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“La Prima Aurora” dei migranti. Reportage di Cerio nel castello Angioino

Inaugurata ieri sera la mostra del reporter che ha realizzato per Emergency un progetto fotografico con venticinque storie di migranti sbarcati sulle coste siciliane

GALLIPOLI – Il fotogramma del dramma e della speranza impresso nei volti e nei racconti dei migranti. L’arte fotografica di Simone Cerio sbarca nelle sale del castello di Gallipoli.

Dopo il grande successo della personale di Michelangelo Pistoletto, che nell’estate scorsa ha richiamato oltre 35mila visitatori, da oggi e sino al prossimo 2 ottobre le sale dell’antico maniero della città bella ospitano la mostra "La prima Aurora” di Simone Cerio. Il reporter ha realizzato per Emergency un progetto fotografico composto da venticinque storie di migranti sbarcati sulle coste siciliane. Un viaggio tra oggetti recuperati, portati da paesi lontani, abbandonati per strada e reinterpretati che offrono al visitatore la possibilità di un’approfondita riflessione sulla condizione dei viaggiatori transfrontalieri.

Ieri sera a poche ore dall’appuntamento di gala e di premiazione della 47esima edizione del Premio Barocco, la direzione artistica del castello guidata da Raffaela Zizzari e l’agenzia di comunicazione di Luigi Orione a cui è affidata la gestione, ha previsto l’inaugurazione della mostra con la partecipazione dell'autore e anche di Alessandro Bertani, vicepresidente di Emergency e del commissario straordinario del Comune di Gallipoli, Guido Aprea. Alcuni degli ospiti e dei premiati della kermesse del patron Cartenì hanno potuto vistare da subito e ammirare da vicino la mostra fotografica.

Il progetto “La prima Aurora” nasce dal desiderio di raccontare la storia di Ibrahim e dei migranti che arrivano sulle coste italiane. Sbarcano nei porti prostrati dal viaggio, senza forze, e si accalcano sulla banchina in attesa di capire che cosa succederà. Pochi sanno da dove vengono, che cosa cercano e chi sono. Simone Cerio ha visitato i luoghi di sbarco e di prima accoglienza dove Emergency lavora. Dall’incontro con i migranti è nato un ritratto corale da cui emergono racconti e oggetti legati al viaggio attraverso il deserto, alla traversata in mare e all’arrivo in Sicilia: lettere e fotografie, piccoli gioielli o ricordi di famiglia, un giocattolo trovato per strada, un paio di scarpe, un orologio da bambino. Oggetti trovati nella spazzatura o regalati dai passanti, ma capaci di colmare tempo e memoria, piccole ancore di salvezza per i momenti difficili. In attesa di mettere radici.

SDC_8777-4“La Prima Aurora” spiega Cerio, “è un corpo di fotografie ritagliate dal contesto in cui il soggetto è inserito che sposta l’attenzione dalla drammaticità dell’evento alla persona come essere unico ed esclusivo, scevro di qualsiasi caratterizzante, come lo spazio che ne identifica la condizione attuale. Gli oggetti, per lo più trovati nel luogo di transito, diventano simboli della dignità quotidiana che questi protagonisti tentano di recuperare, una volta chiusa la fase di separazione dalla propria terra”. E il racconto e la testimonianza del giovane eritreo Ibrahim diventano il filo conduttore di un percorso fotografico che invita in maniera emblematica alla riflessione e che accomuna scatti e storie di altri migranti immortalate dall’obbiettivo di Cerio. “La mia famiglia è stata perseguitata per motivi politici e io sono stato costretto a lasciare tutto. Mi sono portato dietro solo ricordi, queste fotografie sul cellulare: i miei amici, la squadra di calcio in cui giocavo, mille selfie, i tramonti, la mia ragazza. E poi c'è questa foto. È venuta bene vero? L’ho fatta con lo zoom”. Gli occhi di Ibrahim luccicano mentre mostra la fotografia dei gommoni finalmente tratti in salvo. È arrivato in Sicilia dall’Eritrea e, nel centro di prima accoglienza Umberto I di Siracusa, aspetta di capire se potrà rimanere in Italia. Tutta la sua vita fino a quel momento è nel cellulare che mostra fiero al medico di Emergency che lo sta visitando. Ed ora il suo racconta trasmigra sulle pareti del castello di Gallipoli.          

Dal prossimo 25 giugno, inoltre, sempre nelle sale del castello, verrà ospitata in anteprima nazionale la rassegna “Heroes”, un percorso di visioni e racconti, un pulsare di simboli e atti simbolici. Eroi tra arte e design ad opera di Renzo Buttazzo e Lara Bobbio. Segni, assemblamenti, fusioni, opere che si legano, si animano, in un dialogo in continuo mutamento. Testimonianza tangibile di un linguaggio contemporaneo immerso nel contemporaneo stesso e le sue criticità. Heroes coinvolgerà, oltre alle opere dei due curatori, anche gli artisti Ada Mazzei, Andrea Buttazzo, Andrea Epifani, Daniele dell’Angelo Custode, Giuseppe Maietta, Massimo Maci, Monica Righi, Oronzo de Stradis, Peppino Campanella, Renzo Buttazzo, Paolo Guido, Tonio Pede. 

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