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Sabato, 20 Aprile 2024
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Sbarco di migranti nella notte sulla costa neritina, gli scafisti in fuga

Il gruppo composto da uomini, donne e bambini. I migranti sono sbarcati fra Santa Caterina e Porto Selvaggio. Alcuni sono stati rintracciati nella stazione ferroviaria. Diversi automobilisti hanno chiamato il commissariato locale

 

NARDO’ – Il mare piatto di questi giorni ha agevolato l’opera degli scafisti, che si sono rifatti vivi nella notte lungo il litorale jonico.  Sono trentadue i migranti rintracciati dagli agenti di polizia del commissariato di Nardò. Non c’è, però, traccia dell’imbarcazione che li ha traghettati. Partita probabilmente dalle coste greche, dopo aver circumnavigato il Capo di Leuca, è riuscita a riprendere il largo subito dopo lo sbarco dell’ennesimo carico di disperati provenienti dal Medio Oriente, che sborsano cifre considerevoli alle organizzazioni criminali che trafficano vite umane, nel tentativo di raggiungere le coste italiane e trovare asilo.

Si presume che l’imbarcazione abbia trovato approdo fra Santa Caterina e Porto Selvaggio, alcune delle località più battute degli scafisti, per la presenza di anfratti in cui nascondersi e di folta vegetazione.

Erano già le prime luci dell’alba, quando alcuni automobilisti hanno notato i migranti muoversi in gruppetti, uscendo dalla boscaglia per solcare le strade, ed hanno chiamato il 113. Qualcuno è stato ritrovato in tarda mattinata persino davanti alla stazione ferroviaria di Nardò, e questo la dice lunga sull’orario in cui potrebbe essere avvenuto lo sbarco, di certo a notte fonda.

Fra le persone rintracciate, sei sono bambini e quattro le donne. Alle attività di ricerca hanno partecipano anche guardia di finanza e capitaneria di porto gallipolina. I migranti, nel frattempo, sono stati condotti presso la sede del commissariato di polizia neritino, dove, ad accoglierli, hanno trovato i volontari della Caritas, con viveri e bevande. Nelle prossime ore, come sempre, saranno trasferiti a bordo di pullman presso il centro di prima accoglienza “Don Tonino Bello” di Otranto, in attesa della successiva destinazione, nei Cara di Puglia.          

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