un presunto caso di malasanità che spinse i familiari dell’uomo a recarsi presso la stazione dei carabinieri di Sannicola per denunciare quanto accaduto, puntato il dito contro i medici che avevano visitato il fratello nelle ultime ore di vita. Secondo i familiari la morte del 35enne poteva e doveva essere evitata. La denuncia era stata quindi trasmessa per competenza al magistrato di turno, il sostituto procuratore della Repubblica di Lecce, Paola Guglielmi, che aveva aperto un fascicolo e aveva conferito al medico legale Roberto Vaglio l’incarico di eseguire l’autopsia.

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