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Venerdì, 19 Aprile 2024
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“Verità e giustizia per Gregorio Durante”. Uno striscione e l’appello di CasaPound

In concomitanza con l'avvio del processo d'appello per la morte del giovane neretino nel carcere di Trani il messaggio del movimento. Mellone solidale con la famiglia

NARDO’ – Dalla risonanza mediatica e la sensibilizzazione sulla morte di Stefano Cucchi al desiderio di verità e giustizia invocato anche per il neretino Gregorio Durante, deceduto in carcere il 31 dicembre di cinque anni addietro in circostanze poco chiare nel corso della sua detenzione nel carcere di Trani. Proprio mentre oggi parte il processo d’appello per la vicenda della morte del giovane neretino, nella città natale di Gregorio Durante è comparso uno striscione a firma di CasaPound Italia. “Verità e giustizia per Gregorio Durante”, questo il testo dello striscione affisso proprio nell’immediata vigilia del processo che vede coinvolti gli imputati per la morte del giovane. Com’è noto, la sentenza di primo grado del gup, emessa a novembre del 2014 al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, aveva condannato alla pena di quattro mesi di reclusione il direttore sanitario del carcere di Trani (assoluzione per non aver commesso il fatto per gli altri quattro medici indagati).

“Abbiamo voluto riportare  l'attenzione dell'opinione pubblica  su una torbida vicenda giudiziaria che tra qualche giorno vivrà una nuova puntata. Gregorio Durante soffriva di crisi epilettiche associate a crisi psicomotorie, una malattia tenuta sotto controllo negli anni grazie ad una terapia adeguata che, però, fu bruscamente interrotta una volta entrato nel carcere di Trani“, si legge nella nota diffusa da CasaPound Italia “uno dei farmaci prescritti a Gregorio “ spiega ancora la nota, “non era disponibile nel carcere della città della Bat e non fu fatto evidentemente il necessario  per procurarlo, anche perché gli operatori del carcere dubitavano della veridicità delle crisi epilettiche di cui soffriva. Dopo nuovi malori e un ricovero la situazione precipitò tragicamente. Durante non venne curato adeguatamente ed anzi fu messo in regime di isolamento dove, la notte di capodanno del 2011, morì in circostanze ancora da chiarire”. Vicenda che è già al vaglio della magistratura e che ora affronta il secondo grado di giudizio con il processo d’appello che si celebra proprio in questi giorni. “Le circostanze in cui è morto Gregorio sono note grazie alla tenace battaglia di verità e giustizia portata avanti dalla sua famiglia” aggiungono da Casapound, “che non ha  avuto però il giusto esito in sede di udienza preliminare. Alla luce della recente sentenza sul caso Cucchi” conclude la nota, “non vorremmo dover assistere ad uno caso di malagiustizia, bensì ad una sentenza che possa restituire dignità al concetto di giustizia e che faccia veramente chiarezza sulle responsabilità”.

E nell'immediata vigilia della prima udienza del processo d’appello anche il sindaco di Nardò, Pippi Mellone (già protagonista dell’iniziativa delle bandiere a mezz’asta in memoria di Cucchi e Durante), ha rinnovato l’auspicio di verità e giustizia su una vicenda che ha molte analogie con quella del giovane romano. “Mi associo alle speranze della famiglia di Gregorio Durante” spiega il primo cittadino, “che sono quelle di chi cerca solo e soltanto un responso di verità e giustizia. C’è assoluto bisogno di una pronuncia giudiziaria che faccia finalmente chiarezza su punti oscuri e dubbi di questa triste esperienza carceraria e che individui le giuste responsabilità del decesso. Non lo dobbiamo solo ai familiari di Gregorio” conclude Mellone, “ma alla dignità della giustizia e delle istituzioni italiane. Pretendere di sapere come e perché un cittadino è morto nelle mani di uno Stato, che si chiami Durante, Cucchi o Regeni, è una battaglia di civiltà”.

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