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Sabato, 20 Aprile 2024
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Pista di Nardò: operai della Ntc in sit-in permanente

I lavoratori licenziati da Ntc, hanno chiuso il fronte delle trattative per passare alle maniere forti. E dicono: "Ci muoveremo da qui solo quando avremo garanzie sul nostro futuro lavorativo"

LECCE - Dopo mesi di proteste inascoltate e tentativi di dialogo andati a vuoto, i lavoratori della pista salentina di Nardò sono passati ai fatti: da oggi in presidio permanente di fronte all´ingresso della Prototipo, promettono che da lì non si muoveranno fino a che non si troverà una soluzione certa per la loro vertenza.

Il problema occupazionale di questi 70 operai specializzati nel collaudo della autovetture che prestavano servizio per le cooperative "Italian Job" e "All Service", si trascina da tempo immemorabile e per ricostruirne la storia bisogna tornare indietro di ben due anni. Nel 2009, infatti, Nardò Tecnichal Service (la società appaltatrice dei servizi) pur essendo un colosso in grado di fatturare 20 milioni di euro l´anno, ruppe unilateralmente gli accordi con le due ditte esterne, mandando i dipendenti di "Italian Job" in cassa integrazione, mentre per tutti gli altri operai è sopraggiunta, inesorabile, la disoccupazione. E senza che nessuno muovesse un dito.

I tavoli istituzionali convocati negli ultimi mesi, non hanno infatti prodotto alcun risultato. Anzi, si sono rivelati un´occasione "per trattare i lavoratori come palline da ping-pong", afferma Salvatore Stasi dei Cobas a proposito dell´ultimo vertice convocato il 10 giugno in Provincia di Lecce, in cui gli attesissimi vertici di Ntc non si sono presentati, costringendo così il presidente Antonio Gabellone e la vicepresidente regionale Loredana Capone, a rimandare ulteriormente l´incontro.

"Ntc ha comunicato la sua assenza solo la sera prima e tramite fax - sottolinea il sindacalista - dando prova di quel suo atteggiamento indisponente che ha fatto perdere la pazienza a tutti". Da Ntc, gli operai adesso esigono risposte certe e chiarezza su tutti i punti più oscuri della vicenda: innanzitutto l´azienda ha usufruito di un finanziamento regionale di ben 9 milioni di euro a fronte del quale avrebbe dovuto assumere 23 unità. Il condizionale è d´obbligo perché, ad oggi, nessun operaio è stato reintegrato nell´organico.

In più la società, grazie ad un accordo interaziendale "vergognoso", come lo definisce Stati, si è avvalsa delle agenzie interinali per coprire i picchi di produttività, lasciando nuovamente a casa quegli stessi operai che hanno avuto gioco facile nel gridare "al complotto" contro di loro. Tra i disoccupati, parecchi sono uomini di mezza età con famiglie a carico ed evidenti difficoltà a inserirsi nuovamente nel mondo del lavoro.

Il 24 giugno è prevista la convocazione della quinta commissione provinciale che dovrebbe riaprire i termini di una partita che ha conosciuto solo il primo tempo. Fino ad allora, e probabilmente anche oltre, gli operai rimarranno lì, in presidio-blocco in un luogo divenuto l´emblema di un diritto negato.

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