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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Da 90 anni simbolo della città, la fontana del Toro sarà ora restaurata

Fu realizzata nel 1930 in concomitanza con l’inaugurazione della conduttura dell’acquedotto. L’ultimo intervento vent’anni fa e sarà recuperata anche l’anfora danneggiata

NARDO’ - E’ uno dei simboli rappresentativi della città e proprio alla fine del mese scorso ha tagliato il traguardo dei 90 anni dalla sua realizzazione. A distanza ormai di vent’anni dall’ultimo intervento di restauro e dopo i danni arrecati circa un anno addietro da alcuni ragazzi che hanno lesionato una delle anfore poste nelle nicchie del prospetto, ora l’amministrazione comunale di Nardò ha deciso di provvedere ad un nuovo interventi di riqualificazione. In tale direzione il sindaco Pippi Mellone, che punta deciso alla ricandidatura alle prossime comunali alla guida della città, ha già annunciato che l’intervento sarà realizzato.     

Si parla della fontana monumentale del Toro di piazza Salandra, motivo identitario e d’orgoglio per generazioni di neretini, che fu realizzata nel 1930 su disegni e modello dello scultore Michele Gaballo e consegnata alla città in concomitanza dell’inaugurazione in città della conduttura dell’acquedotto pugliese. L’opera fu completata e consegnata il 28 ottobre del 1930, ma in verità la cerimonia d’inaugurazione avvenne, per motivi di opportunità politica, qualche settimana più tardi, l’8 dicembre, alla presenza dell’onorevole Achille Starace.

Si decise di collocarla addossata al transetto della chiesa di San Domenico, rimasto spoglio a seguito dell’abbattimento di alcune botteghe compiuto qualche anno prima nell’intento di allargare e ridefinire lo spazio urbano. Da allora, la fontana, unitamente a otto fontanine in ghisa installate negli stessi giorni, distribuisce acqua pubblica sul territorio comunale.

“La foto che ho usato per la mia prima candidatura al consiglio comunale quasi dieci anni fa” ricorda il sindaco Mellone, “mi ritraeva con alle spalle proprio la fontana del Toro, che era già malconcia all’epoca e mostra oggi tutti i segni del tempo. Per questo e per mille altre motivi sono molto legato a questo luogo e a quest’opera. In occasione dell’importante compleanno dei giuorni scorsi l’amministrazione ha deciso di procedere con un restauro. Presto affideremo l’incarico per un progetto in grado di riportare la fontana del Toro all’antico splendore, restituendole dignità e decoro e riqualificando l’area”.

L’ultimo intervento considerevole che ha interessato la fontana neretina è stato completato vent’anni orsono, nel 2000, con il ripristino dell’impianto idrico originario che immetteva acqua nel catino centrale e nelle teste di medusa e l’introduzione di un nuovo impianto di illuminazione. Una delle due anfore del prospetto, lo scorso dicembre, è stata lievemente danneggiata da alcuni adolescenti ed è tuttora sottoposta a restauro. Ora si attende questo nuovo intervento generale di restauro dell’opera.

La storia della fontana del Toro

L’opera monumentale, ideata dallo scultore neritino Michele Gaballo, era nata per celebrare le origini di Nardò, che secondo la leggenda fu fondata lì dove un toro, scavando il terreno con lo zoccolo, fece sgorgare l’acqua. Dopo aver preparato i disegni e un modello in gesso, la fontana fu commissionata il 3 ottobre 1930 alla ditta leccese dei fratelli Peluso e realizzata in pietra artificiale, ad imitazione del marmo di Trani, in perfetta sintonia con lo spirito autarchico che il regime del tempo perseguiva.

Diciassette anni dopo, l’amministrazione comunale, nella seduta del 26 agosto 1947, deliberò all’unanimità l’approvazione del preventivo di spesa per i lavori di restauro, presentato dallo stesso scultore e pari a 55 mila lire, dando allo stesso l’incarico dell’esecuzione.

I lavori prevedevano la realizzazione dello stemma di Terra d’Otranto in sostituzione di quello del regime, il rifacimento del piede del toro posto nella nicchia centrale e la patinatura su tutto il corpo, il rifacimento della testa del toro presente nello stemma della città, il rifacimento di labbra, mento e dei getti d’acqua delle due teste di medusa, la patina generale della parete di fondo e la realizzazione della chiave di chiusura dell’arco grande, oltre al restauro generale della vasca e del gradino sottostante.

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