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275 Maglie-Leuca: la polemica "corre" sulla provinciale

Pellegrino risponde a Gabellone, che controreplica, sul progetto della 275: "Un merito mio e di Vendola aver bloccato progetto originario dell'Anas". Su Burgesi striglia l'assessore regionale Losappio

La strada statale 275 "Maglie-Leuca" al centro di una lunga ed interminabile querelle politica: la campagna elettorale, ormai nel vivo, si confronta e si scontra su una delle questioni aperte della gestione provinciale. Ed è il presidente uscente, Giovanni Pellegrino, a tornare sul tema e a replicare all'aspirante successore, il candidato del Pdl, Antonio Gabellone, che gli aveva rinfacciato la grave dimenticanza di aver contribuito, insieme al governo regionale di Vendola, a bloccare il raddoppiamento della strada, predisposto dal governo Berlusconi e da Fitto nel 2003.

Gabellone aveva sostenuto che a 6 anni dal finanziamento inizialmente erogato "se non fosse stato per i governi provinciali e regionali di centrosinistra il raddoppio della strada sarebbe già realtà", ribadendo che l'opera "si farà ancora una volta per merito del Governo Berlusconi e del Ministro Fitto", mancando "solo i tempi tecnici per la definitiva approvazione dei progetti". "È il colmo - aveva precisato il candidato del Pdl - che oggi proprio chi ha rallentato per anni l'iter di apertura dei lavori di un'opera infrastrutturale così strategica per il Salento abbia ancora il coraggio di parlare".
E, dunque, arriva la replica di Pellegrino che afferma: "Voglio assicurare Antonio Gabellone. Non intendo affatto che i salentini dimentichino il merito di Vendola e mio nell'aver cercato di salvare il Capo di Leuca dallo scempio ambientale, cui lo avrebbe condannato l'originario progetto Anas con opere che l'originario finanziamento di 152.000.000,00 di euro non era comunque sufficiente a coprire; tanto è vero che, sempre con riferimento al medesimo progetto, il Cipe nel marzo di quest'anno ha quasi raddoppiato lo stanziamento originario di 152.000.000,00 di euro portandolo a complessivi 288.000.000,00; un aumento così intenso da non potersi dire interamente giustificato dall'aumento di costi nel periodo 2003-2009".

"È quindi merito - insiste Pellegrino - della mia testarda difesa dell'ambiente salentino e della consonanza che ho su questo con l'assessore regionale Angela Barbanente, se la Giunta regionale con delibera Gr del 19.06.07 ha imposto prescrizioni destinate a preservare il Capo di Leuca e l'intero territorio del sud Salento da un'inammissibile ferita; ed è singolare che Gabellone, pur dicendosi ambientalista convinto, tutto questo trascuri. Come giustamente ha osservato Loredana Capone, Gabellone dovrebbe spiegare, invece, perché dopo due anni il progetto definitivo dell'opera non è stato ancora adeguato".

Pellegrino tenta di fornire una spiegazione, sottolineando di lasciare "ovviamente Gabellone libero di darne una diversa": "Il Ministero del Tesoro del governo Berlusconi - puntualizza - ha difficoltà di cassa e, quindi, tende a procrastinare il momento in cui spendere risorse, che in termini di competenza ha pure stanziato; con buona pace dell'urgenza nella spesa, che la generale situazione economica imporrebbe".

