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Candidato con il polso fratturato: parla il legale del presunto aggressore

Salvatore Donadei, presidente della Camera civile salentina, difende l'uomo che avrebbe malmenato un esponente del M5S, venerdì sera a Nardò. Intanto Anpi provinciale denuncia il clima di "intimidazione permanente"

NARDÒ - Non sarebbe un facinoroso né tantomeno un mostro l'uomo protagonista di un teso faccia a faccia, a Nardò, al termine del quale un candidato del M5S per la carica di consigliere comunale, Tiziano De Pirro, ha rimediato una frattura al polso. L'episodio, avvenuto nelle fasi di avvicendamento tra due comizi di fine campagna elettorale, in piazza Salandra, è stato sostanzialmente confermato dagli agenti del locale commissariato e motivato in prima battuta con questioni irrisolte sul piano personale.

Non ci sarebbe stata, in altre parole, quella matrice politica che, al contrario, è stata collocata al centro della ricostruzione dell'accaduto da molti commenti della primissima ora, a partire da quelli Cristian Casili e Soave Alemanno, rispettivamente consigliere regionale e deputata del partito presieduto da Giuseppe Conte, testimoni oculari. Il primo si è incaricato anche di aggiornare in un secondo momento la successione degli eventi, ribadendo l'impronta ideologica dell'aggressione e comunicando che la vittima, accompagnata dal suo avvocato, Stefano Martina, ha sporto denuncia.

Per Salvatore Donadei, presidente della Camera civile salentina e legale del presunto aggressore, quella diffusa e ampiamente rilanciata sarebbe però una vulgata lontana dalla realtà: "Con questo intervento s’intende precisare, per amor di verità e per nessun’altra ragione, che il presunto aggressore non è un attivista politico, non ha tessere di partito o movimenti politici, non ha mai profuso impegno per la campagna elettorale di questo o quel candidato, non è mai stato a sua volta candidato da alcuna forza politica, non è mai stato coinvolto in nessun procedimento giudiziario, più o meno rilevante. Ciò che vorremmo fosse chiaro ed indiscutibile è che, al di là della dinamica dei fatti - tutta da accertare nelle sedi e dalle autorità competenti  quanto ad azioni, provocazioni, reazioni, danni e nessi causali - la persona da noi patrocinata non è il “mostro” che emergerebbe da alcuni resoconti (e racconti) nè il facinoroso che dal nulla si scaglierebbe contro terzi".

Prosegue l'avvocato: "Si comprende bene che il luogo teatro dei presunti fatti, e le circostanze temporali (un comizio che andava a concludersi ed un altro che andava ad iniziare) possa facilmente, e superficialmente, portare ad una lettura “politica” (o pseudo tale), del presunto accaduto. Cionondimeno destano perplessità, ed in qualche caso lasciano una sensazione di vago sconcerto, le prese di posizione di tanti esponenti (anche) delle massime istituzioni, dai quali sarebbe certamente stata insindacabile una solidarietà umana nei confronti della presunta vittima, palesandosi al contrario completamente fuori luogo, perché frutto di approssimazione quando non di mistificazione, quella, sbandierata ai quattro venti, di natura politica ed ideologica".

Anpi: "Intimidazione permanente"

Che si sia trattato di una "vigliacca aggressione" è invece convinta l'Anpi della provincia di Lecce che denuncia "un clima di intimidazione permanente, fomentato da parole di odio e disprezzo per gli avversari politici, che offende non solo Nardò, ma tutta la provincia salentina. Si sono levate voci di condanna, in regione e a livello nazionale. Ora ci ripensino quegli amministratori e politici che nel Salento, in nome dell’oltrismo, hanno per anni minimizzato questa situazione. Si ritrovi l’unità dell’antifascismo attivo, vengano isolati i violenti e gli istigatori di odio, vengano perseguite le manifestazioni di macabra apologia del fascismo". 

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