rotate-mobile
Martedì, 16 Aprile 2024
Otranto

Passato nel mosaico e futuro nel Mediterraneo: dossier di Otranto aspirando a capitale della Cultura 2025

Presentato questa mattina, presso il museo provinciale di Lecce, “Mosaico di culture”, il progetto con in quale la Città dei Martiri cercherà di accaparrarsi il prestigioso titolo che porterebbe maxi vantaggi sul territorio. Investimenti su trasporti, cultura e impresa nei prossimi anni: si punta all'internazionalità

OTRANTO – Tessere e intessere. I tasselli del famoso mosaico e il faro restano lì nonostante i terremoti giudiziari che nell’ultimo mese hanno travolto Otranto. I due simboli sono la sintesi emblematica del dossier che lancerà la Città dei Martiri tra i 16 centri italiani candidati a Capitale italiana della cultura 2025 è costituita da queste potenti segni: le tessere dell’Albero della vita, il mosaico medievale realizzato dal monaco Pantaleone e la lanterna della Palascìa, che guarda al mare come un grande ponte azzurro di collegamento fra il Salento e i Balcani.

È stato presentato questa mattina, presso l’auditorium del Museo provinciale “Sigismondo Castromediano” di Lecce, il lavoro che negli scorsi mesi ha visto cittadini, associazioni di categoria e istituzioni all’opera per cucire un “progetto di comunità”. I residenti idruntini sono stati infatti coinvolti in una prima fase della raccolta di spunti. Presenti all’incontro di oggi, tra gli altri, l’assessore alla Cultura del Comune di Otranto Francesco Bruni, il rettore di Unisalento Fabio Pollice e Luciano Schito, team manager culturale. L’ateneo leccese ha infatti contribuito alla stesura del progetto in occasione del bando presentato dal Ministero della cultura, con il coordinamento di un gruppo di lavoro. Il dossier finirà ora al vaglio di una commissione composta da sette profili esperti in beni culturali: sulle loro scrivanie le proposte progettuali che corpiranno dodici mesi di attività. Il 15 novembre il comitato stabilirà poi l'elenco delle dieci città che andranno in finale, fino al rush conclusivo del 17 gennaio 2023.

“Mosaico di culture”, questo il nome del dossier, punta a rilanciare il territorio nei prossimi dieci anni con modalità partecipative e inclusive nei confronti dei residenti e, soprattutto, ecocompatibili e sensibili al tema dell’accessibilità. La nuova offerta culturale che i diversi autori del progetto hanno in mente è quella compatibile con una più contemporanea idea di artigianato e turismo, che passi possibilmente dalla formazione professionale degli operatori. Non a caso, oltre agli esperti di Unisalento, sono stati tirati dentro alla progettazione anche quelli della Camera di Commercio. Il comitato promotore, interamente, è composto dal Comune di Otranto, Regione Puglia, Provincia di Lecce, Arcidiocesi di Otranto, Università del Salento, Accademia Belle Arti Lecce, Conservatorio “Tito Schipa” Lecce, Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, Gal Porta a Levante ed Ente parco naturale regionale Costa Otranto Santa Maria di Leuca e bosco di Tricase.

Si riparte da un mosaico, innanzitutto. È infatti prevista una grande opera collettiva, costituita da tessere collocate da residenti e turisti di passaggio che intendano contribuire alla sua realizzazione. Lasciare un "segno". E poi non soltanto laboratori. Palazzo Melorio, per esempio, diventerà un incubatore in grado di ospitare sino a 15 start-up per rilanciare l’impresa locale. E ancora residenze artistiche, luoghi per promuovere la creatività giovanile in collaborazione con le scuole, un museo della comunità e un archivio storico della città di Otranto. L’idea di rilanciare il luogo passa poi attraverso una migliore fruizione del patrimonio archeologico: così il laboratorio di Masseria Cippano presenterà le culture della Terra d’Otranto, crocevia del Mediterraneo antico, dalla Preistoria al Medioevo. Non solo teche e nuovi linguaggi, ma anche una biblioteca digitale per restituire alla comunità il patrimonio librario di Casole. Intanto, per il 2025, si aspira a realizzare una grande mostra all’interno del Faro di Palascìa per esaltare importanza dei beni dell’antica abbazia, tramite strumenti di realtà virtuale aumentata.IMG_8846-3

Otranto, insomma, per il 2025 punta a valorizzare i suoi gioielli già npresenti el cassetto. Iniziative su Carmelo Bene, un marchio “Terra d’Otranto” a favore delle produzioni locali, un “hub” musicale mediterraneo e teatro, festival cinematografici, installazioni, come quella presso il Faro di Punta Palascìa che consentirà di ascoltare il movimento degli astri e dei corpi celesti trasformandoli in musica.

