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Martedì, 23 Aprile 2024
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Sel affonda il Piano del parco. “Parcheggi e caccia nell’area protetta”

Il direttivo di Sinistra, ecologia e libertà boccia le analisi e le previsioni del piano del parco naturale di Punta Pizzo prossimo all'adozione in Consiglio. "Subito una revisione su mobilità, aree per parcheggi e zona di caccia"

GALLIPOLI - Il Piano del parco naturale di Punta Pizzo, prossimo alla sua adozione dopo il rinvio del Consiglio comunale, non convince il direttivo cittadino di Sel. Che dopo la lettura e lo studio di tavole, relazioni e previsioni pubblicate per le relative osservazioni anche sul sito istituzionale del Comune, chiede subito all’amministrazione comunale di correre ai ripari. E di riaprire la fase di concertazione e di stesura. “Chiediamo una profonda revisione delle scelte pianificate in quel Piano” comunica il segretario sezionale Massimo Esposito, “sulla base di un'analisi seria, completa e attendibile dello scenario attuale. Chiediamo che sia riaperta la fase di partecipazione e vengano spiegate chiaramente le scelte di piano del parco. Chiediamo un piano a norma di legge, che apra scenari di sviluppo nuovi per la città, che vada oltre la mancia per la bibita fresca di un chiosco incastrato a forza nella macchia mediterranea o il parcheggio sulla terra rossa sotto il solleone. Chiediamo un piano del Parco, non un piano del parcheggio nell'area parco”.

Per il circolo di Sel di Gallipoli “la proposta di piano del parco pubblicata dal Comune desta delusione e preoccupazione. Una proposta che arriva all'adozione senza aver scontato una fase di partecipazione sia pure sufficiente. Non ci sono state occasioni pubbliche di partecipazione della cittadinanza, dibattiti o convegni in cui i tecnici e gli amministratori hanno spiegato e condiviso le scelte di piano. Forse perché la parte della partecipazione pubblica è stata saltata a piè pari, come la Valutazione ambientale strategica di cui non v'è traccia. Eppure” evidenziano i vendoliani, “tale fase è un obbligo di legge, e questo non è un vizio da poco perché delegittima l'intera proposta di piano”.

Nel merito poi il direttivo di Sel stigmatizza le analisi e le informazioni relative alla fauna (“il povero Gabbiano corso non merita neanche un paragrafo, un approfondimento, giusto una citazione con il solo nome scientifico in un elenco scarno, incompleto e sbagliato e qualche timida comparsa in una scheda di azione” scrivono i vendoliani) così come tutta una serie di indicazioni relativa ai detrattori, ai flussi del traffico veicolare, alle fonti d'inquinamento acustico, o agli effetti dell'azione antropica. “Da un piano del parco ci si aspetterebbe uno sforzo per orientare le cattive abitudini e gli utilizzi non sostenibili del territorio verso pratiche più sostenibili e corrette” evidenziano dal direttivo di Sel, “ci si aspetterebbe almeno un indirizzo volto a spostare la pressione antropica in aree meno sensibili. Al contrario prendiamo tristemente atto di un piano del parco che non intende proporre nuovi scenari di utilizzo sostenibile di un territorio sotto pressione e prossimo al collasso. É un piano che prende passivamente atto della miserabile e confusa situazione e carica ancora di più un tratto di costa già soggetto ad una pressione antropica che sta portando ad una progressiva e inesorabile distruzione”. E non solo.

Il Piano del parco proposto sancirebbe, secondo la valutazione dei vendoliani “che nell'area protetta ci si sposta in automobile, un po' come allo zoo di Fasano. Per raggiungere questo primato il parco viene disseminato di parcheggi, uno ogni 300 metri. Si tratta di vastissime aree a parcheggio, l'equivalente di oltre quindici campi da calcio, alcuni dislocati in aree ancora integre e di grande valore ambientale. Mobilità alternativa, mobilità sostenibile? Neanche a parlarne”. E ancora la bocciatura di Sel, su quasi tutta la linea, riguarda anche le previsioni di aree suscettibili di nuova edificazione troppo ampie ( “le solite strutture di accoglienza che a Gallipoli si leggono bar, chioschi, pizzerie) alcune ricadenti in adiacenza al Canale dei Samari, “in barba a qualsiasi logica di rischio idrogeologico e di rafforzamento dei corridoi ecologici”. E poi la quadratura del cerchio, o del parco, con l’intendimento, messo in rilievo sempre dal direttivo Sel, di  “riaprire alla caccia un'area di oltre 234 ettari nel cuore del parco, in una zona umida frequentata da centinaia di specie di uccelli. Previsioni complessive quindi contro ogni logica, contro legge e contro gli stessi proponimenti del piano si introduce un detrattore nel cuore del parco”.

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