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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Finanziamenti del ministero usati per i propri acquisti. Imprenditore neretino nei guai

Un 46enne di Nardò, per anni vissuto a Modena, è stato tratto in arresto dai finanzieri, a seguito di indagini disposte dalla procura emiliana. Servendosi di tre milioni di euro, ha finto di spostare l'azienda in Calabria. Ma i soldi sono stati utilizzati per "migliorare" il proprio stile di vita

NARDO ‘ – Si trovava a Gallipoli quando i finanzieri lo hanno arrestato, alcuni giorni addietro, con l’accusa di bancarotta fraudolenta e malversazione. Roberto Carafa, imprenditore di origini neretine di 46 anni, è stato infatti fermato dai militari delle fiamme gialle di Modena, i quali hanno eseguito un provvedimento disposto dalla procura della Repubblica della città emiliana, accompagnandolo in carcere.

Vissuto nel modenese, dove aveva gestito come mministratore unico  la "Serit srl", un’impresa specializzata nella produzione di macchinari a San Dalmazio di Serramazzoni, il 46enne avrebbe sfruttato una somma di circa tre milioni di euro, elargiti in più tranche dal 2004 al 2007, ottenuti come finanziamento erogato  dal ministero per lo Sviluppo economico per le zone economicamente depresse, per permettere di trasferire lo stabilimento industriale a Cutro, un centro nella provincia di Crotone.

Ma durante le indagini, avviate dagli inquirenti e coordinate dal sostituto procuratore di Modena, Pasquale Mazzei, è emerso che l’uomo avrebbe impiegato solo una piccola porzione di denaro per l’acquisto del terreno su cui realizzare la ditta in Calabria. Tanto che, giunti sul posto, non vi erano tracce di capannoni o altre strutture industriali, ma solo un appezzamento di terreno incolto. i contanti erano stati utilizzati per uno stile di vita a dir poco "agiato". Quel terreno fu acquistato  per 140mila euro ma, già el 2009, l'azienda in provincia di Modena fu dichiarata fallita.

Il primo versamento dei finanziamenti, di circa 913mila euro, sarebbe stato utilizzato per l'acquisto di  macchinari. Ma di questi ultimi, neppure l'ombra. La seconda rata è di 987mila euro, investiti, stando a quando riscontrato dalle fiamme giall, per usi strettamente personali. L' ultima, notevole tranche è quella da un milione e 48mila euro: somma dirottata ad altre tre aziende, sempre riconducibili a quella di Carafa, fino alla scoperta del maxi raggiro. L'uomo è ora difeso dall'avvocato Clelia Scioscia del Foro di Napoli.

I giudici emiliani si sono occupati della vicenda poichè, sul fallimento,  la legge stabilisce che la competenza territoriale rimane se la sede stessa è stata trasferita da meno di un anno dall’avvio della procedura di fallimento. Il tribunale modenese ha, pertanto, nominato un curatore fallimentare che ha accertato il  reupero di soli 200mila euro. Praticamente l'importo corrispondente a poco più del valore del terreno sul quale sarebbe dovuta sorgere l'impresa.

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