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Giovedì, 25 Aprile 2024
S.M. Leuca

Goletta Verde: “Migliora la qualità delle acque, ma è allarme scarichi”

Presentati a Bari i risultati sulla qualità e lo stato di salute del mare pugliese. Rientrano nei limiti i prelievi nel Salento

BARI – A vele spiegate risalendo gli oltre ottocento chilometri di costa passate ancora una volta al setaccio per monitorare lo stato di salute e la qualità della acque del litorale pugliese. E la campagna di Goletta Verde di Legambiente è tornata, come ogni estate, a fare il punto della situazione snocciolando anche i dati e i risultati biologici del monitoraggio regionale. Lo stato di salute del mare in Puglia e la qualità delle acque di balneazione risultano alquanto migliorate. Anche se rimangono ancora le criticità su tutti i tratti di mare interessati dalle foci di fiumi e canali. Il report di Goletta verde è stato illustrato questa mattina a Bari da Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia e da Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta, e alla presenza di Giovanni Giannini, l’assessore alle Infrastrutture e mobilità della Regione, Nicola Giorgino, presidente dell’Autorità idrica pugliese e Nicola Ungaro, della direzione scientifica di Arpa Puglia. Sette campionamenti su trenta eseguiti lungo le coste pugliesi (in corrispondenza delle foci di fiumi, canali e torrenti), sono risultati fuori dai limiti di legge e, di questi, ben sei sono stati rilevati come “fortemente inquinati”. Nessun di questi interessa il litorale salentino dove anche le criticità rilevate lo scorso anno nei pressi del canale dei Samari a Gallipoli sono rientrate “entro i limiti” e quindi tendenti verso un miglioramento della situazione complessiva relativa agli scarichi in mare.      

Sono stati precisamente cinque i prelievi effettuati lungo il litorale leccese, tutti risultati entro i limiti di legge: da litorale otrantino, alla foce del canale del Lago Alimini Grande, a Marina di Leuca presso la foce del canale del lungomare Cristoforo Colombo, all’altezza di via Savona. E ancora a Gallipoli, in entrambi i punti di prelievo, ovvero lungo la scogliera di Porto Gaio dove scarica il depuratore consortile e sulla spiaggia in corrispondenza del canale dei Samari, e infine  a Porto Cesareo, nei pressi della spiaggia di Punta Prosciutto. I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente tra il 18 e il 22 luglio scorsi.  “Dai monitoraggi di Goletta Verde risulta migliore la qualità delle acque di balneazione in Puglia anche se permangono le criticità su tutti i tratti di mare interessati dalle foci di fiumi e canali” dice il presidente regionale di Legambiente Francesco Tarantini, “la situazione migliora sul fronte della depurazione: diminuiscono sia gli impianti che scaricano nel sottosuolo che quelli soggetti a scarichi anomali e scendono a 27 i Comuni pugliesi sottoposti a procedura d’infrazione. Tuttavia ancora il 20 per cento dei depuratori pugliesi continua a non essere conforme alla direttiva depurazione mentre procedono gli interventi di potenziamento e adeguamento, compresi quelli per il contenimento delle emissioni odorigene. A tal proposito chiediamo al governatore Emiliano di istituire una cabina di regia fra assessorati competenti per affrontare in maniera organica il problema del recupero e dello smaltimento dei fanghi di depurazione la cui produzione aumenterà nei prossimi anni a seguito del potenziamento dei depuratori”. Il riepilogo del focus regionale sulla depurazione conferma quindi che sono sette gli impianti depurativi che continuano a scaricare nel sottosuolo (in provincia di Lecce quello di Uggiano la Chiesa), mentre il 20 per cento dei depuratori presenta una non conformità alla direttiva sulla depurazione. E ancora il 19 per cento è soggetto a scarichi anomali. Procedono comunque gli  interventi di potenziamento e adeguamento per risolvere le criticità e sono scesi a 27 i comuni sottoposti a procedura d’infrazione per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane. Tra questi nel Salento, la sentenza definitiva di condanna ha interessato, quello di Porto Cesareo.  “L’obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde è quello di individuare i punti critici di una regione e le pressioni inquinanti che ancora gravano sulla costa, analizzando il carico batterico che arriva in mare prevalentemente dalle foci di fiumi, canali o scarichi non depurati” spiega Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde, “il nostro, è bene ribadirlo, è un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né assegniamo patenti di balneabilità, ma restituiamo comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni. In Puglia, pur registrando un miglioramento della situazione rispetto agli anni passati, riscontriamo ancora criticità, nuove o già note, che vanno subito risolte. Al centro della nostra analisi ci sono gli scarichi non depurati che arrivano in mare, problema su cui occorre dare un segnale di forte responsabilità e concretezza negli interventi. Occorre ragionare in una scala più ampia dei semplici confini comunali o territoriali e valutare caso per caso la soluzione migliore”.

