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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Occupano casa e vendono elettrodomestici, ma il "cliente" era cugino del proprietario

Nei guai Antonio De Benedittis e Giuseppe Calabrese, entrambi 42enni. Ad incastrarli è stato un parente dell'ignara vittima di un serie di furti, che risiede nelle Marche, nonché ex proprietario di quella casa presa d'assedio dai due estranei. La volante di polizia li ha sorpresi ancora dentro

NARDO’ – Casa dolce casa. Specie se è quella degli altri. L’aveva pensata bene Antonio De Benedittis, 42enne di Nardò. Infilarsi in un appartamento al momento disabitato e godere di un alloggio comodo e confortevole da cui ricavarci anche un bel po’ di soldi, vendendo elettrodomestici e altri oggetti di valore.

Insomma, sembra che l’uomo si fosse messo – per così dire – in affari, e con tanto di socio. Gli investigatori del commissariato di polizia locale, diretti dal vicequestore aggiunto Pantaleo Nicolì, sospettano infatti anche di un suo coetaneo, Giuseppe Calabrese. Entrambi sono finiti in manette, dopo una serie di accertamenti.

Definirla curiosa, questa storia, è dir poco. Si è al limite della commedia.  Tutto ha avuto inizio nel pomeriggio. De Benedittis ha fermato un uomo, mentre usciva da un bar del centro, e gli ha proposto una vera e propria occasione, di quelle che in tempi di magra ci si stenta a credere, perché fanno felice un’intera famiglia per anni: un bel televisore, nuovo e di grosse dimensioni, alla modica cifra di 100 euro.

L’uomo, tuttavia, raccolte alcune informazioni e sentendo puzza di bruciato da lontano un miglio, si è detto poco interessato all’acquisto. Non ha però lasciato a bocca asciutta il suo interlocutore. Gli ha spiegato, infatti, che forse qualche suo conoscente si sarebbe potuto incuriosire. Insomma, De Benedittis ha pensato bene di lasciare il proprio numero di telefono per avviare una trattativa con il potenziale acquirente. E in effetti, è stato poi contattato e con lui ha fissato un appuntamento.

Si può dire che il 42enne fosse già finito in una mezza trappola, perché il suo “cliente” aveva maturato più di qualche sentore e voleva vedere con i propri occhi se il sospetto corrispondesse a realtà. Tutto come immaginato, quando è scoccata l’ora del rendez-vous. L’uomo s’è ritrovato in un luogo che conosceva molto, molto bene. Si trattava, infatti, dell’appartamento che – guarda un po’ come sono le cose… - fino a poco tempo addietro era stato di sua proprietà. L’aveva ceduto a un cugino, che però per buona parte dell’anno risiede nelle Marche per lavoro. E quindi al momento dentro non vi doveva essere nessuno.

DE BENEDITTIS Antonio-3Dunque, cosa ci faceva De Benedittis nell’abitazione del parente? Il 42enne, con l’imbarazzo di chi viene pescato con le mani in un barattolo da mezzo chilo di marmellata, ha cercato di giustificarsi riferendo vagamente di essere “ospite di un amico”. Una di quelle risposte che non convincerebbero nemmeno il re dei creduloni. E quindi, allontanandosi con un pretesto, l’uomo ha telefonato al cugino per appurare ogni cosa. E questi (ovviamente) è entrato in allarme ed ha chiarito in maniera netta e definitiva di non aver certo “prestato” casa a sconosciuti. La questione è diventata a quel punto di dominio della polizia. Composto il 113, sul posto è intervenuta la volante del commissariato.

De Benedittis non ha visto gli agenti in arrivo, e così è stato colto in fallo in piena flagranza, cioè ancora nell’appartamento occupato abusivamente. Qui è balzata sulla scena anche la figura di Calabrese, che fino a quel momento non aveva giocato un ruolo di primo piano. Rimasto a quanto pare in disparte, agli agenti non è sfuggita però la sua presenza nel giardino. Si era nascosto sotto un albero.

CALABRESE Giuseppe-2I poliziotti ritengono che fosse in tutto e per tutto complice di De Benedittis (da qui l’accusa di furto in concorso) e che con lui avesse invaso l’immobile da almeno tre, forse più giorni. In ogni caso, essendo Calabrese un sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, il semplice fatto di trovarsi in casa di altri senza autorizzazione ha fatto scattare le manette per inosservanza degli obblighi imposti dall’autorità giudiziaria.  

Con il proprietario, ricontattato nelle Marche per telefono, si è poi stilato un primo e provvisiono inventario di quanto potesse mancare all’appello. Sembra che nel breve giro di poco tempo fossero già “sparite” un bel po’ di cose: una lavatrice, un forno a microonde, un frigorifero, persino una chitarra semiacustica con tanto di amplificatore. E il televisore era evidentemente il prossimo elettrodomestico di una corposa lista che avrebbe preso il volo, per una storia che forse sarebbe andata avanti fino a quando sulle pareti non fosse rimasto appeso neanche un misero quadretto. Sentito il pubblico ministero di turno, Valeria Elsa Mignone, i due 42enni sono finiti dietro le sbarre, nel carcere di Lecce. 

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