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Da Legambiente ok al Piano del Parco. “Tutela di Punta Pizzo assicurata”

Dopo la querelle tra Autorità di gestione e direttivo di Sel sulle previsioni del Piano territoriale arrivano le rassicurazioni di Legambiente e Lipu, già consulenti dell'Ente Parco. Manna e Scarpina: "L'area protetta non corre rischi"

GALLIPOLI – Polemiche, previsioni e studi analitici contrapposti tra l’Autorità di gestione del parco naturale e il direttivo di Sel. Ma anche gli ambientalisti autoctoni sono pronti a scommettere che le previsioni e il lavoro svolto sul Piano territoriale del parco di Punta Pizzo navigano verso la giusta direzione. Quello della tutela e della pianificazione per il rilancio e la valorizzazione dell’area naturale protetta gallipolina. Con la consapevolezza che tutto è migliorabile e in divenire e che ogni contributo non può che indirizzarsi verso il consolidamento e la salvaguardia dell’area di pregio ambientale. Sulla querelle in corso in queste settimane arriva quindi una nota chiarificatrice anche dal presidente di Legambiente di Gallipoli, Maurizio Manna e da Luciano Scarpina, responsabile Lipu della provincia di Lecce, ecologo e consulente scientifico dell’Ente Parco.           

“Per il ruolo che ricopriamo nell'ambito della struttura di gestione del parco regionale Isola Sant'Andrea e litorale di Punta Pizzo, e per il contributo dato all'avvio della gestione ed alla sua pianificazione, riteniamo contribuire a chiarire alcuni aspetti oggetto di discussione, sia pure tutta virtuale, negli ultimi giorni” annunciano all’unisono Manna e Scarpina, “e per questo ricordiamo anzitutto che la pianificazione del parco di Punta Pizzo è l’unica, nel panorama regionale, a fondarsi sull'esperienza diretta di soggetti volontaristici del territorio, cioè di chi vi si è battuto, ci ha messo il lavoro, gratuito, di anni, cercandone i tesori, i problemi, le soluzioni. Il Piano territoriale del parco ne rispetta ed incrementa gli aspetti naturalistici, ne tutela l’evoluzione, la connessione e l’espansione, garantendone la sopravvivenza. Di più, il parco ora si proietta per ben oltre la propria superficie, fuori dai suoi confini, tutelando oggi e per il futuro ogni area di interesse naturalistico, da Mancaversa a Rivabella, grazie alle aree contigue individuate dal piano”.

Partendo da tali premesse gli ambientalisti rimarcano il fatto che le previsioni del Piano del Parco, con una lettura al netto delle polemiche, non possono che ritenersi alquanto “ambiziose”. Con riferimento specifico al recupero dell’intera asta del canale Samari, “ora ridotto a un alveo cementato”, al restauro dell’area umida de Li Foggi per circa 80 ettari (circa il 12% del parco in superficie) e quello dell’intera fascia litorale corrispondente ai sistemi dunari. “Quanto alle visioni” spiegano ancora Manna e Scarpina, “alcune sono già in atto grazie alle misure Gal ed alle azioni del Sac, altre vanno nella direzione del recupero delle cultivar storiche a basso impatto ambientale e massima integrazione ecosistemica, nella creazione di marchi di territorio, e perfino di una fattoria didattica. Oltre a prevedere il recupero della chiesa di San Pietro dei Samari, ben oltre la musealizzazione, o best paractices innovative e replicabili nelle altre aree protette, quali i punti di servizio integrati, o la riduzione a monte e l’auto-gestione dei rifiuti”.

Legambiente e il consulente scientifico dell’Autorità di gestione pongono poi dei chiarimenti sul nodo controverso della mobilità e dei parcheggi evidenziato a più riprese dal direttivo di Sel. “Sui parcheggi c’è da dire” spiegano Manna e Scarpina, “che quelli previsti dal piano assommano al meno del 2 per cento della superficie del parco, per un afflusso antropico che supera le 20mila unità/giorno nei periodi estivi di punta. Essi riducono la superficie ad oggi utilizzata a parcheggio, insistono per la stragran parte su aree di colmata, al momento prive di alcun valore naturalistico, e nella restante parte su aree da ripristinare con una semplice aratura, prevista dal regolamento all'utilizzo agricolo attuale e confermato dal piano".

"Soprattutto vorremmo anche ricordare ai polemisti interessati che il piano non è eterno, e che tra cinque anni è nostro auspicio, prima che di chiunque altro, che le misure previste, prima fra tutte l’arretramento della litoranea nel tratto di maggiore impatto compreso tra la zona alberghiera e l’incrocio con la provinciale de Li Sauli, contestualmente alla realizzazione delle previsioni del Piano comunale delle coste, rendano inutili gli attuali parcheggi e se ne possa così ridurre il numero e le superfici. Ma non si venga a proporre” concludono i referenti di Legambiente e Lipu, “il sacrificio e la devastazione, ex novo, di aree attualmente agricole e di valore naturalistico al di fuori del parco per farne altri parcheggi: sarebbe uno dei pochi danni che un parco potrebbe produrre sul proprio territorio”.

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