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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Polemiche su Centro di procreazione assistita. “Nessun vantaggio per Nardò”

Dopo le polemiche per il bando della Asl per un incarico di biologo presso il Pma dell’ex ospedale Sambiasi nuove accuse anche dal comitato “Difendiamo il nostro territorio”. Antico: “Servizio utile, ma poco conveniente per la città”

NARDO’- Da centro d’avanguardia con richiamo mediatico nazionale a focolaio di polemica e contrapposizione anche politica. Non si spegne il polverone sollevatosi sul Centro di procreazione assistita di stanza presso l’ormai ex ospedale di Nardò, e più nello specifico sulla procedura avviata dalla Asl leccese per il conferimento di un incarico di collaborazione (della durata di tre anni) nell’ambito dello stesso Pma per un biologo, che potrebbe portare nelle tasche del fortunato vincitore del concorso fino a 150mila euro all'anno. Euro più, euro meno. Una circostanza che ha subito scatenato una ridda di interventi (particolarmente critica la posizione del consigliere provinciale neritino Giovanni Siciliano e la contrapposizione con il direttivo Udc) a seguito del risalto mediatico della notizia e alla possibilità che la questioni approdi anche all’attenzione del Consiglio regionale. Con contestuale richiesta di ritiro dell’avviso pubblico esplicitato nei giorni scorsi dallo stesso consigliere Siciliano motivato dal fatto che, “al professionista cui verrà conferito l'incarico, sarà corrisposta una somma di 2.500 euro mensili quale quota forfettaria omnicomprensiva, a cui si dovrà aggiungere una quota di 500 euro per ogni paziente. Considerato che il Pma di Nardò ha effettuato nello scorso anno 271 interventi, i conti sono presto fatti. Alla faccia dei 38mila euro l'anno previsti dal contratto nazionale per tale professione”. Un’accusa di spreco di denaro pubblico sul quale si è aperta un’ampia e feroce discussione.     

Ora sulla questione interviene anche il portavoce della comitato di salute pubblica “Difendiamo il nostro territorio”, l’ingegner Francesco Antico, che espone una valutazione complessiva sul compenso “irragionevole per tanti motivi” destinato al futuro biologo del centro neritino, ma anche più nello specifico sull’attività della struttura che comunque, al netto delle polemiche, rimane un fiore all’occhiello della sanità territoriali e regionale. Ma Antico evidenzia, oltre alle somme in elargizione per il biologo professionista, che ci sono costi non di poca rilevanza anche “per le apparecchiature elettromedicali, i beni necessari allo svolgimento di tali procedure mediche e per l'organizzazione dello stesso Centro che prevede anche il pagamento di altri operatori a stipendio e di specialisti in convenzione: psicologo, endocrinologo, andrologo, anestesista, e via dicendo”. Da qui partono una serie di riflessioni e di interrogativi da parte del referente del Comitato di salute civica già impegnato nelle battaglie contro la chiusura dell’ospedale Sambiasi e nelle valutazioni sul piano di riordino sanitario. “Questo servizio pubblico è sicuramente un servizio necessario” incalza Antico, “ma bisogna chiedersi se è anche produttivo, soprattutto alla luce dei recenti tagli alla spesa sanitaria nell'ottica della riduzione degli sprechi. Per capire veramente se ed in che misura tale Centro sia produttivo e se la sua esistenza convenga a tutta la popolazione e non solo a pochi soggetti” puntualizza l’ingegnere neritino, “occorrerebbe sapere soprattutto quanti bambini sono nati in un anno a fronte di circa 270 inseminazioni artificiali e centinaia di migliaia di euro pubblici spesi”.

Ma c’è di più. Perché il referente del comitato “Difendiamo il nostro territorio va giù duro”. Ipotizzando, a suo dire, anche che presso il centro presso l’ospedale neritino “sarebbero sapientemente dirottate ed eseguite prestazioni mediche che nulla hanno a che fare con il compito da svolgere. C'è forse il bisogno di arrotondare i numeri relativi alla propria vantata produttività?” si interroga Antico puntando l’indice su alcune prestazioni eseguite ma in realtà “non di competenza di un Centro di procreazione medicalmente assistita”. E in attesa delle verifiche a corredo il portavoce del comitato civico conclude con amara considerazione: “Quello che noto però è che si parla dell'ospedale di Nardò in quanto tale solo quando ciò conviene giornalisticamente, mentre lo si definisce poliambulatorio quando la convenienza è altra” conclude Antico, “l'unica certezza è che non mancano mai interessi personali e politici che portano a parlarne subdolamente in modo positivo quando ciò serve ad alcuni operatori per mantenere lì il proprio posto di lavoro, non avendo convenienza ad un eventuale trasferimento. E' certo che i cittadini di Nardò ed il proprio territorio non hanno alcuna convenienza ad avere tale Centro che, inoltre, dovrebbe trovarsi in un ospedale vero e proprio”.

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