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Venerdì, 19 Aprile 2024
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“Un parco marino autonomo per Porto Selvaggio”. La nuova proposta di Natalizio

Il coordinatore del parco naturale scrive a Mellone e propone una soluzione alternativa in caso di un ulteriore diniego sull’ampliamento dell’area marina protetta di Porto Cesareo

NARDO’ –  Dopo aver sollecitato l’amministrazione comunale e invitato il professor Ferdinando Boero a fornire il supporto scientifico necessario a far ripartire l’iter di ampliamento dell’area marina protetta di Porto Cesareo sino al tratto di mare a sud  Portoselvaggio, il coordinatore del parco neretino, Mino Natalizio punta anche ad un piano alternativo. In caso di ulteriori resistenze rivenienti dalla comunità cesarina o di ulteriori ritardi da parte di Provincia e Regione nella definizione dell’estensione “naturale” del parco marino ionico, Natalizio guarda oltre e chiede di valutare la possibilità di proporre l’istituzione di una nuova area marina protetta nel tratto di mare prospiciente il parco di Portoselvaggio, oggetto della richiesta di ampliamento. Ciò nel caso in cui la richiesta stessa non dovesse concretizzarsi con il risultato sperato. Per formalizzare la sua idea alternativa il coordinatore del parco naturale neretino ha scritto una missiva al sindaco Pippi Mellone ricostruendo i fatti e l’iter degli ultimi anni e avanzando la proposta.         

Già nel 2007, Natalizio, in qualità di assessore all'urbanistica e all’ambiente, propose egli stesso l’ampliamento dell’area marina al tratto di mare prospiciente il parco naturale di Portoselvaggio e Palude del capitano. L’istruttoria tecnica per l’aggiornamento del parco marino si concluse con il parere favorevole del 6 maggio 2010 della conferenza unificata, nonostante il parere negativo del solo Comune di Porto Cesareo. Questo, nonostante l’allora direttore generale del ministero dell’Ambiente avesse invitato l’amministrazione cesarina ad esprimersi favorevolmente in sede di conferenza unificata, adducendo, tra le altre, come motivazioni, che l’istruttoria tecnica preliminare durata oltre due anni, “ha consentito di acquisire elementi conoscitivi ritenuti più che sufficienti a formulare la proposta di ampliamento e che l'istruttoria risponde alle esigenze di aggiornare l’area marina protetta a quasi dodici anni dalla sua istituzione, in un’ottica di gestione dinamica ed adattativa”. La normativa inoltre, come sottolineato all’epoca dallo stesso direttore, stabilisce che ad esprimere parere (peraltro non vincolante) siano i Comuni territorialmente interessati, che nel caso di specie è il Comune di Nardò, riguardando l’ampliamento esclusivamente un tratto di mare antistante la sola costa neretina. La stessa nota ministeriale evidenziò come la proposta di modifica dell'area marina protetta era stata dettata dalla necessità di prevedere misure di tutela adeguate alla conservazione dei fondali prospicienti la costa di Portoselvaggio, ritenuti di rimarchevole valore naturalistico.

“Ebbene a questo invito il Comune di Porto Cesareo non solo non ha aderito, dando parere sfavorevole in sede di conferenza unificata” rammenta nella sua lettera Mino Natalizio, “ma è addirittura andato oltre, opponendosi al Tar Lazio contro l’esito favorevole della stessa conferenza. Oggi poi leggiamo le dichiarazioni del sindaco Albano che contrastano con quanto riportato dalla nota del direttore del ministero dell'Ambiente, che non lasciano presagire nulla di buono rispetto alla conclamata necessità di tutelare il mare antistante Portoselvaggio”. Da qui la richiesta esplicita rivolta al primo cittadino di Nardò, nel caso in cui dall’assemblea dell’area marina protetta (che Mellone ha richiesto per trattare l’argomento dell’ampliamento), dovesse maturare un reiterato "nulla di fatto": ovvero di valutare la possibilità di attendere l'approvazione definitiva del disegno di legge di modifica della legge quadro sulle aree protette e di proporre, in base all’articolo 18 della stessa legge, l’istituzione di una nuova area marina protetta laddove si era chiesto l’ampliamento di quella di Porto Cesareo. “Vista l’istruttoria finora svolta, la benevolenza del ministero, i tempi non dovrebbero essere troppo lunghi” dice Natalizio, “per produrre le necessarie integrazioni previste dalla prossima nuova legge e Porto Cesareo non verrebbe interessato”.

Ma le considerazioni di Natalizio non finiscono qui, perché proprio la prossima legge di modifica della legge quadro sulle aree protette prevede che gli enti gestori dei parchi marini  devono verificare, almeno ogni tre anni, l’adeguatezza delle disposizioni dei decreti istitutivi concernenti la delimitazione, le finalità istitutive, la zonizzazione e i regimi di tutela, nonché le discipline di dettaglio previste dal regolamento dell’area marina protetta, alle esigenze ambientali e socioeconomiche dell’area e, ove ritenuto opportuno, proporre al ministero dell'Ambiente le necessarie modifiche al decreto istitutivo o al regolamento. “Questo significa che, a prescindere dall'ampliamento, gli organismi di gestione dell'area marina di Porto Cesareo e di Nardò” spiega ancora Natalizio, “debbano necessariamente rivedere la zonizzazione delle zone A, dove è perfino vietata la balneazione, che, alla luce di quanto detto, non possono più coincidere con la spiaggia del Frascone e con quella di Lido dell'Ancora. Spiagge, quest'ultime, storicamente fruite dai bagnanti e che potrebbero essere zonizzate al più B o C. Naturalmente le zone A, a questo punto, dovrebbero essere ospitate nel mare di Porto Cesareo, visto che non si vuole l'ampliamento. Inoltre, sarebbe necessario, con l'occasione” conclude Natalizio, “prevedere una zona B che funga da cuscinetto dell'attuale zona A ricompresa nel mare di Porto Cesareo, dove attualmente, invece, troviamo direttamente una zona franca. Questo impedirebbe interferenze nella salvaguardia e tutela delle biodiversità presenti nella zona A, come è accaduto, a mio avviso, con la recente tappa del campionato del mondo di aquabike tenutasi proprio nella zona franca”.

                                                                 

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