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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Occupazione demaniale, sequestri nel Parco Gondar: sette indagati

La misura preventiva su 15mila metri quadrati: disposta dalla Procura della Repubblica ed eseguita da guardia di finanza e capitaneria nella nota struttura di Gallipoli

GALLIPOLI – Sigilli a parte del Parco Gondar, su un’area di circa 15mila metri quadrati: sette individui iscritti nel registro degli indagati. Un sequestro preventivo d’urgenza è stato infatti disposto dalla Procura della Repubblica di Lecce ed eseguito, nel corso della mattinata, dai militari della guardia di finanza e dalla capitaneria di porto di Gallipoli. Le accuse mosse dal sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone, titolare del fascicolo di indagine, sono a vario titolo quelle di abusi edilizi, di occupazione del suolo demaniale marittimo e di falso ideologico.

La misura, disposta dal gip Simona Panzera, è scattata nelle ultime ore. Notificata dalle forze dell'ordine, ha riguardato una vasta porzione di area destinata ai concerti e agli eventi che, già a partire dalla Pasquetta, sono in programma fino all’estate inoltrata. La polizia giudiziaria, a seguito di un complesso iter, ha ricostruito lo sviluppo della struttura. Nel 1973, all'inizio, era costituita da due campi da tennis e da manufatti accessori. Nel tempo, però, si è ampliata fino ad occupare, in area sottoposta a paticolari vincoli in quanto sottoposta alla tutela speciale e sito di interesse comunictario, una superficie complessiva di circa 15mila metri quadrati, dei quali mille appartenenti al demanio marittimo. Su quest'ultima porzione, sono state realizzate diverse opere, tra le quali una pizzeria, un palcoscenico, un bar e relativo deposito e i servizi igienici.

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Gli inquirenti delle fiamme gialle e della guardia costiera hanno esaminato, anche grazie all'ausilio dei tecnici nominati dalla procura, sia lo stato dei luoghi, sia le modalità di rilascio delle autorizzazioni e dei titoli da parte degli enti preposti.  Su quest’ultima erano stati apposti i sigilli anche in passato, ma la magistratura aveva poco dopo dissequestrato il terreno. Nello specifico, la misura scattata nel 2015 riguardava un suolo di circa 30mila metri quadrati, dei quali 20mila destinati ad ospitare grandi eventi. In quel caso, le accuse formulate erano quelle di abusi in materia edilizia, occupazione abusiva e presunte violazioni. L’area del parco, sempre secondo l’ipotesi avanzata inizialmente, sarebbe stata concepita per usi agricoli e verde pubblico, non per scopi commerciali. Ma a giugno dello stesso anno, dopo tre mesi dai sigilli, il Parco Gondar aveva potuto riaprire i battenti.

LA REPLICA DEI GESTORI

Con rammarico si prende atto del contenuto del nuovo decreto di sequestro preventivo della struttura Parco Gondar, a distanza di due anni dal precedente provvedimento analogo poi revocato dalla Magistratura. Sarà affrontato il merito di ciascuna singola contestazione di reato, nella piena convinzione della legittimità dei provvedimenti amministrativi adottati nel corso degli anni e della perfetta buona fede degli amministratori della Gondar s.r.l. Deve però ancora una volta constatarsi che il provvedimento cautelare interviene a ridosso dell’apertura della imminente stagione estiva ed a programmazione di eventi musicali e sportivi anche di livello internazionale oramai pressoché conclusa, nella amara prospettiva di conseguenze drammatiche per tanti posti di lavoro e più in generale per l’offerta di intrattenimento che la struttura nel corso degli anni ha garantito a migliaia di turisti ed alla popolazione locale.

Ci viene contestato il rilevante carico urbanistico legato alla presenza di migliaia di persone attratte dagli eventi musicali e sportivi in programmazione, come se Gallipoli fosse meta così richiesta nel panorama nazionale esclusivamente per gli eventi che negli anni Parco Gondar (sito, lo si ricorda, a ridosso dello stadio comunale) ha ospitato. E allora si rinnova la fiducia nella Magistratura, nella speranza che possa prendersi atto che la struttura nel corso degli anni ha ottenuto, dalle più disparate autorità competenti, le necessarie autorizzazioni e provvedimenti per operare nella sicurezza e nel rispetto della legge. Concludiamo dicendo che 10 anni fa abbiamo visto in un vecchio parco giochi abbandonato e ridotto a discarica un sogno, quello di poter lavorare nella nostra terra aiutarla a crescere ed essere una fonte di cultura, turismo e lavoro. Siamo fiduciosi che si comprenda la nostra onestà e la nostra correttezza affinché questo sogno e questa opportunità per tutto il territorio non si fermi così.

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