rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Nardò Nardò

Stefania Ronzino, candidata per coerenza: "A volte si fa la cosa giusta, non quella utile"

In vista delle prossime amministrative, Nardò è un laboratorio: tra Pippi Mellone, sindaco uscente di destra, e il governatore Emiliano c'è un legame forte. E a sinistra, Nardò Bene Comune, si propone come la vera alternativa

NARDÒ - Nardò è il principale comune della provincia di Lecce interessato dalla tornata amministrativa di ottobre. È il secondo, per popolazione, dopo il capoluogo ed è anche oggetto di molte attenzioni perché il sindaco uscente e ricandidato, Pippi Mellone, vanta una collaborazione molto stretta con il presidente della Regione, Michele Emiliano che sembra volerlo accogliere, come un figliol prodigo, nella casa del centrosinistra allargato a tal punto da fagocitare pezzi di centrodestra, fino a Mellone che ha le radici ben piantate nel movimentismo giovanile della destra nazionale.

Ai nastri di partenza, quando ancora non sono spirati i tempi per l’ufficializzazione delle candidature – c’è insomma ancora spazio per candidarsi o per fare un passo indietro – ci sono, oltre a Mellone, Carlo Falangone per una coalizione imperniata su Pd e M5S, Mino Frasca per un raggruppamento civico vicino alla storia di Forza Italia e Stefania Ronzino per Nardò Bene Comune (Fino a ieri era annoverato un quinto, Pierpaolo Losavio, ma il diretto interessato ha comunicato il ritiro della sua candidatura). Con quest'utlima abbiamo discusso della situazione neretina. L'intervista che segue è stata fatta a Santa Caterina.

Una volta c’erano i candidati, i partiti che li esprimevano e le ideologie non se la passavano così male come oggi. Per un elettore era quindi abbastanza scontato capire le differenze. Oggi Stefania Ronzino come spiegherebbe il quadro delle candidature a chiunque non sia di Nardò?

“Direi che in questo momento a Nardò più che di un politologo ci sarebbe bisogno di un vigile urbano per far sì che tutti quelli di destra vadano a destra e tutti quelli di sinistra vadano a sinistra. Il che significherebbe un ammasso di persone da una parte e un gruppetto sparuto dall’altra. Questa è, nuda e cruda, la situazione politica: essere di destra o di sinistra sembra solo una categoria estetica, un modo di dire. Abbiamo visto truppe di CasaPound andare a votare alle primarie del Pd con una semplicità che sicuramente a me non appartiene: nemmeno sotto minaccia io voterei alle primarie di CasaPound. In fondo questa confusione fa piacere a tanti, convinti come sono che non ci siano più differenze. Quindi si va sempre più oltre quando in realtà bisognerebbe iniziare ad andare dritto”.

Unica donna di quattro candidati, lei si propone non solo come l’esponente di un’autentica proposta di sinistra, ma anche come l’unica vera alternativa rispetto ad un mare magnum abbastanza viscoso. Quali sono le linee guida della sua proposta all’elettorato?

“Ci piacerebbe che per una volta la politica partisse dalle persone e non dalle cose. Nell’ultimo periodo abbiamo visto fare una quantità oscena di opere pubbliche – strade, rotatorie – senza mai partire da un’analisi dei bisogni. In realtà i cantieri dovrebbero essere conseguenza delle esigenze: abbiamo una città piena zeppa di barriere architettoniche come qualunque cittadino disabile può testimoniare. Hanno rifatto tutto il lungomare con un finanziamento di tre milioni di euro, ma nessuno ha pensato di rendere fruibile quel luogo anche a coloro che non hanno avuto finora la possibilità di viverlo. Costruiscono contenitori, rimodernano, restaurano ma cosa ci facciamo dentro? Dimenticano completamente di lavorare sulla comunità, sulle relazioni. Ancora: i lavoratori stagionali che da qualche tempo sono accolti in box prefabbricati – e, per carità, è stato un miglioramento rispetto al niente di prima -, noi li teniamo sempre ai margini della città, non li vogliamo nemmeno vedere. Cosa facciamo per l’integrazione di queste persone? Si può pensare a un sistema di alloggi diffuso perché possano vivere la città e non solo fare la spesa per poi tornarsene nel ghetto? La politica è rispondere ai bisogni delle persone e migliorare la qualità della loro vita”.

Il suo giudizio totalmente negativo su Pippi Mellone quanto è riferibile alla sua storia politica saldamente collocata a destra e quanto al suo modo concreto di governare la città?

“È un giudizio netto che non può prescindere dalla cultura di cui è impastato, di destra, fascista. Lo dimostra per esempio la gestione dei bisogni delle fasce deboli della popolazione. Il metodo è quello delle raccolte alimentari, del gesto dall’alto, paternalistico, non la social card con la quale ciascuno può comprarsi quello che vuole perché non è mica detto che uno voglia sempre la farina”.

Quando si è iniziato a parlare di elezioni, la sensazione era che solo un fronte coeso e partecipato potesse contendere il risultato al sindaco uscente. In primavera Nbc era impegnata nella costruzione di una coalizione, perché quel progetto è sfumato? Un problema di metodo, di persone, di prospettive?