Lo sguardo al recupero di tesori passati è anche quello rivolto alla rassegna “Alba dei popoli”: l’accoglienza, le migrazioni, le lotte al razzismo, la cultura come strumento di integrazione. E a proposito di Biennale, i promotori della candidatura spingono anche sull’istituzione di un premio artistico e sulla Biennale del Mediterraneo per spostare il focus dell’architettura più a sud rispetto al baricentro attuale. Nel dossier era imprenscindibile anche la voce “sport”: tra le proposte una regata delle tre nazioni per valorizzare la regione turistica del Canale di Otranto, comprendente il Salento, l’Epiro e le Isole Ionie e l’Albania meridionale.

L’internazionalità alla quale aspira Otranto è stata inserita in altri punti programmatici: quelli che prevedono l’istituzione di una Scuola internazionale di antropologia teatrale, ospitando gruppi da oltre 25 Paesi del mondo, sulla falsariga di quanto realizzato con il suo Odin Teatret da Eugenio Barba, coinvolto in questo progetto nel comitato scientifico (ne fanno anche parte Ennio Capasa; Francesco D’Andria; Maria Rosaria Marella; Fabio Novembre; Flavia Pennetta; Fabio Pollice e Stefania Rocca). Una proposta per la regione replicabile anche in quella dell’Osservatorio geopolitico, prendendo spunto dal già esistente Festival dei giornalisti del Mediterraneo. I popoli, le genti, l’abbattimento dei confini restano il focus centrale, come testimoniano anche le idee relative alla costituzione di una cooperativa di comunità e una Comunità di paesaggio per ripensare la rigenerazione di nuove forme dell’abitare soprattutto nel post Xylella.

Video | Le interviste durante la presentazione

“Dopo la fine della prima fase della redazione del dossier – dichiara Francesco Bruni, assessore alla Cultura del Comune di Otranto - si deve passare ora a un sostegno ancor più convinto del percorso della candidatura in ragione della qualità del progetto redatto insieme all’Università del Salento, che delinea scenari molto rilevanti per la futura programmazione culturale della Città di Otranto. In effetti, per la prima volta, la nostra città si è dotata di una progettazione di largo respiro e di lungo periodo, che potrà orientare tutta l’offerta culturale del nostro territorio nei prossimi anni. Sarà molto importante che questo percorso sia ancor di più accompagnato e realizzato con tutti gli attori istituzionali - a cominciare da Unisalento e Camera di Commercio, che hanno creduto da subito nell’iniziativa - e dagli stakeholders coinvolti nella fase di progettazione. Siamo convinti, infine, che il dossier abbia tutte le carte in regola per superare il prossimo step e traguardare la fase finale del bando”.

 “Un progetto di comunità, è così che può essere sinteticamente descritta - aggiunge Fabio Pollice, rettore dell’Università del Salento - la candidatura di Otranto a Capitale italiana della Cultura 2025. Una comunità che reinterpreta se stessa, il proprio patrimonio culturale, mettendolo al centro di un progetto di sviluppo che travalica i confini stessi della candidatura per costruire una visione di lungo termine a cui possa ispirarsi l’agire individuale e collettivo. E così Otranto, mosaico di culture, sotto la guida dell’Università del Salento, ha prodotto un mosaico di idee: un progetto organico e condiviso che guarda al futuro mettendo in valore il passato”.

 “Il dossier di candidatura nella sua narrativa progettuale - conclude Luciano Schito, coordinatore del Dossier di candidatura - compartecipata con i cittadini, gli enti e le istituzioni, ci rivela un modello innovativo di pianificazione condivisa: un piano strategico omogeneo, in cui le convergenze tra il pubblico e il privato sono il vero punto di forza di questa candidatura. Perché all’autorevolezza e all’autenticità delle idee si aggiungono la forza e la volontà di realizzarle insieme. Perché alle competenze e alla sensibilità di tutto il gruppo di lavoro si uniscono la conoscenza scientifica e l'umiltà del confronto dialettico, dove contano le buone idee e non i ruoli”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Passato nel mosaico e futuro nel Mediterraneo: dossier di Otranto aspirando a capitale della Cultura 2025

LeccePrima è in caricamento