Focus regionale sulla depurazione:

Sono 186 gli impianti di depurazione a servizio degli agglomerati pugliesi, di cui 183 gestiti da Acquedotto Pugliese e tre gestiti direttamente dai comuni (Lesina Marina, Bovino, Sannicandro Garganico-Torre Mileto). In generale, continuano ad insistere problemi di funzionamento e criticità che, in alcuni casi, rendono inefficace la depurazione dei reflui. La scarsa disponibilità idrica superficiale naturale condiziona fortemente la tipologia dei recapiti finali nella nostra regione. Questo comporta che solo il 4 per cento dei recapiti finali dei depuratori è costituito da corpi idrici superficiali significativi, il 76 per cento è costituito da lame e corsi d’acqua minori o dal suolo (attraverso trincee drenanti), il 15 per cento recapita a mare. Scendono a 7 gli impianti che continuano a scaricare nel sottosuolo, con grave rischio di inquinamento delle falde acquifere (Casamassima Vecchio, Cassano delle Murge Vecchio, Carovigno Vecchio, Lesina Marina, Uggiano la Chiesa, Manduria Vecchio e Martina Franca).  Dal monitoraggio effettuato dall’Arpa Puglia nel 2015 (ben 2.451 controlli) emerge che sono 37 gli impianti di depurazione che presentano una non conformità alla direttiva comunitaria (91/271) sul trattamento delle acque reflue urbane. Di questi 37 impianti, per ventisette sono già in corso interventi di adeguamento e potenziamento (Foggia, Isole Tremiti, Pulsano nuovo, San Giorgio Jonico, Molfetta, Polignano a Mare, Canosa di Puglia 1, Lucera 1, Ortanova, Specchia, Uggiano la Chiesa, Monteiasi, Bitonto, Barletta, Trani, Ceglie Messapica, Manfredonia 1, Faggiano, Gioia del Colle, Andria 1, Monte Sant’Angelo 2, Bari Ovest, Cerignola 1, San Severo, Castrignano del Capo, Montemesola, Ascoli Satriano 1); su 5 è prevista la dismissione (Casamassima vecchio, Cassano delle Murge vecchio, Carovigno Vecchio, Bovino, Manduria vecchio); per i restanti 5 (Troia, Vico del Gargano, Biccari, Castelnuovo della Daunia, Foggia 2 Borgo Incoronata) sono stati attivati interventi di manutenzione straordinaria ma resta da definire la copertura finanziaria per gli interventi di adeguamento o potenziamento. Sono 87 interventi di potenziamento già attivati (nove già conclusi, 46 con lavori/collaudo in corso e 32 in progettazione) che mirano ad incrementare la potenzialità di trattamento di 85 depuratori.  Il deficit strutturale dei depuratori rispetto alla previsione del Piano regionale di tutela delle acque si è attestato nel 2015 su 1,4 milioni di abitanti equivalenti (24 per cento del totale) e si ridurrà a 150mila abitanti equivalenti (2 per cento del totale) ad esito di detti interventi.  Gli interventi di potenziamento degli impianti porteranno, nei prossimi 5 anni, ad un incremento del 40 per cento della produzione del fango da depurazione. A regime la produzione di fanghi dovrebbe attestarsi su un valore di 360mila tonnellate/anno. Il fango prodotto dagli impianti di depurazione è già oggi quasi completamente idoneo al riutilizzo/recupero (97 per cento). Tuttavia, in assenza di una strategia regionale, una quota considerevole del fango riutilizzabile viene conferito fuori Regione (nel 2015 il 40 per cento della produzione complessiva) con un enorme aggravio di costi (a valere sulla tariffa pagata dagli utenti in bolletta). A tal proposito va riconsiderato concretamente il problema della gestione dei fanghi provenienti dal trattamento dei reflui urbani.     

Per quanto riguarda le emissioni odorigene ossia il confinamento e il trattamento degli odori sono state rilasciate le autorizzazioni all’emissione in atmosfera per 34 impianti di depurazione (30 in provincia di Lecce a cui si aggiungono Ruvo, Terlizzi, Bisceglie e Trani (Bat, Carovigno consortile). Nelle more dell’ottenimento delle autorizzazione sono stati già attivati 26 interventi per la realizzazione delle coperture e sistemi di trattamento aria su altrettanti impianti delle province di Foggia, Brindisi, Città Metropolitana di Bari. E ne sono stati programmati altri 68 da realizzare entro il 2020 (per un totale di 94 interventi). In alcuni casi, il confinamento e il trattamento degli odori è  stato incluso tra le opere di potenziamento, in altri casi sono stati previsti interventi ex novo. Tra i fattori che possono inficiare il processo depurativo degli impianti ci sono anche gli scarichi anomali (arrivi impropri di acque meteoriche, di vegetazione e di natura lattiero-casearia). Attualmente, sono 35 gli impianti di depurazione soggetti a scarichi anomali, circa il 19 per cento.  È bene evidenziare che le criticità sui depuratori dovute al refluo in ingresso sono diminuite, grazie agli oltre 1.300 controlli effettuati  in collaborazione con le forze dell’ordine sugli scarichi a monte dei depuratori. A tal proposito, è stato sottoscritto un protocollo d’intesa con la prefettura Bat che ha coinvolto Aqp, Provincia, corpo forestale dello Stato e capitaneria di porto.  In Puglia sono presenti  cinque impianti di affinamento gestiti da acquedotto pugliese, di cui tre regolarmente in esercizio, ovvero Corsano (volume riutilizzato 2015 in agricoltura 145.324 mc/anno), Gallipoli (volume riutilizzato 2015 in agricoltura 142.098 mc/anno), Ostuni(volume riutilizzato 2015 in agricoltura 50.259 mc/anno), e i restanti due, San Pancrazio Salentino e Trinitapoli, in attesa dei lavori necessari da parte dei rispettivi consorzi di bonifica per garantire la distribuzione irrigua. Vi sono inoltre diversi gli impianti di depurazione che sarebbero già strutturalmente in grado di garantire il riuso e che successivamente, come previsto nella programmazione regionale, consentiranno di utilizzare la risorsa idrica anche ai fini irrigui. In particolare per gli impianti depurativi a servizio degli agglomerati di San Severo, San Ferdinando di Puglia, Castellana Grotte, Acquaviva delle Fonti, Noci, Maruggio, Montemesola e Casarano, il riutilizzo della risorsa è previsto a breve termine.  Sono diventati 27 (dagli originari 37) i comuni sottoposti a procedura di infrazione ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane (procedura n. 2014/2059 del 31 marzo 2014). La sentenza di condanna è definitiva per la depurazione solo per gli agglomerati di Casamassima e Porto Cesareo. 

