rotate-mobile
Martedì, 16 Aprile 2024
Gallipoli Gallipoli

Omicidio Padovano: confermati in appello 14 anni al killer

Confermata in appello la condanna a 14 anni di reclusione per Carmelo Mendolia. L'uomo, oggi collaboratore di giustizia, è accusato dell'omicidio di Carmine Greco e Salvatore e Padovano, storico boss della Sacra corona unita

LECCE - Conferma della condanna a quattordici anni di reclusione, in appello, per Carmelo Mendolia, presunto esecutore materiale, reo confesso, degli omicidi di Carmine Greco e Salvatore Padovano, alias "Nino bomba", storico boss gallipolino dell'omonimo clan della Sacra corona unita, avvenuto il 6 settembre del 2008 a Gallipoli, nei pressi della pescheria "Il Paradiso del Mare". La condanna di primo grado era stata emessa al termine del giudizio con rito abbreviato. La legge prevede, infatti, che per i collaboratori di giustizia la pena per omicidio parta da un minimo di 18 anni, a cui, nel caso specifico, sono stati sommati altri tre anni per la continuazione. La condanna complessiva a 21 anni è stata poi diminuita di un terzo della pena in quanto giudizio abbreviato, fino ad arrivare a 14 anni.

 
Mendolia, oggi collaboratore di giustizia, ha permesso di ricostruire, attraverso le dichiarazioni rilasciate al sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Elsa Valeria Mignone, la storia dei due omicidi di mafia. Le successive indagini hanno ricostruito scenari e moventi in cui l'omicidio di "Nino Bomba" avrebbe avuto origine. Un delitto di mafia scaturito dai contrasti sorti tra i fratelli Padovano, Salvatore e Rosario, all'indomani della loro scarcerazione. Rosario, si legge nelle pagine degli atti, "scarcerato dal carcere di Spoleto e rientrato a Gallipoli nel settembre 2007, adottava le iniziative per assumere la direzione dell'associazione e ricostruire i rapporti con gli associati di "Gallipoli vecchia" (tra cui Massimiliano Scialpi, Giuseppe Barba, Cosimo Cavalera e Fabio Della Ducata) in chiaro contrasto con la volontà del fratello Salvatore". 
 
Quest'ultimo, scarcerato a sua volta nel dicembre del 2006 e rientrato nella città jonica, "aveva ripreso a tenere comportamenti da capo mafia, distribuendo consigli e suggerimenti per regolare contrasti e controversie, ed aveva – prendendo le distanze proprio da quei personaggi della "Gallipoli vecchia" perché ritenuti si scarso spessore criminale ed ancorati a vecchi schemi consortili – privilegiato lo storico collegamento con i monteronesi del clan Tornese, rinsaldando subito i rapporti con gli stessi". 
 
 
Due linee di condotta diverse, che hanno portato inevitabilmente i fratelli a scontrarsi. Rosario, in particolare, si sarebbe sentito messo da parte, "limitato nelle sue mire egemoniche" e preoccupato "per l'attenzione delle forze di polizia al territorio gallipolino, richiamata dalla condotta spavalda e prepotente del fratello". In quest'ottica, secondo la ricostruzione accusatoria, sarebbe scaturita la volontà di Rosario Padovano, in qualità di mandante, di far uccidere Salvatore, alias "Nino bomba". Esecutore materiale, Mendolia. 
 
Della Ducata gli avrebbe fornito ospitalità a Gallipoli, presso la propria abitazione, e gli avrebbe consegnato, pochi giorni dopo l'omicidio (a Casamassima, in provincia di Bari), una parte dei 10mila euro di compenso pattuito, pari a 6.770 euro. Pianoforte, cugino dei Padovano, avrebbe chiamato Salvatore fuori dalla pescheria di famiglia "dicendogli che una persona gli aveva tamponato la macchina". 
 
In realtà, ad attenderlo vi era proprio Mendolia che l'avrebbe freddato con quattro colpi sparati con una pistola "Beretta modello 83 F". Rosario Padovano, Giuseppe Barba, Cosimo Cavalera, Fabio Della Ducata, Massimiliano Scialpi e Giorgio Pianoforte hanno scelto di essere giudicati con giudizio ordinario. Il processo in Corte d'assise ha avuto inizio lo scorso 20 gennaio ed è in corso. 
 
Nello stesso procedimento è stato inserito anche l'omicidio di Carmine Greco, risalente al lontano 13 agosto 1990. Un delitto avvenuto nell'ambito della gestione del traffico di sostanze stupefacenti. Greco avrebbe "spacciato ingenti quantitativi di droga sul territorio di Gallipoli da "cane sciolto", senza rendere conto della sua attività all'organizzazione". Anche in questo caso Rosario Padovano sarebbe il mandante e Mendolia l'esecutore materiale. 
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio Padovano: confermati in appello 14 anni al killer

LeccePrima è in caricamento