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Gallipoli, trasferta vietata al tifo. Barba: "Inaudito"

La decisione del prefetto di Chieti, che impedisce ai sostenitori giallorossi di assistere alla partita con il Pescara, fa infuriare il presidente. Che annuncia un'interrogazione al ministero

Gallipoli ospite del Pescara, ma senza tifosi al seguito. Due club che non sono certo contrapposti da particolari rivalità storiche ed una tifoseria, quella del Gallipoli, calda e appassionata, ma che al momento non ha commesso particolari scorrettezze, tanto da presupporre un divieto di trasferta. Insomma, niente lasciava presagire l'ordine impartito dal prefetto di Chieti, ovvero quello di vietare ai sostenitori giallorossi di recarsi in Abruzzo. Lo stadio di Pescara è inagibile per lavori, e lo sarà fino a novembre-dicembre. I biancazzurri giocano quindi, in via provvisoria, le loro gare nello stadio di Vasto, nella provincia teatina. E l'ordine del prefetto di questa zona è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Tanto da far imbronciare il presidente Vincenzo Barba, che adesso tuona: "Sconcertante".

"Trovo questa decisione assolutamente non in linea con il principio normativo che ha conferito la possibilità ai prefetti di adottare simili provvedimenti, dal momento che la tifoseria del Gallipoli Calcio ha dimostrato, in tutte le occasioni, di essere corretta, sportiva ed irreprensibile e dal momento che con i supporter del Pescara non esistono motivi di seria contrapposizione", sottolinea Barba. E allora: "Perché vietare a due tifoserie così corrette il gusto sportivo e sociale di assistere ad una bella partita di calcio? Il senso della norma alla quale si appella il prefetto viene ad essere totalmente snaturato, visto che è doveroso evitare il contatto tra tifoserie "a rischio", ma non eliminare qualsiasi forma di giusta e corretta contrapposizione sportiva".

"Non si può prevenire la violenza eliminando ogni possibilità di seguire la propria squadra in trasferta, poiché in questo modo, anzi - ritiene Barba -, si esasperano ancor di più gli animi e si snatura il portato legislativo che la legge pone in essere. La prevenzione deve essere intesa in maniera attiva e non passiva. Si previene la violenza consentendo il sano confronto delle tifoserie, facendolo maturare e crescere, e non evitandolo a tutti i costi, con il rischio di esasperare ancor di più gli animi. E' come se le massime autorità dell'Aviazione, per evitare incidenti, vietassero i voli, oppure come se le più alte autorità portuali, per evitare attracchi indesiderati, chiudessero i porti. Che modo è questo di intendere lo sport e i suoi valori educativi?"

E non finisce qui. Barba è addirittura scatenato: "Ciò che è ancor più grave - aggiunge - sta nel fatto che il prefetto di Chieti ci abbia comunicato questa decisione all'ultimo momento, senza darci la possibilità di fare giusto ricorso, appellandoci alle autorità gerarchicamente competenti, proprio mentre i nostri tifosi stavano preparando, con allegria e passione, animati da sani principi sportivi, la trasferta al seguito della nostra amata squadra. Strano dover leggere nella disposizione prefettizia un passaggio in base al quale, al posto dei nostri tifosi, si decide di ospitare, in quello spicchio di campo che sarebbe dovuto essere a noi dedicato, le famiglie ed i ragazzi tifosi del Pescara Calcio. O il Prefetto di Chieti è un ultras biancazzurro - dice sarcasticamente il presidente del Gallipoli -, e mi augurerei proprio di no, oppure siano dinanzi a decisioni non commentabili, inopportune e certamente di comodo. Proprio per questo - conclude -, per ciò che attiene al mio status di parlamentare italiano e componente della Commissione difesa della Camera dei deputati, mi attiverò immediatamente con un'interrogazione al ministro dell'Interno per far sì che i prefetti applichino la legge in conformità allo spirito della normativa, senza usi per difetto o per eccesso del potere che viene loro conferito dallo Stato".

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