“Abbiamo partecipato diligentemente a tutti i tavoli. Ci siamo stati anche quando sono state fatte indicazioni sul possibile candidato molto lontane dalla nostra posizione. Siamo rimasti seduti perché ci piaceva l’idea di fronteggiare Pippi Mellone uniti, con otto, nove liste, tante quante insomma ne farà lui. Intanto c’è stata la mancata costruzione di una alternativa negli ultimi cinque anni. Una nuova classe dirigente doveva essere preparata sin dal giorno dopo la vittoria di Mellone. Questo non è accaduto, anzi, c’è stato un fuggifuggi generale, una deresponsabilizzazione. Questo ha significato che, quando poi si è rimessa in moto la macchina elettorale, molte figure sono risultate poco credibili perché se non fai opposizione come si deve, diventa molto dura: Marcello Risi si è dimesso da consigliere comunale, Carlo Falangone, l’attuale candidato sindaco, lo ha fatto ma non se ne è accorto nessuno. Daniele Piccione lo ha fatto correttamente per i primi due anni, poi quando è diventato consigliere provinciale abbiamo perso dal radar anche lui. Tutte queste persone piene di energie si sono sedute di nuovo al tavolo con la pretesa di battere il mazzo e dare le carte, convinti che tutti quelli che escono dal coro, dal solito modo di procedere, siano “li vagnuni de la conza”, ragazzetti che disturbano i grandi manovratori, che vengono trattati con sufficienza e poi isolati, come è successo a Nardò Bene Comune”.

Il Pd non se la passa bene, ma nemmeno le forze e i movimenti della costellazione alla sua sinistra sembrano avere le idee chiarissime. Sinistra Italiana, il 5 agosto, ha invitato lei e Falangone a fare sintesi politica prima che sia troppo tardi. Qualche ora dopo lei, senza giri di parole, ha lamentato l’isolamento nel quale la compagine di Nbc è stata di fatto lasciata da veri o presunti “compagni di strada”. Esiste una possibilità di conciliazione oppure lei ritiene che l’unica strada dignitosa sia andare avanti da soli?

“Se la dobbiamo vedere dal punto di vista della coalizione e di Falangone, loro sono lì con le braccia aperte nel senso che aspettano che io faccia il passo indietro. Mi hanno convocato più volte e generosamente mi hanno proposto di ritirarmi. Noi non abbiamo accettato questa proposta perché non crediamo al progetto di alleanza tra Pd e M5S con Falangone voluto da Casili che sappiamo avere la legittima aspirazione di acquisire peso politico qui a Nardò e poi magari candidarsi a sindaco dopo aver terminato i due mandati da consigliere regionale. Lo slogan è ‘non pensiamo all’io, ma pensiamo al noi’, inteso però come ‘loro’. Io invece dico pensiamo alla città”.

Come definirebbe la sua candidatura: una scelta di servizio nei confronti di una parte di comunità che sembra quasi vivere al margine delle dinamiche cittadine? L’unico modo di rivendicare l’esistenza di un piano valoriale ben preciso, senza zone d’ombra?

“Si ragiona sempre in termini di numeri, di possibilità, di incarichi ma se capovolgiamo la logica elettorale, noi occupiamo uno spazio politico che è rimasto volutamente senza riferimenti. Molti cittadini non si sentono rappresentati dalla proposta di questo centrosinistra e noi facciamo appello a queste persone. Ci vuole anche un poco di coraggio: non è detto che si debba fare sempre la cosa utile, a volta bisogna fare quella giusta e secondo me le partite non si giocano sempre per vincerle ma anche solo per esserci perché la regola della democrazia è questa. Ci sono dei ruoli, ci sono delle contrapposizioni che devono essere oneste, leali. Io sono sicura che Pippi Mellone mi riconosca questa onestà perché sa che io sono dall’altra parte rispetto alla sua e che sono indisponibile a qualsiasi sotterfugio. Un poco di ordine si può avere in questa politica?”.

Che tipo di lista sta venendo fuori?

“Si tratta di persone senza esperienza di lungo corso, ma che vorrebbero fare qualcosa per questa città dove gli spazi di agibilità democratica sono sempre più risicati. Ci sono Giorgio Metafune, ordinario di Matematica e Fisica all’Università del Salento, Gaia Muci, Francesca Zuccaro che lavora per Medici Senza Frontiere, Marta Tarantino che è una ricercatrice all’Università Orientale di Napoli, Maurizio Maccagnano che è un sindacalista, Piero Rapanà, Livio Romano, l’ingegner Antonio De Giorgi, padre dell’ambientalismo salentino e tanti altri”.

In caso di ballottaggio tra Mellone e Falangone sareste disposti a dare una indicazione di voto per il centrosinistra?

“Nardò bene comune è un movimento vero: ci confrontiamo in assemblea, è lì che prendiamo le decisioni. Personalmente ho un’idea ma ne discuteremo a tempo debito”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Stefania Ronzino, candidata per coerenza: "A volte si fa la cosa giusta, non quella utile"

LeccePrima è in caricamento