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Sabato, 20 Aprile 2024
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Depuratore e scarichi. Galati: “Servono delle soluzioni urgenti, non il pressing”

Dopo le sollecitazioni di Gabellone ed Errico per la convocazione del tavolo tecnico su scarichi a mare, presa di posizione del consigliere. Rilancio per depurazione verde e condotta bocciata: "Spreca acqua e non tutela il mare"

GALLIPOLI - Depuratore e scarichi a mare sul litorale di Gallipoli, mentre il presidente della Provincia Antonio Gabellone e il sindaco ionico Francesco Errico vanno in pressing su Vendola, la compagine di Sel smorza i toni e rilancia la sua soluzione ottimale: affinamento e fitodepurazione. Sulla nuova querelle che ruota sulle sorti dello scarico del depuratore consortile, arriva in queste ore la presa di pozione del consigliere regionale Antonio Galati (Sel). Che in buona sostanza boccia l’ipotesi della realizzazione di una condotta sottomarina e tenta di frenare anche la veemente sollecitazione mossa in particolare dal Pdl regionale e provinciale nei confronti della giunta Vendola sulla mancata convocazione del tavolo tecnico. "Urgono soluzioni, non pressioni” la sintesi della corrente di pensiero del neo consigliere regionale salentino.

Poi entrando nel merito della questione tecnica e ambientale il consigliere esordisce precisando che "il problema del depuratore di Gallipoli è troppo serio per non essere risolto con concretezza e onestà intellettuale. Subito dopo il mio ingresso in consiglio regionale, sono stato investito dalla questione dal circolo Sel di Gallipoli, che studia l'argomento da tempo con competenza tecnica e passione civile. Quindi posso tranquillizzare tutti: sia a Gallipoli che a Bari, la questione è seguita con attenzione”. In concreto bisogna tutelare il mare di Gallipoli, autentica miniera di sviluppo, e non sprecare nel contempo una risorsa scarsa come l'acqua dolce. La soluzione è urgente: ma quale? Tre le ipotesi sul tavolo: una condotta sottomarina, il potenziamento dell’impianto di affinamento, e la fitodepurazione. “La prima soluzione” spiega Galati, “è la realizzazione della condotta sottomarina per la quale sembra spingere, oggi, chi invita a far presto. La seconda è il potenziamento dell'impianto di affinamento già esistente, in modo da destinare al riuso agricolo le acque depurate. La terza è la fitodepurazione nelle cave attigue all'impianto depurativo”. 

Da qui parte l’analisi del consigliere regionale vendoliano che spinge verso la soluzione del mix tra affinamento e depurazione verde. “La prima ipotesi, la condotta sottomarina, è senz'altro l'ipotesi più gradita da un lato agli operatori turistici di quel pezzo di litorale e dall'altro a chi spera di trarre vantaggi dalla progettazione e realizzazione dell'opera” evidenzia Galati nel suo intervento, “ che ha l'indubbio vantaggio di rimuovere, una volta realizzata, il divieto di balneazione in quell'area. Ma non centra i due obiettivi: continua a sprecare l'acqua dolce e non tutela il mare di Gallipoli. Invece che scaricare le acque sotto costa, sposta il problema al largo.

Ma le correnti prevalenti nel golfo di Gallipoli riportano sotto costa il problema. I reflui” continua nella sua analisi il consigliere, “una volta scaricati al largo, torneranno a riva fors'anche intaccando una fascia più ampia di litorale. Senza dimenticare i potenziali danni all'ecosistema marino e i danni certi a un comparto importante come la pesca, che la condotta comporta. E d'altronde, ad oggi, nessuno studio scientifico sull'impatto della condotta è stato reso noto da chi sostiene questa soluzione. Quindi la condotta spreca acqua e non tutela il mare”.

foto (2)-9-15La seconda soluzione, il potenziamento dell'impianto di affinamento, comporta un grande vantaggio: è realizzabile subito, già per questa stagione estiva 2013, a differenza delle altre due. Quali sono le controindicazioni? “L'impianto attuale non è sufficiente” spiega sempre Galati, “il che comporta che una parte delle acque deve comunque essere scaricato in mare, con il conseguente mantenimento del divieto di balneazione.

Quindi l'affinamento risolve solo in parte il problema di spreco dell'acqua e tutela del mare. Per risolvere in toto il problema, occorre attivare la terza soluzione: la fitodepurazione nelle cave attigue agli impianti. Il mix affinamento-depurazione è la soluzione più convincente tecnicamente”. E poi sgomberando il campo da dubbi e perplessità sulla validità dell’opera sinergica, lo stesso consigliere puntualizza: “A chi obietta che si tratta di una soluzione che richiede tempo e denaro, ricordo che la condotta sottomarina ha tempi di realizzazione forse anche superiori e costi di manutenzione decisamente esorbitanti. Senza dimenticare le parole del Tar di Lecce, la cui sentenza del 14 febbraio scorso va letta tutta, anche nella parte in cui recita che il costo dell'opera non può essere l'elemento decisivo quando in ballo c'è la tutela dell'ambiente. D'altronde” conclude con un raffronto Galati, “se lo si è fatto a Melendugno, con un impianto di fitodepurazione che costituisce una buona prassi per tutta Italia, perché non si può fare a Gallipoli? A chi, nel Comune di Gallipoli, nutre riserve sull'esproprio delle cave per realizzarvi la fitodepurazione ricordo che serve coraggio e onestà intellettuale per realizzare i cambiamenti”. 

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