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Don Ciotti a Otranto: "Impegno collettivo contro mafie"

Il presidente di Libera e Moni Ovadia regalano nella penultima serata dell'Ole un bel momento di riflessione, che emoziona il pubblico. Stasera ricordo di Dalla Chiesa, con procuratore Caselli

OTRANTO - Ultimo giorno per la prima edizione dell'Otranto Legality Experience, il forum di Flare Netwoork sulla legalità: appuntamento speciale quello di oggi con la commemorazione pubblica di Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso 28 anni fa in un agguato. L'ultimo giorno di seminari del forum sulla legalità è stata l'occasione per raccogliere i risultati del lavoro svolto, nei cinque giorni di permanenza ad Otranto. Ospiti della serata sul tema "Il crimine organizzato può essere sconfitto" saranno il giornalista investigativo Jurgen Roth, il procuratore della Repubblica, Giancarlo Caselli, Mario Morcone, direttore dell'Agenzia Nazionale Beni Confiscati, e Nando dalla Chiesa (docente di sociologia all'Università di Milano). L'incontro sarà l'occasione per ricordare e commemorare in forma ufficiale la figura del generale.

Ieri sera intanto straordinaria accoglienza per il dibattito pubblico in Largo Porta Alfonsina, ai quali erano presenti don Luigi Ciotti, Moni Ovadia, Pedro Paez e Antonio Tricarico, sul tema dell'economia illegale in relazione alla globalizzazione finanziaria. I temi più strettamente collegati all'economia sono stati affrontati da Paez e Tricarico, che hanno cercato di smascherare le contraddizioni del sistema finanziario internazionale che ha condotto all'attuale e tutt'altro che superata recessione. Paez e Tricarico si sono appellati a nuove politiche in grado di determinare una rottura col passato e di segnare la linea della discontinuità.

L'artista Moni Ovadia, nel suo intervento appassionato e coinvolgente, ha precisato quanto sia necessario per rispondere a questa fase critica puntare sulla cultura, che è l'unica realtà in grado di smuovere le coscienze: "C'è gente al potere che vuole che i ricchi diventino straricchi e i poveri sempre più poveri: non c'è libertà se non c'è uguaglianza. Il lavoro di demolizione della cultura è orientato proprio a togliere la possibilità di pensare agli essere umani. Il tempo dell'esistenza è tempo di condivisione, poter vivere bene, basta poco, perché con poco si sta bene tutti: si può pensare e sognare. Abbiamo bisogno di percorsi di umiltà per crescere migliori insieme".

Don Ciotti nel suo intervento ha precisato: "Serve assicurare i diritti, tutelare la dignità delle persone. Così si contrastano le culture mafiose del ricatto e del favore, si tagliano le radici, in certi territori ancora profonde, del suo ‘consenso'. Ecco perché accanto agli arresti, ai processi, alle confische di patrimoni servono politiche sociali, lavoro, istruzione. La parola ‘sicurezza' non dice nulla: si parta da queste necessità concrete".

"Serve anche un ritorno all'etica - ha proseguito - anche se oggi tutti ne parlano, di fatto svuotando di senso una parola che ha un valore straordinario: serve una politica liberata dalla complicità e dalla ‘cricche', che sia politica nel senso autentico di servizio al bene pubblico, non mera gestione del potere finalizzata agli interesse di pochi. Serve un impegno collettivo di tutti i cittadini". Don Ciotti ha poi ricordato Renata Fonte, chiedendo spazio alla cultura e citando una frase di Norberto Bobbio: "Non vi è cultura senza libertà, ma non vi è neppure cultura senza spirito di verità".

"La via d'uscita - ha concluso don Ciotti - è il noi, l'unione delle forze, dei progetti, dell'impegno. Un noi da pronunciare in tante lingue, come accade qui oggi".

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