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Martedì, 16 Aprile 2024
S.M. Leuca Morciano di Leuca

Turisti rischiarono di annegare a Torre Vado, in due rinviati a giudizio

Si aprirà il 21 marzo il processo ad Alessandro Conte e Virgilio Gnoni, accusati di naufragio colposo e inosservanza delle regole sulla sicurezza. Nell'agosto del 2010 il natante che li trasportava iniziò a imbarcare acqua

TORRE VADO - Un tranquillo pomeriggio d'estate rischiò di trasformarsi in tragedia per quattordici turisti che rischiarono di affogare dopo che l'imbarcazione che li stava trasportando per una gita iniziò a imbarcare acqua e affondò. A distanza di oltre un anno da quella drammatica giornata, era l'11 agosto del 2010, dieci di loro, tutti del napoletano (tra i 23 e 45 anni), più una ragazza bolognese 23enne, si sono costituiti come parte civile nel corso dell'udienza preliminare lativa a quella vicenda.

Due gli imputati per cui il gup Nicola Lariccia ha disposto il rinvio a giudizio. Si tratta di Alessandro Conte e Virgilio Gnoni, per i quali l'ipotesi di reato è naufragio colposo e mancata osservanza delle norme sulla sicurezza in mare. Il processo si aprirà il prossimo 21 marzo dinanzi ai giudici della prima sezione del Tribunale di Lecce. Il natante, lungo solo 6 metri e mezzo, sarebbe stato impiegato per oltre il doppio delle sue possibilità, poichè abilitato per il trasporto di sole sei persone. Per l'eccessivo carico e la diminuzione di bordo libero, la barca avrebbe iniziato ben presto ad imbarcare acqua: le onde sarebbero, infatti, riuscite a scavalcare facilmente le murate, facendola ribaltare nel giro di un paio di minuti. Per i turisti a bordo furono momenti drammatici, solo alcuni di loro riuscirono a indossare i giubbotti di salvataggio. Fu una motovedetta della capitaneria di porto, insieme ad un'altra imbarcazione condotta dallo stesso Gnoni, a trarre in salvo i turisti e il conduttore della barca.

Secondo le ricostruzioni della capitaneria, il natante doveva accompagnare i turisti per un'escursione in mare. Dei quattordici a bordo dell'imbarcazione, diversi fecero ricorso alle cure mediche. La barca affondata fu poi recuperata a circa dieci metri di profondità, e posta sotto sequestro, su ordine dell'autorità giudiziaria, per gli accertamenti tecnici del caso. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Vito De Pascalis e Luigi Covella.
 
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