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Il Tar dice stop agli scarichi a mare. Regione condannata a risolvere

Accolto il ricorso del Comune finalizzato a risolvere il problema dello sversamento sottocosta dei reflui del depuratore consortile. Entro 90 giorni le soluzioni definitive. La sentenza “agevola” la realizzazione della condotta

GALLIPOLI - Svolta in arrivo per gli scarichi in mare sul litorale di Gallipoli. E il Comune vince la battaglia ambientale in sede giurisdizionale. La seconda sezione del Tar di Lecce infatti ha accolto il ricorso del Comune di Gallipoli condannando la Regione Puglia, la Provincia di Lecce e l’Autorità Idrica pugliese a porre fine al problema dello sversamento sottocosta dei reflui provenienti dall’impianto di depurazione consortile dei comuni di Gallipoli, Alezio, Sannicola e Tuglie. E i giudici amministrativi, riconoscendo l’alto valore e l’estrema importanza della tutela e della salvaguardia ambientale, hanno richiesto una soluzione definitiva entro un termine di 90 giorni.

Per questo, per il Tar di Lecce, la realizzazione di una condotta sottomarina costituisce una soluzione in grado di eliminare inconvenienti e problematiche legati all’immissione sottocosta dei reflui, connotandosi in termini di strategia utile alla soluzione del problema. Entro tre mesi dunque gli enti interessati, a secondo della loro competenza specifica, dovranno porre rimedio definitivo (chiudendo il procedimento di risoluzione) al problema degli sversamenti in mare della piattaforma depurativa di via Scalelle. Con la soluzione più richiamata, quella di realizzare una condotta sottomarina (condizionata fin dal 2002 al rinnovo della autorizzazione allo scarico in mare), o con qualsiasi altra azione finalizzata a fermare lo scarico del depuratore consortile.

“È una notizia che registriamo con estremo favore” ha commentato il sindaco, Francesco Errico e che porta a compimento uno dei primi atti voluti da questa maggioranza subito dopo l’insediamento, perché assai persuasa della valenza e dell’importanza, per la nostra comunità cittadina, della tutela ambientale e della salvaguardia del nostro mare, che rappresenta senza alcun dubbio uno dei principali obiettivi dell’esecutivo”. Il primo cittadino, nel ringraziare l’avvocato Bartolo Ravenna, che ha difeso nella causa innanzi al Tar il Comune, “per la professionalità dimostrata, che ha consentito di tutelare in pieno gli interessi del nostro ernte”, guarda già alla prossima tappa del depuratore di Gallipoli, fissata al prossimo 22 febbraio, presso gli uffici regionali alla tutela delle Acque.

“In quell’occasione sosterremo con maggior vigore, forti anche di una sentenza amministrativa, le ragioni della nostra comunità e la necessità di garantire un’adeguata tutela dei livelli ambientali” conclude il primo cittadino di Gallipoli,  “a conferma che, al netto di tanto cicliche quanto pretestuose critiche da parte di chi si diletta ad attaccare l’esecutivo, le azioni prodotte da quest’amministrazione hanno come comune denominatore le ragioni e gli interessi di questa città”.

Una lunga vicenda che potrebbe avere ora il suo epilogo anche alla luce anche del nuovo tavolo tecnico regionale sollecitato dal sindaco Errico e dalla sua maggioranza, ma prima ancora dal presidente della Provincia, Antonio Gabellone con una nota ufficiale dell’11 dicembre scorso. Sotto il profilo strettamente giuridico invece è da rammentare che l’Acquedotto pugliese era stato provvisoriamente autorizzato allo scarico sottocosta sul litorale di Torre Sabea nel lontano 2002, ma con la prescrizione che venisse poi realizzata “una condotta subacquea posizionata in modo da intercettare le correnti marine”.

Circostanza che nonostante sia trascorso un decennio, non si è verificata. Ne tantomeno si è apportata una soluzione definitiva, sperata dal territorio, nonostante l’attivazione dell’impianto di affinamento delle acque reflue o le ipotesi embrionali avanzate per la fitodepurazione. Per questo l’iniziativa giudiziaria posta in essere dal Comune di Gallipoli, e che ora ha portato alla condanna del Tar e alla sollecitazione a trovare una soluzione entro 90 giorni.

Secondo le motivazioni evidenziate nella sentenza, i giudici amministrativi rilevano che “l’attività della pubblica amministrazione deve ispirarsi al principio di precauzione che costituisce uno degli assi portanti dell’intera azione ambientale in presenza di un pericolo anche solo potenziale di compromissione della salute umana e dell’ambiente, scongiurando il rischio di inquinamento per un tratto di costa estremamente suggestivo come quello di Gallipoli e dove, per oltre un chilometro di costa, vige il divieto di balneazione. Ne può darsi prevalenza” si legge sempre nella sentenza del Tar, “alle ragioni finanziarie opposte dalla Regione le quali, nel bilanciamento con l’interesse alla elevata protezione dell’ambiente, sono senz’altro cedevoli in applicazione di una visione cosiddetta verde del principio di precauzione”.

In buona sostanza per il Tar la realizzazione della condotta sottomarina costituirebbe la soluzione più idonea “capace di eliminare gli inconvenienti legati alla immissione sottocosta dei reflui connotandosi in termini di strategia appropriata per risolvere il problema”. Ed ora per la Regione non ci sono più scappatoie per dare esecuzione alla volontà manifesta, espressa dallo stesso assessore Amati nel Consiglio comunale monotematico dell’estate scorsa, di risolvere definitivamente la questione degli scarichi a mare del litorale gallipolino.

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