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Sabato, 20 Aprile 2024
Gallipoli

Operazione "Canasta": Sandro Quintana sarà processato a Lecce

Sarà celebrato dinanzi ai giudici della prima sezione penale di Lecce il processo a Sandro Quintana, la cui posizione era stata stralciata e inviata al giudice di Gallipoli, che aveva però ritrasmesso gli atti al Tribunale

LECCE – Sarà processato dinanzi ai giudici della prima sezione collegiale del Tribunale di Lecce Sandro Quintana, consigliere provinciale dell’Udc. La posizione del politico gallipolino, rinviato a giudizio nell’ambito dalla cosiddetta “Operazione Canasta” (l’inchiesta della guardia di finanza su un presunto giro di aste giudiziarie truccate), era stata inizialmente stralciata e inviata dinanzi al giudice monocratico di Gallipoli, che a ottobre scorso aveva però inviato gli atti al presidente del Tribunale. Oggi, su richiesta del pubblico ministero Elsa Valeria Mignone, il presidente del collegio, Gabriele Perna, ha riunito il procedimento a quello degli altri imputati. Una richiesta che ha trovato l’opposizione del legale dell’esponente dell’Udc, l’avvocato Luigi Suez.

Quella di Quintana è una delle tante posizioni finite al centro dell’inchiesta che ha già visto il rinvio a giudizio di 27 persone tra imprenditori, funzionari, politici, professionisti e forze dell’ordine. In tre hanno scelto il giudizio con rito abbreviato, mentre altri tre imputati hanno già patteggiato. L’accusa nei confronti di Quintana è di tentata estorsione: l’episodio contestato è legato ai rapporti intercorsi tra l’imputato e la famiglia Spinola, intenzionata a partecipare ad un'asta per l’acquisizione di un immobile a Gallipoli. Quintana, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe ritirato la sua partecipazione all'asta in cambio di qualcosa.

Sandro Quintana-4-2L’inchiesta condotta per oltre due anni dal Nucleo di polizia tributaria, guidati dal colonnello Vito Pulieri, e coordinata dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Elsa Valeria Mignone, è ha messo in evidenza gli interessi del malaffare e della criminalità organizzata nel mondo delle aste giudiziarie per i beni mobiliari e immobiliari del Salento. Un sistema fatto non solo di aste pilotate e truccate con la copertura di professionisti al di sopra di ogni sospetto, ma anche di connivenze e relazioni tra uomini d'affari e pubblici ufficiali. Sullo sfondo due dei clan storici della Sacra corona unita salentina, quello dei Padovano di Gallipoli e dei Coluccia di Galatina, che avevano incentrato i loro interessi economici proprio sulle aste giudiziarie. 

Al centro dell’operazione i nomi di Carmelo Tornese, 64 anni, direttore dell'Istituto vendite giudiziarie (gestito da una società facente capo ai figli), e quella di Giancarlo Carrino, 49 anni, "faccendiere" originario di Nardò. Il primo avrebbe avuto un ruolo di factotum nel settore dell'esecuzione mobiliare, mentre Carrino avrebbe gestito il redditizio mondo dell'esecuzioni immobiliari. Sarebbe stato sempre il faccendiere neretino, come evidenziato dalle numerose intercettazioni telefoniche, a gestire in prima persona i rapporti con i fratelli Padovano, Salvatore (alias "Nino bomba") e Rosario.

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