 Quadro di dettaglio dei monitoraggi effettuati lungo gli 810 chilometri di costa pugliesi:

Quattro i punti analizzati in provincia di Bari, tutti con valori nella norma: nella città capoluogo il campione è stato prelevato nei pressi della Fiera del Levante, presso la spiaggia libera di fronte al canale Lamasinata; a Molfetta nella spiaggia Riserva di Torre Calderina; a Polignano a Mare alla spiaggia Lama Monachile e a Monopoli presso la spiaggia a sud del Castello di Santo Stefano. Dei quattro prelievi effettuati in provincia di Foggia, due hanno dato un giudizio di “fortemente inquinato: quello a Manfredonia, alla foce del torrente Candelaro, e a Vieste, alla foce del canale presso il Lungomare Mattei, punto scelto e condiviso con l’amministrazione comunale per meglio approfondire le cause determinanti l’inquinamento al fine di risolverne le criticità. Nella norma, invece, gli altri punti campionati a Cagnano Varano, presso la spiaggia libera a sinistra del canale di Capojale e a Vico del Gargano, in località San Menaio, presso via Lungomare. Sette i campionamenti eseguiti nella provincia di Barletta-Andria-Trani, due dei quali risultati “fortemente inquinati”: allo sbocco dello scarico sotto la villa comunale, sul Lungomare Colombo, a Trani, e quello alla foce canale di Ponente (Lungomare Mennea) a Barletta. Entro i limiti gli inquinanti rilevati nell’altro prelievo effettuato a Barletta, sulla spiaggia libera sulla litoranea di Levante; a Margherita di Savoia sia presso la spiaggia sul Lungomare Cristoforo Colombo–Belvedere che in quello alla foce del torrente Carmosina; a Trani a Matinelle presso la spiaggia a destra del molo; a Bisceglie al Salsello, presso la spiaggia sul Lungomare, all’incrocio di via Mauro dell’Olio. Due punti su cinque giudicati “fortemente inquinati” nel brindisino: allo sbocco del depuratore su via dei Pioppi a Ostuni e alla foce del canale Giancola a Brindisi; mentre è risultato “inquinato” alla foce Canale Reale a Torre Guaceto. Entro i limiti invece l'altro prelievo effettuato a Ostuni, sulla spiaggia del Pilone, in località Torre San Leonardo, a Brindisi sul litorale Apani, presso la spiaggia libera di Via di Torre Testa, e a Fasano, in località Savelletri, presso la spiaggia Archeolido Penna Grande. In provincia di Taranto sono stati eseguiti quattro campionamenti e tutti i prelievi sono risultati “entro i limiti”. Nella norma i campionamenti eseguiti a Castellaneta Marina, presso la spiaggia libera Borgo Pineto, a Palagiano alla foce del fiume Lenne, a Manduria alla foce del fiume Chidro e a Campomarino di Maruggio presso la spiaggia Monaco-Mirante. Un punto extra scelto dai tecnici di Goletta Verde è stato quello di Taranto, presso la spiaggia di viale Virgilio, in corrispondenza di via Cataldo Nitti: sebbene qui esista un divieto di balneazione a causa della sua vicinanza al porto, Legambiente ha voluto verificare l’eventuale presenza di scarichi non depurati. Infine, cinque i prelievi effettuati nel leccese, tutti entro i limiti di legge: ad Alimini, alla foce del canale del Lago Alimini Grande; a Marina di Leuca presso la foce del canale lungomare Cristoforo Colombo, all’altezza di via Savona; a Gallipoli, in entrambi i punti di prelievo, ovvero alla scogliera Porto Gaio e sulla spiaggia in corrispondenza del canale dei Samari; a Porto Cesareo, alla spiaggia di Punta Prosciutto. 

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