Il presidente trova anche il modo di intervenire sulla questione ambientale: dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla questione dell'energia nucleare nel Salento e sui possibili progetti di centrali sul territorio pugliese, la diatriba si sposta sull'emergenza rifiuti, con particolare attenzione alla discarica Burgesi. Ma questa volta Pellegrino punta l'assessore regionale all'ambiente, Michele Losappio, dicendosi "interdetto e fortemente preoccupato" dalle recenti dichiarazioni di quest'ultimo, che aveva stamattina ribadito ad alcune emittenti televisive la necessità che i rifiuti dell'Ato Le /3 continuino ad affluire, anche dopo il 30 giugno, nella discarica di Ugento. Pellegrino precisa come la discarica Burgesi, per una sua ordinanza (la n. 6823 del 30 gennaio scorso), sia autorizzata a ricevere, in deroga alla normativa di settore rifiuti, solo sino al 30 giugno prossimo: "Quella ordinanza - dichiara - fu da me adottata nell'esercizio di poteri contingibili ed urgenti in un momento i cui i poteri di Vendola come Commissario delegato all'emergenza rifiuti non erano stati ancora prorogati dal Governo nazionale; e presuppone un accordo che fu raggiunto in Prefettura tra le istituzioni interessate e rappresentanti dei cittadini di Ugento; assumemmo, anche Losappio, nei confronti della cittadinanza ugentina un impegno d'onore, che va rispettato, perché non può essere unilateralmente e disinvoltamente disdettato. Di quel patto complessivo faceva parte l'assicurazione della Società Ambiente e Sviluppo che, entro il 30 giugno, sarebbe entrato in funzione, quanto meno, l'impianto di biostabilizzazione che ha in corso di realizzazione in Ugento quale concessionaria di pubblico servizio".

Pellegrino sottolinea come Losappio non abbia "nella materia alcuna competenza, una volta che ora sono stati prorogati i poteri dell'on.Vendola quale Commissario all'emergenza rifiuti, organo straordinario del Governo. Chiedo pertanto a Vendola di assumere interamente su di sé la responsabilità che gli deriva dal compito non delegabile di cui è investito; alla cortesia e alla sensibilità del Prefetto di Lecce, quale rappresentante dell'Ufficio Territoriale del Governo, la convocazione urgente di un tavolo che affronti il problema".

"All'assessore Losappio - dichiara ancora Pellegrino - chiedo invece di spiegare, nell'auspicio che siano ostensibili, le ragioni della sua accettazione dei cronoprogrammi della Società Ambiente Sviluppo, che in quanto concessionaria e non semplice appaltatrice, è delegataria di pubbliche funzioni e come tale avrebbe dovuto farsi carico del pubblico interesse ad una più sollecita esecuzione ed entrata in esercizio degli impianti, che ha il compito di realizzare e gestire".

Sulla 275, intervengono anche i rappresentanti del Pd, Antonio Maniglio e Teresa Bellanova che ribadiscono: "Gabellone, dopo il nucleare, prende un'altra tramvata: Berlusconi non c'entra nulla con i fondi per la "275": "La Maglie-Leuca - precisano - non parte perché Fitto e la destra vogliono tornare al progetto originario, quello delle quattro corsie fino a Leuca, quello che aggredisce un paesaggio straordinario con cavalcavia e piloni di cemento che sono uno schiaffo ai beni naturali e alle potenzialità di sviluppo del Sud Salento. E non parte perché Fitto, come per il Petruzzelli di Bari, vuole impedire che le amministrazioni guidate da Vendola e Pellegrino appaiano protagoniste di questa importante opera per il Salento".

Bellanova e Maniglio approvano, dunque, le scelte di Pellegrino e sottolineano che "la ‘strada a parco', assolutamente compatibile con il territorio, è stata condivisa pienamente dai sindaci del sud Salento che già nel gennaio 2006 espressero parere positivo al progetto della Provincia e della Regione", trasmesso, a sua volta, al ministero dell'ambiente che lo ha approvato nel marzo 2008: "Il progetto - affermano - è stato approvato da oltre due anni, gran parte delle risorse sono nella disponibilità della regione, il Cipe non delibera e la destra spara bufale a ripetizione. Come si possono definire altrimenti i trionfalistici annunci, del marzo scorso, sulla decisione del Cipe che avrebbe deliberato sulla Maglie-Leuca? Ad oggi non c'è alcun atto giuridicamente valido, come è stato confermato dagli uffici dell'Anas, che confermi l'approvazione del progetto e l'inizio dei lavori. E questa è una vergogna perché è evidente che questo ostruzionismo ha motivazioni politiche".

