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Giovedì, 28 Marzo 2024
S.M. Leuca

Udienza al Tar per le reti metalliche al Ciolo: la Soprintendenza spiazza il Comune

L'avvocatura dello Stato ha prodotto un documento che per Legambiente conferma la carenza di autorizzazione paesaggistica. Il presidente della prima sezione ne ha disposto l'acquisizione: per ora il cantiere non parte. Nuova discussione il 7 maggio

LECCE – I lavori per l’installazione di reti metalliche sul costone roccioso del Ciolo non partiranno almeno fino al 7 maggio. Per quel giorno infatti è stata fissata la seconda udienza del dibattimento promosso davanti ai giudici della prima sezione del Tar di Lecce promosso da Legambiente che si oppone fermamente all’intervento e che nell’apertura odierna ha trovato un alleato inatteso nella Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici, che si è costituita in giudizio insieme al Comune di Gagliano del Capo, committente, e della ditta incaricata della progettazione preliminare, definitiva, esecutiva e della direzione dei lavori.

L’esordio del contenzioso amministrativo è stato accompagnato da una mossa inattesa: la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici ha presentato un documento, risalente al 14 di aprile, che dimostrerebbe la carenza dell’autorizzazione necessaria. Il legale dell’avvocatura dello Stato, Grazia Matteo, ha infatti precisato che la Soprintendenza ha appreso dell’approvazione del progetto esecutivo solo da notizie di stampa e che il parere positivo espresso in conferenza dei servizi sul progetto definitivo era solo provvisorio. Il Comune di Gagliano, cioè, avrebbe dovuto consultare la Soprintendenza prima del via libera al progetto esecutivo ai fini del rilascio dell’autorizzazione paesaggistica. Davanti a questo documento, l’avvocato Pietro Quinto, che rappresenta l’amministrazione del comune capuano, ha prima chiesto di non acquisire l’atto e poi ha sollecitato un termine a difesa ed una nuova udienza che il presidente Antonio Cavallari ha concesso e fissato per il 7 di maggio, dietro esplicito impegno a non far partire il cantiere.

Un altro punto particolarmente dibattuto è stato quello del presunto mancato perfezionamento dello strumento della variante urbanistica che Legambiente ritiene ineludibile ai fini della legittimità del procedimento. Infatti, spiegano i giuristi ambientali Mario Tagliaferro a Anna Baglivo, “l’approvazione del progetto definitivo da parte del Consiglio comunale integra  adozione di variante allo strumento urbanistico che, tipizzando la zona come E3 Verde speciale – salvaguardia paesaggistica, verrebbe inevitabilmente stravolto da un intervento dal devastante  impatto paesaggistico, destinato invece alla protezione delle coste dall’erosione. Di tale approvazione il Comune di Gagliano del Capo avrebbe dovuto notiziare la cittadinanza,  pubblicando sull’'albo pretorio comunale l’avviso di approvazione del progetto e di deposito dello  stesso presso la casa comunale, con fissazione del termine di 15 giorni per far pervenire osservazioni. Tuttavia, nessuna delle prescrizioni previste dalla legge a carico del Comune di Gagliano del Capo è stata rispettata, nonostante la difesa dello stesso Comune, minimizzando la portata del devastante intervento di installazione delle reti, abbia provato ad affermare che l’opera non è da considerarsi  variante allo strumento urbanistico perché in linea con gli obiettivi di tutela del paesaggio”.

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