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Martedì, 16 Aprile 2024
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Pista Nardò, dagli entusiasmi Porsche alle proteste degli ex collaudatori

Una decina di collaudatori rimasti fuori dalla società Ntc, rivendicano il diritto di ritornare in pista con un ennesimo presidio di protesta. "Vogliamo spingere Porsche a non disperdere la nostra professionalità"

 

 

NARDO'- La vendita della pista di Nardò da Ntc a Porsche, ha sollevato facili entusiasmi e prevedibili malumori tra chi era, da troppo tempo, in attesa di ritornare a collaudare le autovetture. Parliamo dei lavoratori che da oltre due anni sono fuori dai giochi: licenziati dalle due cooperative gestivano il servizio in appalto per la società Nardò Technical Center, hanno ripreso a presidiare la pista per ricordare al gruppo tedesco che ci sono anche loro. Esistono, aspettano solo di essere riassorbiti nell'organico per mettere a frutto quella professionalità costruita sui sacrifici, negli anni, ora dispersa.
 
Gli ex collaudatori sono avvezzi alle proteste, loro malgrado, perchè come ricordano, "questa vertenza pluriennale è passata dal drammatico al grottesco". Basti pensare a ciò che è accaduto nell'ultimo periodo, spiega Salvatore Stasi dei Cobas: "Nel corso della ennesima trattativa per far rientrare i lavoratori in pista affidandoli ad un'altra cooperativa, la società Ntc ha venduto tutto alla Porsche, dimostrando che il suo unico interesse era prender tempo per poi lasciare tutti con un palmo di naso, comprese quella parte di istituzioni che si era spesa volitivamente per la risoluzione della vicenda".
 
L'atto di vendita viene definito un "colpo di teatro" che non sorprende i lavoratori se è vero che, come afferma Stasi, "la Pista di Nardò si conferma un luogo di potere che tiene in scacco grandissima parte della politica ed anche parte delle istituzioni". La logica dei rapporti di lavoro interni, denunciata dai collaudatori dissidenti, è quella del "non vedo, non sento e non parlo, come se la pista fosse un luogo non sottoposto alle leggi di questo Paese, grazie a palesi e silenti complicità".
 
E le "spese" sarebbero ricadute sulle spalle di questi lavoratori che hanno deciso di richiedere i loro diritti per troppo tempo negati, " e per questo sono stati emerginati e discriminati, mentre conducevano una battaglia alla luce del sole, senza chiedere favori a nessuno, con dignità".
 
Il presidio dei collaudatori non aveva altra finalità, quindi, se non quella di coinvolgere Porsche nella vicenda rimarcando l'altissima professionalità rimasta ai margini della Pista: "Professionalità che lo stesso marchio tedesco, come altri, ha riconosciuto negli anni passati quando sceglieva in modo mirato queste persone per il collaudo delle proprie auto. Restiamo in attesa di andare in trattativa con Porsche, auspicando che la stessa abbia atteggiamenti differenti da chi ha gestito finora la Pista di Nardò", conclude il rappresentante Cobas.
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