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Depuratore e scarichi non a norma? Parte anche un esposto in Procura

Al di là delle polemiche politiche e della contrapposizione con Goletta verde parte la segnalazione ai giudici dell’associazione Gallipoli 2012 sull’inquinamento del litorale nord. “Verificare cause e responsabilità sull’impianto”

GALLIPOLI – Dalle richieste di risarcimento dei danni ambientali e di immagine alle polemiche politiche e con gli ambientalisti. E ora anche un esposto-denuncia in Procura. La vicenda degli scarichi a mare e del potenziale, quanto documentato con gli ultimi campionamenti, malfunzionamento del depuratore consortile di Gallipoli non conosce soste e tregua. E ora dalla contrapposizione sui dati dell’inquinamento marino nel tratto costiero che insiste alla foce dell’impianto depurativo e alle rivendicazioni sui fondi e sulle opere per l’adeguamento della piattaforma  e l’affinamento totale dei reflui,  si passa alle valutazioni giuridiche ed e eventualmente penali. Un accertamento sulla vicenda depuratore sollecitata dall’associazione politico culturale Gallipoli 2012 rappresentata in consiglio comunale dall’ex magistrato Aldo Petrucci.           

Con un esposto a firma della stessa associazione, fatto recapitare sui tavoli della Procura presso il tribunale di Lecce, sono stati portati a conoscenza i dati diffusi da Legambiente Puglia circa i livelli di “forte inquinamento” del mare di Gallipoli nel punto in cui sfociano i reflui provenienti dal depuratore consortile, che, alla luce delle analisi eseguite dai tecnici della Goletta Verde, non svolgerebbe la sua funzione propria che sarebbe quella di depurare”.

Nel corpo del suo esposto l’associazione Gallipoli 2012, attendendo una fiduciosa risposta di verità e di giustizia, ritiene che “questa vicenda meriti un approfondimento in sede penale, perché occorre verificare le ragioni del mancato idoneo funzionamento del depuratore suddetto, atteso che la comunità gallipolina paga in favore dell’Aqp il tributo per il servizio di depurazione”. E si chiede, altresì, di verificare se gli uffici dell’amministrazione provinciale hanno rilasciato le necessarie autorizzazioni per la gestione del depuratore. Se la società che ne cura la manutenzione provvede agli interventi ed alle verifiche necessarie. E se gli uffici dell’Acquedotto effettuano i controlli di propria competenza. Circostanze quest’ultime sulle quali Regione e lo stesso Acquedotto pugliese hanno sempre garantito la corretta efficienza e sono pronti a documentare le attività di monitoraggio e controllo, nonché di intervento nei casi di malfunzionamento.   

“I cittadini di Gallipoli, al di là di valutazioni di ordine politico che possono essere espresse in altre sedi” concludono nella loro denuncia da Gallipoli 2012, “ritengono che non può essere consentito di gestire un servizio pubblico, l’attività di depurazione, in modo non rispondente alle regole tecniche che oggi guidano il compimento di un’attività del genere, liberando in mare una forte quantità di inquinanti, al di là dei limiti consentiti, e con gli evidenti rischi che da ciò possono derivare”.  

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