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Sabato, 20 Aprile 2024
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Marchio contraffatto, acqua non potabile e scarsa igiene. Blitz nel caseificio

I militari dell'Arma hanno denunciato un'intera famiglia, proprietaria dell'attività esercitata illecitamente a Nardò, poiché sospesa da mesi. All'interno, oltre a condizioni igieniche precarie, anche 400 etichette appartenenti a un'altra ditta. Deferito anche il gestore di un pastificio

VILLAGGIO RESTA (Nardò) – A piombare in due attività commerciali, questa mattina, non è stata la Befana. Bensì i carabinieri del Nas, il Nucleo antisofisticazione e sanità di Lecce, assieme ai colleghi della stazione di Nardò. I militari hanno denunciato, a vario titolo, quattro persone, al termine di alcuni controlli, eseguiti all’interno di due esercizi, entrambi neretini.

Durante una prima verifica, effettuata nei magazzini di un supermercato della cittadina, i carabinieri hanno rinvenuto un pacco di pasta, contaminato da alcuni parassiti. La confezione non era, fortunatamente, esposta alla vendita  sui ripiani del locale, ma è costata una denuncia al proprietario del pastificio, un 63enne del posto, incensurato. Il titolare del supermercato, infatti, avrebbe ricevuto lo stock di pasta avvolto nell' imballaggio, e non ha, dunque, alcuna responsabilità.

Ma la scoperta più sconcertante, per gli ispettori sanitari dell’Arma, si è rivelata quella all’interno di un caseificio di Villaggio Resta, la frazione di Nardò. Un caseificio che, in realtà, non dovrebbe neppure esistere: l’esercizio era stato, infatti, sospeso da diversi mesi. Non soltanto l’attività era nel pieno dell’attività ma è stato trovato un aspetto ancora più grave: l’utilizzo di acqua non potabile per la produzione dei formaggi.

E non è tutto. Alla serie di preoccupanti irregolarità, se ne  è aggiunta un’altra: oltre 400 etichette, infatti, appartenenti a un altro caseificio, e presumibilmente pronte per essere apposte sui prodotti caseari, sono state rinvenute dai carabinieri e dichiarate sotto sequestro. I resposnabili sono stati deferiti in stato di libertà per quanto accaduto. Con l’accusa della mancanza dei requisiti minimi igienico- sanitari, contraffazione e uso abusivo  di marchi, sono finiti nei guai i tre componenti di una famiglia.

Si tratta di padre, madre e figlio: C.M., 51enne di origini sarde e noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio, di sua moglie, C.M., una donna di Nardò di 47 anni, e del figlio della coppia di 26.

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