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Gallipoli 2022 immaginata dal vicepresidente di Confindustria Turismo: “Ora puntare all’Unesco”

Da appena un mese Fernando Nazaro è il numero due nella sezione provinciale dell’associazione di categoria. Imprenditore gallipolino nei settori alberghiero e ittico, ha subito due gravi perdite familiari durante la pandemia

GALLIPOLI – Nel secondo annus horribilis sulla via del tramonto, uno degli intricati interrogativi del territorio resta 743c0a6d-38a4-4747-94c1-014a9447eaf5-2quello delle sorti del turismo. Dal 2020 - tra le grandi sfide di un mondo economico in metamorfosi e di un assetto lavorativo che accenna a modificarsi senza soluzione di continuità – l’apprensione è per la più grande “industria” del Salento: quella del turismo, appunto.

Ne abbiamo parlato con Fernando Nazaro, 44enne imprenditore nei settori alberghiero e ittico di Gallipoli che, appena un mese addietro, è stato nominato vicepresidente provinciale di Confindustria Turismo, alla cui guida è stato riconfermato Giovanni Serafino.  Nazaro è un "addetto ai lavori" che ha toccato da vicino, troppo da vicino, le conseguenze della pandemia con gravi lutti personali. E che ora ha il desiderio di rilanciare la sua Città Bella e l’area dell’hinterland, puntando a candidarlo come sito Unesco e facendone una smart land, accelerando l’apporto tecnologico per rendere maggiormente fruibili (e appetibili) gli interi territori.

 Commentare le dinamiche del turismo gallipolino sembra essere diventato ormai lo sport degli ultimi tempi. Appena si comincia a intravedere la stagione estiva, non si fa che parlarne. A poco meno di due anni dall’emergenza sanitaria qual è il bilancio?

“I flussi turistici su Gallipoli viaggiano ad alte quote da anni ((lo si evince dai numeri della tassa di soggiorno) e il 2021 non ha fatto differenza, nonostante le forti limitazioni. Questo flusso è  concentrato nel periodo estivo, anche se settembre e ottobre hanno mostrato un trend in crescita persino nell’anno della pandemia”.

Quella con la pandemia per lei è stata una esperienza dolorosamente ravvicinata, nella quale ha subito la perdita del padre e del suocero nel giro di un mese. Crede si potrà tornare alla normalità? Quali specifici risvolti ha subito il turismo della Città Bella? Da dove ricominciare?

“Per me si conclude un anno drammaticamente memorabile per il dolore che questo maledetto virus ha inferto a me  e alla mia famiglia. Ancoro oggi siamo dentro, per intero, a un tunnel. Bisogna riporre fiducia nella scienza e contribuire con comportamenti adeguati che ci consentano di convivere e continuare a lavorare. Gallipoli è  bella e preziosa con molti elementi di fragilità  e delicatezza. Il punto è come intervenire per tutelare tutta questa bellezza, evitando che le fragilità diventino strutturali. Nelle vesti di rappresentante di Confindustria turismo ho posto più  volte, in forma pubblica, la necessità  che ha il Salento di effettuare interventi infrastrutturali che riguardino la mobilità (metropolitana di superficie  collegata con l’aeroporto, per esempio). Stesso discorso per l’infrastrutturazione dei percorsi di mobilità lenta (piste ciclabili sicure, cammini, ecc) e per uno sforzo collettivo di istituzioni ed imprese per innalzare il livello di sostenibilità ormai indispensabile”.

“Destagionalizzazione” è un termine talmente abusato, da essere ormai annoverato nelle vignette satiriche.  Eppure per Gallipoli dovrebbe essere la strada da intraprendere. Una città dalla doppia anima: tanto gettonata in estate, quanto ignorata (dagli stessi autoctoni) nei mesi invernali a differenza di Otranto (che, invece, sembra essere riuscita a trovare un punto di equilibrio)…

“Gallipoli conserva un bouquet di tradizioni e di riti, oltre a una grande ricchezza di beni culturali. Le chiese, il castello, i vicoli della città  vecchia sono un patrimonio inestimabile perché a Gallipoli tutto si declina con una grande ricchezza della tradizione enogastronomica. Tanto che sarebbe opportuno puntare a candidarla come sito aUnesco per poterla preservare. Gallipoli è  un mix di cultura, tradizione, paesaggio, colori, sapori e soprattutto umanità che le derivano da un lungo passato in cui le dominazioni che si sono succedute hanno intrecciato un meticciato straordinario ed irripetibile. In tutto ciò è  fondamentale per tutti noi sentirsi non solo operatori o imprese, ma forse ancor di più  narratori di un passato e di un futuro carico di opportunità”.

La strada degli eventi può essere la sola via percorribile per sopravvivere in inverno? O anche a Gallipoli potrebbe finalmente farsi strada, ad esempio,  una nuova esperienza legata al mondo della cultura e dell’ agricoltura (considerando anche la ricchezza patrimoniale e agricola di tuti i borghi dell’hinterland)?

Gli eventi aiutano l'attrattività, resta inteso che questo territorio deve scommettere sull'innovazione tecnologica. La platea dei servizi può  essere allargata anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie: una smart land, che includa l’intero territorio e non solo la cittadina,  è  possibile”.

Da troppi anni a questa parte il turismo gallipolino è associato alla vacanza di massa, cafona, tutt’altro che sostenibile. Ma che cosa è stato fatto per demolire questa pesante, apparentemente incrollabile etichetta? Qual è stato il sostegno delle istituzioni o quali potrebbero essere previste in futuro?

“Il tema non è  così come appare dalle cronache dei commentatori. Intanto se i turisti continuano a scegliere Gallipoli in maniera così importante è segno che l'offerta resta di qualità. Solo che, come ogni eccesso di concentrazione antropica, si porta con sé dei segni negativi. Per questo come rappresentante di Confindustria tornerò a chiedere un tavolo di concerto tra tutti gli attori del settore, a partire dalle istituzioni e con un impegno più  probante anche di tutte le imprese che di turismo di fatto vivono”.

Che cosa cambierà nel 2022? Come immagina la prossima estate? Si punterà maggiormente sui turisti stranieri o quelli locali?

“I trend attuali sono molto incoraggianti. Ma insisto: serve maggiore integrazione territoriale. Gallipoli è  un attrattore naturale: assieme al suo immediato entroterra arricchisce una proposta turistica fatta, oltre che di bellezza, di storie, profumi, sapori, racconti per farne un eccezionale menu. Anche perché  pochi altri luoghi producono effetti e risultati dal turismo di prossimità come quelli della Città Bella…”.

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