I due rappresentanti del Pd riservano alcune stilettate a Gabellone, che, "pur di ingraziarsi i favori del monarca, dopo il nucleare, fa un altro scivolone assegnando i meriti del finanziamento della Maglie-Leuca addirittura a Berlusconi": "Niente di più falso - ribadiscono"

"A Gabellone - asseriscono - ricordiamo i seguenti inconfutabili dati: i fondi per la ‘275' sono stati prelevati dalle risorse stanziate per la Puglia dal governo D'Alema con l'accordo quadro sui trasporti (legge 298/98, delibere Cipe 142/99 e 83 e 138 del 2000), risorse contenute nella più ampia intesa interistituzionale sottoscritta dai presidenti D'Alema e Distaso che conferì alla Puglia una dotazione di oltre mille miliardi di lire. Come si vede dalle date Berlusconi non c'entra un tubo. Ma siccome non vogliamo ripagare la destra con la stessa moneta noi non esitammo, nella scorsa legislatura, a riconoscere i meriti di Fitto nel destinare una parte delle risorse dell'accordo quadro sui trasporti alla Maglie-Leuca. Ma i comportamenti di oggi, penalizzanti per il Salento, cancellano la bontà di quella scelta".

275, LA CONTROREPLICA DI GABELLONE

"La mistificazione della realtà è lo sport preferito della sinistra, è risaputo, ma che Pellegrino abbia il coraggio di addebitare ad altri i ritardi sulla realizzazione del raddoppio della Statale "275" è davvero allucinante, fuori da ogni realtà". Questa l'immediata controreplica di Gabellone alle parole degli esponenti di sinistra. "Quest'opera strategica per il Salento fu interamente progettata e finanziata tra la fine del 2003 e i primi del 2004 dalla Giunta Fitto e dal Governo Berlusconi, con 152 milioni di Euro. Per 4 anni la Giunta Vendola e quella Pellegrino hanno bloccato tutto, arrivando lo stesso Pellegrino a pretendere che la "275" diventasse una strada-parco".

"Questo - aggiunge -, oltre ad aver fatto perdere 4 anni all'avvio dei lavori, ha contribuito al lievitare enormemente dei costi, perché il progetto è stato cambiato ed integrato. Ed è stato ancora una volta il Governo Berlusconi, grazie anche all'intervento del Ministro Fitto, a marzo del 2009, a stanziare la restante parte dei finanziamenti necessari, pari a 136 milioni di Euro. Il Governo Berlusconi e Raffaele Fitto (prima da Presidente della Regione e poi da Ministro) hanno progettato e finanziato interamente il raddoppio della Maglie - Leuca per complessivi 288 milioni di Euro. È inconfutabile. Alla luce di questi fatti, il Governo Berlusconi e Raffaele Fitto in questa vicenda hanno solo "meriti", mentre come si vede le colpe stanno tutte dall'altra parte, a sinistra, e sono di Vendola e Pellegrino - conclude Gabellone - e del loro tipico atteggiamento politico ostruzionistico".


POLEMICA ANCHE SUL "VITO FAZZI"

E le polemiche passano anche per la struttura ospedaliera del "Vito Fazzi", finito sotto la lente delle cronache per l'eccessiva presenza di moscerini, che avrebbero reso impraticabili alcune sale operatorie. Il capogruppo regionale di opposizione, Rocco Palese, parla di "paese del Terzo Mondo": "Possibile - si chiede - che nel ventesimo secolo si debba leggere di sale operatorie chiuse al Vito Fazzi di Lecce per invasioni di insetti? Non vogliamo immaginare quali siano le condizioni di pulizia di quelle sale operatorie per essere arrivati a questo punto. Chi dovrebbe effettuare la sanificazione e non lo fa? E chi dovrebbe controllare che queste operazioni vengano fatte? Cosa aspetta la Regione ad avviare una inchiesta interna per verificare cosa sta succedendo? Non ci può rassicurare il fatto che il direttore generale conosca il ‘percorso' degli insetti né la loro provenienza.

Ci terrorizza il fatto che una cosa del genere sia potuta accadere. La sanità di Vendola - puntualizza Palese - è una sanità da terzo mondo in cui si continua ad assistere solo la cattiva politica e si ignorano gli ammalati e il loro diritto all'assistenza e alla sicurezza. Se poi pensiamo che tutto ciò accade in una Puglia sommersa dai debiti della sanità e in cui ai cittadini da due anni sono state aumentate tutte le tasse regionali, ci sono tutti i presupposti per invocare l'intervento della Corte Europea dei diritti dell'uomo".

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