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Giovedì, 28 Marzo 2024
Gallipoli

Gestione reflui depurati sul litorale ionico leccese. Le proposte della Lipu

Le proposte della sezione "Litorale Ionico leccese": no alle condotte per la loro inefficacia, costo di realizzazione e manutenzione. Sì allla fitodepurazione e stoccaggio dell'acqua in bacini naturali per riuso della risorsa idrica

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccePrima

GALLIPOLI - Esprimiamo un forte dissenso alla politica delle condotte marine che la Regione e le amministrazioni locali, con un rapido voltafaccia, hanno inaugurato in questa fase di governo. Tutta la gestione dei reflui "depurati" del litorale jonico della Provincia di Lecce sembra oggi essere incentrata sulla "politica del tubo". Eppure solo pochi mesi fa la Regione, in occasione della recentissima edizione di Mediterre a Bari, mostrava, con orgoglio, in pubblico, tutt'altra strategia. Lo stesso (almeno crediamo) Assessore Amati durante il workshop "La Puglia, isola assetata, e i suoi ponti d'acqua" presentava l'intervento "Esperienze e nuove idee per il recupero delle acque reflue ai fini ambientali": lagunaggio, fitodepurazione, riuso in agricoltura, risparmio della risorsa idrica, scarico zero. In particolare per Gallipoli si delineava, con tanto di progetto di massima, il recupero delle cave dismesse per attivare la fitodepurazione e il lagunaggio dei reflui. Poi ecco l'improvviso cambio di "condotta". L'Assessore Amati con un voltafaccia improvviso, diventa il paladino delle condotte marine. Gallipoli? Condotta marina! Nardò? Condotta marina! Manduria? Condotta marina! La condotta è grande e Amati è il suo Profeta!

Ci chiediamo quale sia il vero volto di Regione ed enti locali, quale sia la direzione sulla gestione dei reflui. Il volto "bello e sostenibile" di Mediterre o quello vecchio e spregiudicato degli ultimi mesi? Si vuole davvero fare questo osceno tuffo nel passato, spacciato tra l'altro come antologico coniglio dal cappello, come panacea di tutti i mali. Non ci pare vero che nel 2012, in questo pezzo di sud che doveva essere uno dei luoghi della "Puglia migliore", dobbiamo assistere a questa battaglia di retroguardia a colpi di ottusi e costosi tubi che allontanano di un paio di chilometri il problema. Sono bastate un paio di annate fortunate a far dimenticare, a questa classe politica intrappolata nell'eterna affannosa gestione dell'immediato presente, il problema dell'emergenza idrica. Con il preoccupante intervento dell'Assessore Amati nel Consiglio Comunale Gallipolino abbiamo appreso che il riuso da principio cardine della gestione dei reflui retrocede a tristissimo "auspicio", per far posto ad avveniristiche condotte.

Lo stessa Provincia prima sostenitrice della depurazione naturale e del riuso, la stessa Provincia che nel suo Piano Territoriale di Coordinamento incardina il sistema di depurazione e recapito dei reflui sulla fitodepurazione, stagni di ossidazione e riuso in agricoltura, oggi sembra sconfessare se stessa.

Infine il Consiglio Comunale di Gallipoli. Quando Consiglio e Giunta si accodano in buon ordine al nuovo credo della condotta lo fanno con coscienza delle peculiarità del mare gallipolino e dei problemi che potrebbero scaturire? Crediamo proprio di no.

Non si tiene conto della particolare conformazione della costa nord, una baia, e della conseguente bassa dinamicità delle correnti con la derivante bassa capacità di dispersione ed anzi, come testimoniano le coste sabbiose da Torre Sabea a Lido Conchiglie, una marcata tendenza a depositare a riva.

Non si tiene conto della morfologia del fondale marino caratterizzato da una piattaforma continentale che scende gradualmente con una scarpata continentale distante più di dieci chilometri dalla battigia. La batimetrica dei 30 metri infatti , in quel tratto di mare, è lontana almeno 4 chilometri dalla costa (sulla costa otrantina dista meno di un chilometro).

Non si tiene conto della presenza di ecosistemi marini fondamentali per la produttività del mare, per il suo equilibrio. Ecosistemi, come le praterie di Posidonia oceania molto sensibili ad un eventuale intorbidimento delle acque.

Non si tiene conto del vincolo su tali ecosistemi inseriti nel Sito di Importanza Comunitario "Litorale di Gallipoli e Isola S. Andrea".

Non si tiene conto dei problemi che potrebbero innescarsi combinando il quadro climatico che vede estati caldissime con mare piatto per intere settimane, l'apporto di nitrati dello scarico e le possibili fioriture algali (fenomeno già visto a Rivabella) in una località turistica in cui il mare cristallino è il fattore principale di attrazione.

Non si tiene conto che un impianto così fatto con attaccato un semplice tubo non funzionerà meglio di come funziona ora; la sua inadeguatezza alle vertiginose oscillazioni del carico di utenza di una località turistica, la sua intrinseca incapacità di gestire reflui troppo diluiti, non sono criticità che la condotta può risolvere.

Il solo risultato della realizzazione della condotta sarà l'abolizione del divieto alla balneazione del tratto di costa attualmente interessato dallo scarico. Ci rendiamo conto delle legittime istanze degli operatori turistici che insistono su quel tratto di costa, ma siamo convinti che la condotta servirà solo a rimuovere i cartelli di divieto e non risolverà il loro (e il nostro) problema.

 

In un quadro così complesso la condotta sarà un titanico investimento per un'opera inutile e dalla manutenzione impossibile. L'Italia (e più ancora il nostro sud) è pieno di storie horror riguardanti le condotte. Liquami e pezzi di condotta spiaggiate sulle coste della Valle dei Templi, le macchie nere di Trieste e, per non andare lontano, la tragedia tarantina.

Lo ribadiamo a chiare lettere la condotta ha troppi difetti: costosa, impattante, di difficile manutenzione, non migliora la qualità dei reflui, non porta a risparmio idrico ed infine di difficile controllo. Non vogliamo essere capziosi o malpensanti ma una ultradecennale esperienza ci insegna che in Italia c'è bisogno di un costante controllo sugli scarichi. Con lo scarico a chilometri dalla costa ci accorgeremmo troppo tardi di malfunzionamenti e come già accaduto assisteremmo al solito scaricabarile di rito sulle responsabilità. Infine in un momento di crisi in cui c'è bisogno di un attento controllo della spesa non è accettabile costruire un'opera costosissima per buttare via una potenziale risorsa.

Rivolgiamo quindi un appello alle amministrazioni a ritornare sulla strada del riuso, della depurazione naturale e dello scarico zero. A Gallipoli come negli altri impianti l'introduzione di una fase terziaria di fitodepurazione (a valle della trattamento dell'attuale impianto), con lagunaggio e utilizzo dell'impianto di affinamento per la parte da destinare al riuso agricolo è una soluzione che può garantire innanzitutto lo stop dello scarico a mare, la creazione di riserve idriche per usi agricoli e civili non potabili (antincendio, lavaggio strade), la rivitalizzazione di aree umide, la ricarica di una falda più che mai compromessa. Il tutto con una "infrastruttura" naturale che in diversi casi si è trasformata in giardino pubblico, con un bassissimo tasso tecnologico, senza uso di chimica e con una manutenzione del tutto simile ad un lavoro di giardinaggio che potrebbe essere fatto da maestranze locali.

LIPU - "Litorale Ionico leccese"

web www.lipusalento.it - www.lipu.it

mail: info@lipusalento.it

 

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