Caso "Prototipo", cooperativa apre le porte agli autisti licenziati
Copat dovrebbe gestire in appalto il servizio di collaudo nella pista. Durante l'incontro con la task force regionale si è impegnata ad assorbire gli autisti disoccupati per i picchi di produzione. La vertenza verso una soluzione
BARI - La porta sul futuro lavorativo si è socchiusa per i collaudatori della pista salentina "Prototipo" di Nardò. Il tavolo tecnico convocato oggi a Bari tra i sindacati interni, Cobas, Ntc, Copat e task force regionale si è concluso con un' inaspettata, quanto soddisfacente dichiarazione d'intenti: i quindici lavoratori licenziati due anni addietro a causa di una sopraggiunta crisi aziendale (in tutto erano 70), torneranno a sfrecciare sulla pista in occasione dei picchi di produzione.
Certo, è presto per cantare vittoria e i festeggiamenti sono rimandati. L'ok definitivo, la sospirata firma sull'assunzione dei collaudatori che pur disoccupati, non si sono mai arresi, avverrà al termine dell'accordo commerciale stipulato tra la cooperativa Copat e Nardò Technical Center, la società di servizi che gestisce la "Prototipo" e che si è detta disposta ad appaltare "l'accumulo chilometrico". Così viene definito, in gergo tecnico, il loro lavoro.
Dopo il licenziamento da parte delle due cooperative che già calcavano la pista, Italian Job e All Service, il collaudo delle autovetture era stato affidato a sostituti interinali: una scelta mal digerita da quanti hanno vivacchiato per 24 mesi con l'assegno di cassa integrazione e per quanti non hanno potuto contare nemmeno su quello. Ma ora quella lotta durissima, combattuta a suon di sit in e manifestazioni eclatanti all'ingresso della pista - lotta sempre sul punto di degenerare nel più classico conflitto tra "poveri" - sembra essere arrivata alle sue battute finali. "L'impegno preso da Copat nell' assumere queste persone, non deve essere inteso come un favore – ci tiene a sottolineare Salvatore Stati dei Cobas – perchè l'intervento delle istituzioni e una soluzione in tal senso erano necessarie. Qui si parla di una vera emergenza sociale, che dura da troppo tempo e ha mandato sul lastrico intere famiglie".
E due sono le questioni ancora aperte su cui i lavoratori promettono di puntare i piedi: innanzitutto il rispetto in toto del nuovo contratto multiservizi. Memori di precedenti esperienze ai "limiti dello sfruttamento, con orari prolungati all'inverosimile e non degnamente retribuiti", promettono che quanto già accaduto non si ripeterà. In seconda battuta rivendicano una continuità lavorativa: piuttosto che ricorrere alla cassa integrazione nei periodi di "pausa", Copat si è impegnata ad utilizzare queste persone anche in altre mansioni e su altri appalti. Nonostante l'oggettivo cambio di passo segnato oggi, nel solco di quest' asprissima vertenza sindacale, Stasi ribadisce che saranno i fatti a parlare. L'amarezza di questi mesi vissuti sull'orlo della disperazione e senza un soldo in tasca, brucia ancora. Stride come un freno a mano tirato che rallenta la nuova partenza.