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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Cieco? Non del tutto. Danno da 150mila euro, sei gli indagati

Un uomo oggi 60enne assunto fin dal 1976 come centralinista in un ospedale, dopo essere stato dichiarato cieco totale. Ma s'è scoperto anni dopo che l'invalidità non supera il 40 per cento. Nei guai anche un dirigente e funzionari

 

 

NARDO’ – Cieco? Non del tutto. L’invalidità civile c’è, ma pare non superi il 40 per cento, secondo accertamenti medici. E, dunque, non avrebbe avuto diritto ad occupare quel posto di lavoro, un 60enne di Nardò. Un posto, con assunzione diretta, da centralinista, che sarebbe dovuto andare a chi ha perso del tutto il bene prezioso della vista. Ma c’è di più, in questa vicenda messa a nudo dai finanzieri della compagnia di Gallipoli, diretti dal capitano Francesco Mazza: quando a suo tempo le incongruenze vennero a galla, piuttosto che essere licenziato in tronco, come previsto dai regolamenti, l’uomo fu trasferito in un altro ufficio, con un incarico diverso: addetto al protocollo.  

Ora, che si è accertato un danno erariale di 150 mila euro, segnalato alla Procura regionale della Corte dei conti di Bari, nel registro degli indagati sono finiti anche un dirigente e quattro funzionari della direzione operativa del presidio ospedaliero di Copertino-Nardò.

Tutto è nato quando la compagnia di Gallipoli, nel 2011, nel corso di un’indagine, ha scoperto che il 60enne, a partire dal lontano 1976, era stato riconosciuto affetto da cecità e aveva per questo ottenuto l’iscrizione all’albo nazionale professionale dei privi della vista abilitati alla funzione di centralinista.

Grazie a questa certificazione, l’uomo era stato assunto in una struttura ospedaliera salentina in virtù della legge 482 del 1968 che prevede l’assunzione obbligatoria diretta in favore di soggetti affetti da cecità assoluta. Ma nel 1999, non avendo presentato la dichiarazione di responsabilità riguardo alla sussistenza dei requisiti per l’assunzione diretta, prevista dalla legge 662 del 1996, il centralinista è stato sottoposto, d’ufficio, a una visita di controllo. E qui, la scoperta: gli è stata riconosciuta un’invalidità civile per patologie della vista solo nella misura del 40 per cento. E c’è una bella differenza dal non vedere nulla.

Accertata l’insussistenza dei requisiti, in linea teorica sarebbero venuti meno i presupposti per ricoprire quel posto di lavoro. Infatti, la già citata normativa prevede, in casi analoghi, l’obbligo della risoluzione del rapporto di lavoro, a decorrere dalla data di accertamento da parte della commissione medica.

Storia conclusa? Macché. Secondo quanto contestato dai finanzieri, violando apertamente la normativa, i dirigenti sanitari, invece di risolvere il rapporto di lavoro, avrebbero dichiarato l’invalido, non idoneo alle mansioni di telefonista, attribuendogli l’incarico di addetto al protocollo. La delibera è datata ottobre 2001. Nel giugno dello scorso anno, il protocollista è stato quindi denunciato alla Procura della Repubblica di Lecce per truffa aggravata ai danni dello Stato. L’indagine è ovviamente andata avanti e, dunque, allo stesso modo sono stati deferiti all’autorità giudiziaria, per abuso d’ufficio, il dirigente e i quattro funzionari della direzione operativa del presidio ospedaliero, per aver corrisposto, all’invalido, emolumenti e compensi accessori non dovuti nel periodo ottobre 2001 - dicembre 2011. Il calcolo conduce alla cifra di circa 150 mila euro, ora segnalata alla Corte dei conti. 

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