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Giovedì, 25 Aprile 2024
Maglie Castrignano del Capo

Maglie-Leuca: nuovi sospetti del comitato "pro 275"

Nella lunga querelle, nuova accusa sugli interessi privati che sarebbero alla base dei ricorsi contro l'infrastruttura in quel di Tricase: crescono le divergenze, ma la politica non media lo scontro

CASTRIGNANO DEL CAPO - La 275 Maglie-Leuca è ormai una battaglia di pensiero ad ampio raggio: intorno alla strada del dissenso, si consuma da tempo uno scontro tra due visioni opposte, che reciprocamente si accusano di posizioni precostruite, di convinzioni ideologiche e quant'altro. Anche dal punto di vista giudiziario, certamente l'iter dei ricorsi non ha aiutato a sedare gli animi in conflitto, con continui ribaltamenti di fronte e di responsi, che hanno alimentato il clima di divisione e di lotta.

In maniera forse semplicistica, le due fazioni, rappresentate da specifici comitati, sono state spesso indicate dalle cronache attraverso stereotipi più o meno riduttivi: da un lato, si dice, ci sono gli oltranzisti del cemento, che vorrebbero distruggere il paesaggio, usando il totem della sicurezza stradale; dall'altra, ci sarebbero i tutori dell'ambiente, nella strenua difesa della bellezza del capo di Leuca. Le semplificazioni tra "cementisti" ed "ambientalisti" forse lasciano il tempo che trovano, proprio in ragione degli eccessi, che dall'una e dall'altra parte si rischia di perpetrare.

In realtà, anche la politica sembra non aver aiutato troppo il destino dell'infrastruttura, con le singole istituzioni, intese a ragionare più in merito al consenso elettorale che ne deriverebbe dalle rispettive posizioni che rispetto alle ragioni delle parti. Che ci sia la necessità di ammodernare le vie di comunicazione appare un dato incontrovertibile, così come appare indiscutibile il fatto che qualsiasi opera, in un territorio che genera turismo in virtù della sua bellezza naturale, non possa prescindere dalla massima tutela dell'ambiente. Detto questo, il dilemma non si risolve coi massimalismi del tipo "teniamo tutto così com'è" o "cambiamo tutto" o dei "pro" e i "contro" (sempre ammesso che esista davvero chi sia totalmente contro o a favore dell'opera). Servono compromessi di buon senso, che la stessa politica dovrebbe indicare.

E, invece, nello scontro tra comitati, fazioni e derivati, la politica regala un'altra immagine impietosa di sé: l'incapacità di mediare i bisogni delle popolazioni e di veicolare messaggi positivi di pacificazione tra le parti. Anzi, le istituzioni preferiscono fidelizzare i comitati come se fossero tifosi di una squadra, carpire gli umori più vicini per tradurli in consenso, cavalcare il conflitto interpellando percorsi giudiziari e a suon di carte bollate. Il risultato è che, nonostante l'espressione del Consiglio di Stato, si vada verso una situazione di stallo, dove le posizioni sono quelle acquisite e lo scontro non sembra sopirsi, alimentando ragioni di parte e sospetti ulteriori.

In questa logica il comitato "Pro 275", con tutte le sigle vicine, solleva una nuova questione, evidenziando che la battaglia per la tutela dell'ambiente portata avanti dalla "fazione antagonista" non sia di tutela del paesaggio, ma della proprietà. Il portavoce Francesco De Nuccio spiega polemicamente in una nota: "L'ordinanza del Consiglio di Stato (non ancora una sentenza) è servita a fare finalmente chiarezza sugli interessi materiali che alimentano la battaglia pseudo-ambientalista, soprattutto in quel di Tricase. Mentre attendiamo che il Consiglio di Stato, a cui si sono appellati Regione Puglia e comune di Alessano, si esprima nel merito anche degli ultimi 4 chilometri (confermando o ribaltando la sentenza di 1° grado), ci chiediamo come mai, coloro che in tutti i questi mesi hanno sobillato i proprietari terrieri di Tricase ‘interessati' alla partita degli espropri, abbiano fatto ricorso sempre al fianco e non contro la giunta regionale pugliese".

Secondo il comitato Pro 275, i giudici romani hanno acclarato che il veto della Regione sulle 4 corsie riguarda l'ultimo miglio da San Dana a Leuca, gli ultimi 4 km, ossia quelli necessari per stralciare il piccolo viadotto e "poter dire - afferma De Nuccio - di aver salvato il capo di Leuca da uno scempio (presunto)".

"Quel che è certo oggi - racconta De Nuccio, facendo un'accusa molto forte - è che alcuni autorevoli rappresentanti del governo regionale non potranno più fare da sponda al popolo delle ‘particelle' che, soprattutto in quel di Tricase, continua a difendere i propri ‘orticelli', spacciando per eco-mostro una strada di interesse nazionale. Purtroppo, di questo intreccio di interessi privati, si nutre qualche politico piccolo piccolo alla ricerca di facili consensi, pronto a sposare la causa degli espropriati a costo di scrivere delle autentiche sciocchezze e di dipingere questa strada come il peggiore dei rifiuti. Ed ecco perché negli 8 km di tracciato che attraversano il territorio di Tricase gli scempi presunti si sprecano e i numeri si moltiplicano all'ennesima potenza. Un sottopasso di 70 metri si declina al plurale e diventa ‘i tunnel'; le pajare da abbattere non si contano più; le case ‘condonate' diventano paesaggio mozzafiato; un tracciato prevalentemente a raso diventa ‘pieno di viadotti' e l'altezza dei piloni (presunti) tocca traguardi da vette alpine, mentre il buon senso naufraga in un mare di bugie e di mezze verità".

Bugie e mezze verità, appunto. Ma senza le coordinate chiare, per comprendere in questo lungo batti e ribatti, se esista una mediazione che possa acquietare gli animi e trovare soluzioni condivise o se il festival dei sospetti e delle recriminazioni vada oltre quanto esprimeranno nel merito i giudici.

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