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S.M. Leuca Tricase

Nel rifugio dei pellegrini, dove passerà la 275. Una Pasquetta insieme perché non sia l’ultima

Il comitato che si oppone al progetto di rifacimento della statale tra Maglie e Leuca ha organizzato una giornata di festa nell'antica locanda che ospitava i fedeli in marcia. L'arrivo delle ruspe potrebbe cancellare un pezzo di memoria e di paesaggio

TRICASE – Il progetto di rifacimento e ampliamento della strada statale 275 è uno dei temi che hanno maggiormente dilaniato il dibattito politico in provincia di Lecce. Un’opera più volte annunciata, altrettante rinviata, intorno alla quale si è articolato un contenzioso amministrativo che nella pronuncia del 13 febbraio scorso ha trovato un altro tassello per il definitivo via libera ai lavori. Anche se resta sul tappeto la “guerra” tra le ditte partecipanti alla gara e, sotto la cenere, l’antagonismo di alcune realtà sociali del territorio che giudicano troppo invasivo il progetto licenziato dopo estenuanti mediazioni (leggi il reportage di Andrea Morrone). 

La vicenda, da circa un anno a questa parte, vede sullo stesso lato della barricata Provincia di Lecce e Regione Puglia, che pure sono sorretti da maggioranze politicamente diverse. Dopo aver raggiunto una mediazione sul progetto tra alcune delle istanze ambientaliste e la necessità di far partire i cantieri per non perdere i finanziamenti, i due enti vogliono far presto: in fondo a nessuno degli attori in gioco conviene  che gli sia attribuita la responsabilità di un accantonamento. E così semaforo verde alla doppia corsia per senso di marcia sul tratto di statale tra Maglie e Montesano Salentino, poi un tracciato in variante rispetto a quello attuale, soprattutto in territorio di Tricase, con l’eliminazione del viadotto di San Dana e il restringimento della sede a due corsie.

Ed è proprio nel tricasino – su cui insistono 8 dei 22 chilometri del tratto finale - che si trova lo zoccolo duro di chi non è disposto a stare a guardare le ruspe che avanzano: c’è un pezzo di memoria e di paesaggio che non merita di finire sotto una coltre di cemento. Come la Casa dei Pellegrini, antico rifugio dei devoti in transito attraverso il Salento fino al santuario di Santa Maria di Leuca, della cui esistenza ci sono attestazioni dal XVII secolo. Ieri, giorno di Pasquetta, quella che una volta era una locanda è tornata idealmente ad aprire i suoi battenti: saranno state almeno 500 le persone che si sono intrattenute per condividere il Lunedì dell’Angelo tra musica popolare e piatti tipici della tradizione pasquale, nell’ambito della “Pasquetta pellegrina” organizzata dal comitato SOS 275.

Molto spesso il conflitto tra favorevoli e contrari al raddoppio della strada è stato appiattito su stereotipi che servono solo a creare preconcetti schieramenti nell’opinione pubblica: così alla logica dello sviluppo economico si opporrebbe l’ambientalismo fricchettone. Ma questa visione non rende giustizia alla complessità della vicenda in se stessa, né alla delicatezza dei temi che si intersecano attorno a questo lembo di terra che del turismo – davanti alla desertificazione di zone industriali conseguente alla crisi mortale del comparto del tac – vorrebbe fare il volano del suo futuro economico.

rifugio2-2Più probabilmente esistono due visioni diverse dello sviluppo del territorio e agglomerati di interessi molto differenti: “Non è questo lo sviluppo che porta ricchezza”, dichiara Vito Lisi, portavoce del comitato. Molto esplicito un passaggio della presentazione della “Pasquetta Pellegrina”: “E’ lungo uno dei tanti reticoli religiosi su questo sentiero intarsiato di tappe che nasce una resistenza attiva per sperare che un modello di sviluppo finisca e ne inizi un altro. Vogliamo mostrare a tutti cos’è che si perderebbe, come di luoghi sfigurati e senza identità ce ne siano sin troppi e non si può più insistere sul consumo di suolo per dar lavoro a tempo determinato distruggendo per sempre un lavoro a tempo indeterminato. Fino a prova contraria il lavoro su una ruspa non è superiore a quello su un trattore”.

Il giorno dell’arrivo delle ruspe si teme possa essere vicino. E allora le forze si moltiplicano in un’opera di sensibilizzazione continua: il 22 aprile, per la giornata che l’Onu dedica alla Terra, i ragazzi del polo scolastico di Tricase pianteranno alberi. Una sfida simbolica a chi di piante ne dovrà togliere non pochi per  fare spazio alla lingua di asfalto: con loro ci saranno l’amministrazione comunale, fermamente contraria al progetto e la Confederazione italiana agricoltori.

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