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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Nuova ipotesi di stoccaggio scorie nucleari. E torna la mobilitazione a Nardò

La consegna della Sogin spa delle Carte delle aree potenzialmente idonee per realizzare il Deposito nazionale delle scorie nucleari e del Parco tecnologico riaccende timori e polemiche. Tra i siti potrebbe rientrare la zona dell'Arneo. Mellone e De Tuglie contrari

NARDO’ – Nuovi timori e paure che si risvegliano nel territorio neritino per un ennesimo allarme legato alla possibile realizzazione di un sito di stoccaggio di scorie radioattive. Un’ipotesi che potrebbe tornare in auge (dopo le proteste e le prese di posizione contrarie a simili iniziative reiterate dal Consiglio comunale di Palazzo Personé già nel 2008 con la riconferma di Nardò in qualità di comune denuclearizzato) alla luce dell’iter di localizzazione e realizzazione entro il 2024 del Deposito nazionale di stoccaggio di rifiuti nucleari. In questi primi giorni dell’anno infatti, rispettando la tabella di marcia dei ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, la Sogin s.p.a., la società demandata per la gestione degli impianti nucleari, ha provveduto a definire la lista dei siti candidati ad ospitare il sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari e del Parco tecnologico ed ha consegnato all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) la Carta delle aree potenzialmente idonee per la prosecuzione della procedura di individuazione.

In tale documento sarebbero confermati territori di almeno sei regioni tra cui anche quello della Puglia. Ed il timore è quello che tra i siti individuati come “potenzialmente idonei” per la localizzazione del deposito nazionale o anche solo come sito di stoccaggio temporaneo (come ventilato già qualche anno addietro ai tempi dell’apertura al nucleare dell’allora ministro Scajola), possa essere rispolverata ancora una volta l’area della terra d’Arneo, lungo la dorsale che da Boncore risale verso Avetrana e Manduria. Siamo ancora nel capo delle ipotesi, è bene ribadirlo. E anche l’iter per ora non è ancora nella sua fase conclusiva e attuativa. Ma i campanelli d’allarme per non rimanere spiazzati da possibili decisioni in merito sono già stati riattivati dalla stampa e dalla comunità più sensibile alle tematiche ambientali e di tutela della salute pubblica.

E così come già palesato in Emilia o in Sardegna, anche da Nardò parte un messaggio chiaro per rigettare sul nascere l’ipotesi di trasformazione di un territorio di pregio e a vocazione turistica in una dissacrante “discarica” nazionale. Dopo il richiamo di alcuni articoli di stampa di questi giorni, si registra infatti la dura presa di posizione del consigliere comunale di Andare Oltre, Giuseppe Mellone e del coordinatore provinciale di Fare Verde, Graziano De Tuglie. “Leggiamo con apprensione e stupore la notizia della realizzazione di un possibile sito di stoccaggio di scorie nucleari a Nardó in località Arneo” scrivono in una nota congiunta Mellone e De Tuglie, “si tratterebbe, infatti, della pietra tombale su qualsiasi prospettiva di progresso e sviluppo turistico del territorio. E così mentre si pubblicizzano in pompa magna film e presenze di vip nelle nostre località, giustamente innamorati del nostro paesaggio e delle sue bellezze, di contro si dà per certa ed imminente la realizzazione di un impianto di tale specie. E questo sarebbe solo il colpo di grazia, dopo Castellino e la discarica d'amianto, per la nostra città. Anche dal punto di vista della salute, infatti, le conseguenze per i nostri concittadini non sono chiare e il terrore attorno ad una simile ipotesi appare più che giustificato”.

Contrarietà unanime e senza sconti quella manifestata dal consigliere comunale e dal responsabile di Fare Verde. Che chiamo in causa anche i politici locali. “Apprendiamo di una simile prospettiva solo grazie alla solerzia dei mezzi d'informazione non avendo ricevuto alcuna comunicazione in merito nel corso di questo mandato, nè alcuna informativa, da parte del primo cittadino” incalzano Mellone e De Tuglie, “il parere del Consiglio comunale e della Consulta dell'Ambiente evidentemente non interessano ed anzi si fa di tutto per non interpellarli. Se il sindaco rappresenta gli interessi dell'intera collettività, e non solo dei gruppi che lo hanno eletto, si adoperi immediatamente presso le istituzioni governative nazionali, e se necessario comunitarie, per scongiurare questo pericolo per l'economia della città di Nardò. Facciamo, dunque, appello a tutti i parlamentari salentini” concludono, “affinché blocchino ogni ipotesi di questo genere. Preannunciamo fin da ora che ci opporremo ad ogni progetto di questo tenore. Nardò e il Salento hanno già dato. I signori dei palazzi, romani e non, cerchino ospitalità altrove per le loro scorie”.

Il deposito nazionale delle scorie naturali viene indicato come una esigenza per il Paese, un’infrastruttura ambientale, in grado di raccogliere per i prossimi anni rifiuti nucleari di bassa e media intensità, un’occasione anche per fare prevenzione ed evitare i pesanti rischi degli attuali “depositi provvisori”. Il Deposito nazionale sarà una infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in totale sicurezza i rifiuti radioattivi. La sua realizzazione consentirà di completare lo smantellamento (decommissioning) degli impianti nucleari italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli generati dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca. Insieme al Deposito nazionale sarà realizzato il Parco tecnologico: un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio interessato. La collaborazione con enti di ricerca, università e operatori industriali, sia nazionali che esteri, permetterà al Parco tecnologico di integrarsi con il sistema economico e di ricerca e di contribuire ad uno sviluppo sostenibile del territorio che lo vorrà ospitare.

Il Deposito, assicura la Sogin, è una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali e secondo i più recenti standard dell’Agenzia internazionale energia atomica, che consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Dei circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, il 60 per cento deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40 per cento dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro. Il trasferimento dei rifiuti radioattivi in un’unica struttura garantirà sia la totale sicurezza per i cittadini e l’ambiente sia il rispetto delle direttive europee, allineando l’Italia ai Paesi che da tempo hanno in esercizio sul loro territorio depositi analoghi.

Ma che l’area della “Maremma di Puglia”, così come la Fondazione di Terra d’Otranto definisce le terre d’Arneo nel territorio di Nardò e del tarantino, possa rientrare nella rosa dei siti potenziali ad ospitare il Deposito nazionale e il Parco tecnologico o anche solo un sito temporaneo di stoccaggio funzionale a quel progetto, non fa certo fare salti di gioia all’intero Salento. Nella speranza che, nonostante l’avanzata tecnologia e i margini di ampia sicurezza garantiti, l’ipotesi ventilata continui a restare tale. Solo un'ipotesi, quindi, rispetto alla quale si attiverà anche il deputato di Forza Italia Roberto Marti: "Dopo Castellino e la discarica d'amianto, per la città di Nardò e tutti i neretini questo - ha detto il parlamentare forzista - sarebbe davvero un colpo per la salute e per il benessere generale. Con l'augurio che il sindaco, primo rappresentante degli interessi dell'intera collettività e non solo dei gruppi che lo hanno eletto, si adoperi immediatamente presso le istituzioni governative nazionali, io mi impegno personalmente a presentare una interrogazione parlamentare per comprendere la veridicità della notizia e le eventuali ragioni per le quali si è pensato proprio al Salento e a Nardò in particolare".

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