rotate-mobile
Gallipoli Gallipoli

Le pile regie e il commercio dell’olio. Scoperta lapide al mercato ittico

Su iniziativa dell'associazione Gallipoli Nostra e con il patrocinio del Comune recuperata l'antica iscrizione della lapide marmorea distrutta nel 1943 che rievoca la tradizione commerciale della città bella crocevia dei traffici d'olio

GALLIPOLI - Una memoria recuperata atta a rievocare l’importanza storica e strategica della città bella, crocevia di culture e fiorenti commerci. Uno dei tanti tesori invisibili della storia patria che torna in auge grazie all’impegno profuso dalla storica associazione autoctona di Gallipoli Nostra, presieduta da Elio Pindinelli. Questa mattina sulla rampa di discesa al mercato ittico al dettaglio, a poca distanza dal luogo in cui erano collocate le antiche “pile regie” di caricamento degli olii di oliva, è stata scoperta l’iscrizione sulla lapide marmorea realizzata a cura e spese del sodalizio gallipolino. L’iniziativa ha trovato il sostegno e la collaborazione dell’amministrazione comunale che ha concesso il patrocinio gratuito e alla cerimonia ha presenziato il sindaco Francesco Errico. 

Come ha reso noto il presidente Pindinelli spiegando le ragioni di tale recupero della memoria storica cittadina, la lapide originaria, dettata nel 1932 da Ettore Vernole in occasione della costruzione del primo mercato del pesce andò distrutta nel 1943. “Questo documento è di una eccezionale bellezza anche per la stupenda sintesi che si fa della storia commerciale di Gallipoli, piazza da cui si esportava l’olio d’oliva in tutta Europa” racconta il presidente di Gallipoli Nostra, “a Gallipoli avevano la loro sede i viceconsolati di tutte le Nazioni estere e qui si stabiliva, il 6 dicembre di ogni anno, la voce, cioè il prezzo corrente di mercato.

Le pile regie di caricamento erano quattro enormi  vasche in pietra leccese, rifatte in marmo nel 1806. Ogni pila aveva  una capacità di undici salme d’olio, misura di caricamento, pari a  1620,42 litri. Erano queste vasche ricoverate in due ambienti coperti in muratura addossati alle pareti di fondazione  del ponte di ingresso, subito dopo la seconda curva e prima del ponte levatoio in legno. Per le verifiche delle quantità di olio esportato dal porto di Gallipoli e per la riscossione della relativa tassa di esportazione, vi era addetto un gabelliere regio munito di  un’asta di bronzo, opportunamente graduata. Ne fa memoria anche Gabriele D’Annunzio, che conobbe Gallipoli nel 1895 nella Beffa di Buccari”.

Una memoria importante per la città di Gallipoli, piazza di esportazione principale dal Regno di Napoli e centro pulsante dell’economia di quei tempi. “Da questa lapide, perciò” dice ancora Pindinelli, “si spera possa essere definito un itinerario culturale e turistico che leghi tutte le memorie relative al  commercio dell’olio d’oliva, dai frantoi ipogei alle cisterne di deposito, alle sedi storiche dei viceconsolati, fino al museo civico dove è custodita la lunga iscrizione incisa su quattro grandi lastre di marmo, datata 1743,  con le minute degli obblighi e delle tassazioni imposte nel campo del commercio”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Le pile regie e il commercio dell’olio. Scoperta lapide al mercato ittico

LeccePrima è in caricamento