rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Gallipoli

Respinta istanza di Fasano, salvo il primo consiglio. Minerva esulta

Il consigliere di Gallipoli Futura, sospeso dalla carica in applicazione della legge Severino, aveva chiesto l'annullamento del primo consiglio comunale

LECCE – La mancata convocazione di Flavio Fasano per il primo consiglio comunale a Gallipoli non configura alcuna violazione dal punto di vista amministrativo e dunque l’assise è da considerarsi pienamente legittima così come le deliberazioni assunte (il gruppo di cui Fasano è componente, abbandonò l'aula).

Il Tar di Lecce ha infatti respinto l’istanza di sospensione degli atti di convocazione dell'assise cittadina, che si è svolta il 10 agosto, mentre è del 3 di quello stesso mese la notifca del decreto prefettizio in applicazione della legge Severino. Un orientamento, quello dei giudici amministrativi, che pare sconfessare quello maturato in sede di giustizia civile, con l'accoglimento il 23 di agosto di un ricorso d’urgenza presentato proprio contro il decreto del prefetto, in attesa della pronuncia da parte della Corte Costituzionale su alcuni aspetti della norma.

Fasano ha partecipato alla competizione elettorale come candidato sindaco della lista Gallipoli Futura, arrivando al ballottaggio di giugno poi vinto da Stefano Minerva. A gennaio però era stato condannato a tre anni e mezzo per abuso d'ufficio, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, rivelazione e utilizzo di segreto d'ufficio. Il Comune di Gallipoli è stato rappresentato in giudizio dall’avvocato Pietro Quinto, che ha richiamato anche un precedente pronunciamento del Tar su un caso analogo, a Parabita.

I giudici della sezione leccese (presidente Pasca, estensore Palmieri) hanno richiamato proprio una sentenza della Corte Costituzionale, la 236 del 2015, con la quale si chiarisce la natura non sanzionatoria della sospensione (che non è un effetto penale della condanna, ma del venir meno di un requisito soggettivo) e ha ribadito l’interpretazione sull’applicazione della legge per cui la sospensione dalla carica è efficace anche per sentenze non definitive precedenti all’elezione. 

Sul verdetto del Tar si è espresso anche il sindaco di Gallipoli, Stefano Minerva, al quale era stato imputato anche l'impiego di denaro pubblico per affidare la rappresentanza in giudizio ad un legale esterno all'amministrazione, cioè all'avvocato Quonto: “È finalmente arrivato il momento di parlare di trasparenza e legalità: in questi giorni, mi sono astenuto dal ribadire la legittimità del procedimento. Non perché io non abbia dato importanza alla faccenda ma perché –come ribadito più volte- non amo la politica dell’attacco. Le cattiverie, gratuite, si sprecano e non si perde occasione per accentrare su di sé le attenzioni. La scelta di rivolgersi ad un rappresentate esterno è giustificata dalla volontà di avere un legale adatto alla causa e, sicuri della legittimità delle nostre azioni, abbiamo scelto di 'rischiare' in questo modo. Non ho bisogno di aggiungere altro in merito: chi parla di legalità, trasparenza e buonafede non dovrebbe perdere tempo ad accusare gli altri. Credo che sia necessario ragionare di più sulle proprie azioni e non perdere giuste occasioni per tacere”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Respinta istanza di Fasano, salvo il primo consiglio. Minerva esulta

LeccePrima è in caricamento