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I ragazzi otrantini a Venezia, sulle tracce dei manoscritti di Casole

Gli studenti di Otranto, orfani del patrimonio custodito nell'abbazia distrutta, si sono recati nel capoluogo veneto per riappropriarsi in maniera virtuali dei pochi ma preziosismi codici messi in salvo dal cardinale Bessarione

OTRANTO - Un filo lungo e robusto lega e unisce le due sponde dell'Adriatico: quella più a Nord, dove sorge Venezia nella sua maestosa bellezza, e, più giù, il Canale d'Otranto, simbolo di una cultura che è ancora da riscoprire. Le due città hanno tanto in comune, e non solo perché furono, in passato, delle porte commerciali e culturali aperte tra Oriente e Occidente; non solo perché per seicento anni furono entrambe sotto il dominio ricco e prospero di Costantinopoli, che vi ha lasciato immensi tesori dell'arte bizantina; ma anche perché la Serenissima custodisce, nei meandri del suo imponente patrimonio archivistico, alcuni dei manoscritti che, circa mille anni fa, si trovavano proprio in Terra d'Otranto per essere studiati, consultati, ricopiati.

A Casole, come nelle altre abbazie salentine, i monaci avevano realizzato, con pazienza e solerzia, una preziosa biblioteca della cultura greca, che spaziava dalla storia alla filosofia, dalla medicina alla scienza, dalla poesia alla prosa. Da tutto il Mediterraneo, gli studenti dell'epoca giungevano a Otranto per scoprire, leggere, imparare quella cultura che, allora, era al centro del mondo.

Oggi, dopo quasi un millennio, gli studenti otrantini, orfani del patrimonio di Casole, ingiustamente distrutto da assedianti e conquistatori, sono andati a Venezia per riscoprire le loro stesse radici, riappropriandosi, seppure in maniera solo virtuale, dei pochi ma preziosissimi codici messi in salvo dal cardinale greco Bessarione, che nel 1400 si diede come missione quella di preservare nei secoli la sua cultura e raccolse i manoscritti in pericolo, per poi donarli a San Marco.

Ed è ai piedi dell'omonima chiesa, nella splendida Biblioteca Marciana, che i ragazzi otrantini hanno potuto vedere, con i loro occhi, quelle pagine scritte di proprio pugno da Nicola Nettario di Casole, nel silenzio delle mura dell'antica abbazia. Una grafia perfetta, la sua, su una pergamena scritta e riscritta nel tempo; e poi altri codici, che a Otranto non erano stati prodotti, ma solo conservati o ricopiati. Grande emozione anche per i genitori che li accompagnavano, testimoni, finalmente, di una storia che tante volte gli era stata raccontata.

Di Venezia, in un viaggio insolito, lontano dalle classiche “gite scolastiche” e più vicino a un'avventura culturale, i ragazzi hanno visto il cuore: quello religioso, entrando a San Marco; quello politico, attraversando le sale maestose del Palazzo Ducale; quello culturale, come detto, nella visita (eccezionalmente gratuita) alla Biblioteca Marciana, accolti dal suo storico direttore, Marino Zorzi; e per finire, anche quello industriale e militare, perché – evento rarissimo – si sono aperte a un gruppo di studenti le porte imponenti dell'Arsenale: il luogo dove la Serenissima produceva le sue famose galee, e inventava delle navi belliche capaci di resistere a qualunque esercito nemico, quando Venezia, fulgida e splendente come non mai, era la maggiore potenza navale del Mediterraneo.

Essere accolti con tutti gli onori e i saluti dei comandanti in questo luogo ricco di storia – oggi sede di una scuola di formazione per ufficiali di Marina – è stato un privilegio per il gruppo otrantino, cui è stata anche dedicata una conferenza sul ruolo dell'Arsenale nei secoli, tenuta dal comandante di vascello Zanelli, per poi terminare la visita nel grandissimo Museo Navale.

Accade tutto grazie al progetto Pon, iniziato a settembre sotto la supervisione del preside dell'Istituto Comprensivo Elio Lia, della professoressa Doris Campa e del professor Mario Blasi, ma soprattutto con il supporto di Cécile Franchetti, parigina d'origine e veneziana d'adozione, che in veste di coordinatrice italiana per l'Associazione Bridging Ages (che organizza eventi storico-educativi a livello internazionale) ha proposto e sta realizzando il progetto proprio nella cittadina di Otranto, colpita dalla sua storia significativa. Un progetto che sfocerà, a fine anno scolastico, in un bellissimo exploit formativo in cui Casole, in qualche modo, ritornerà a vivere.

Marina Piconese

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