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Canoni più “salati”. Imprenditori sul piede di guerra

Monta la protesta dopo il preavviso del Comune per il conguaglio sulle concessioni demaniali.Aumenti sino all'800 per cento. In arrivo una pioggia di ricorsi. I gestori: "Qui si rischia la chiusura"

GALLIPOLI - La battaglia sui canoni demaniali “più salati” è pronta ad esplodere. Con veemenza. Dura e rabbiosa la reazione degli imprenditori e degli esercenti del litorale gallipolino sul preavviso di “ritocco” salato dei canoni delle concessioni rilasciate sulla costa. E con una potenziale pioggia di ricorsi amministrativi pronti ad esser innescati contro i provvedimenti avviati dal settore demanio del Comune, per il pagamento “a conguaglio” delle imposte di concessione degli ultimi cinque anni. Una bagarre esplosiva, e che materializza il disappunto di diverse categorie di imprenditori: balneari, ristoratori, titolari di cantieri navali, ma anche i gestori del cinema Rivellino o delle sedi di associazioni storiche e ricreative quale il Circolo della vela o l’Anmi, chiamate a rimpinguare gli oneri concessori dal 2007 ad oggi con un aumento del tariffario del canone demaniale unitario nella misura di oltre l’800 per cento. Una sproporzione che rischia di mettere in ginocchio le attività imprenditoriali che insistono lungo la costa e indirettamente anche la filiera e l’immagine turistica della Città bella.

Questo almeno a quanto lamentano diverse decine di operatori e gestori di strutture turistiche e ristorative che con l’avvio della stagione autunnale si sono viste recapitare le comunicazioni da parte dell’amministrazione comunale dell’avvio del procedimento di riscossione dei conguagli e degli adeguamenti sulle concessioni demaniali. Tradotto in soldoni di parla di somme notevoli e, a detta degli operatori, “irragionevoli” e tali da costringere gli stessi concessionari a versare in taluni casi somme (per il pagamento solo del canone) ben superiori al reddito d’impresa. In termini pratici chi, per ipotesi, ha versato un canone fissato dal prezzario regionale di 30mila euro, dovrebbe ora adeguarsi versando, a conguaglio, una somma utile per raggiungere oltre 240mila euro, o giù di lì. Solo un esempio esplicativo, ma utile a comprendere la portata della problematica lamentata dai gestori di stabilimenti, bar, ristoranti, darsene, del cinema Rivellino (per altro ancora chiuso per il braccio di ferro sui lavori) e via dicendo, che operano sulla costa e già alle prese con i versamenti degli altri oneri contemplati nella clausole della concessione. E quindi pagamento di tassa per lo smaltimento rifiuti, e gli obblighi della manutenzione ordinaria e straordinaria del bene condotto. Un salasso, che a detta degli stessi operatori porterebbe al collasso della attività commerciali e turistiche.

“Qui si rischi il tracollo e il fallimento totale” lamentano all’unisono i destinatari delle comunicazioni del Comune, “e non si capisce perchè palazzo Balsamo, nonostante non abbia ricevuto alcuna indicazione da parte della Regione per modificare il prezzario fissato dal 2008, chieda ora questo conguaglio spropositato che per altro, se versato per assurdo dagli operatori non servirà certo ad incrementare le casse comunali”. Tali introiti infatti sono appannaggio delle casse regionali e del settore Demanio. Il Comune, da parte sua, ritiene di aver agito in questa fase preliminare, seguendo invece le disposizioni della normativa regionale che prevedeva aumenti del 20-30 per cento dei canoni unitari e “salvo conguaglio”. Ma  le ripercussioni di tali aumenti dei canoni demaniali in itinere ora potrebbe portare, come conseguenza, o alla chiusura delle attività imprenditoriali e dei pubblici esercizi (nella peggiore delle ipotesi), o all’aumento inevitabile dei servizi per i turisti e ad una contestuale pioggia di ricorsi al Tar per annullare le disposizioni comunali. Con un potenziale danno erariale ai danni del Comune determinato, indipendentemente dall’esito finale, dal pagamento delle spese di giudizio. E il braccio di ferro sembra appena cominciato.

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