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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Otranto

In moto a folle velocità sfugge a tre volanti. “Ero andato a Otranto per un caffè”

Denunciato un 52enne leccese. Ha rischiato anche di travolgere un agente. La scusa davvero surreale. La polizia sospetta altro

OTRANTO – Due posti di controllo elusi fra una provinciale e una statale, portando la moto a velocità folle e rischiando anche di travolgere un agente di polizia. E quando, a distanza di giorni, gli investigatori sono riusciti a identificarlo, D.S., 52enne di Surbo (ma domiciliato nel quartiere Stadio di Lecce) ha fornito una risposta davvero poco credibile: “Quel giorno? Ero andato a Otranto per un caffè, ma visto che tutti gli esercizi commerciali erano chiusi, sono tornato a casa”.

Ora, atteso che lo sanno anche i sassi che bar e ristoranti sono serrati a causa dei decreti che si sono succeduti per l’emergenza sanitaria connessa al Covid-19, la polizia sospetta che dietro a questa vicenda vi possano essere ben altre motivazioni. Quali, non si sa, ma gli approfondimenti sono in corso. Per ora, il 52enne non è comunque certo sfuggito alle denunce di rito, per aver violato le disposizioni delle autorità e per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Il fatto s’è consumato il 15 marzo scorso. Quel giorno, pattuglie del commissariato di polizia di Otranto stavano controllando le strade. A un certo punto, intorno alle 16, un equipaggio della Sezione volanti, sulla provinciale 366, si era imbattuta in una Ducati Panigale rossa. Proveniva dai laghi Alimini e viaggiava in direzione di Otranto. Gli agenti avevano intimato l’alt per un controllo, ma il conducente, dopo aver inizialmente rallentato, all’improvviso aveva ripreso la marcia a forte velocità, lasciandoli di stucco.

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Via radio, così, i poliziotti avevano dato comunicazione di quanto appena avvenuto a una seconda volante, posizionata nei pressi della rotonda all’intersezione della statale 16 con la statale 695 e a quel punto il capopattuglia si era posto sulla carreggiata, come da protocollo, intimando l’alt alla moto che, nel frattempo, era già in avvicinamento. Ma, anche in quel secondo caso, stessa manovra: rallentamento e ripresa della corsa. Questa volta, rischiando anche di travolgere il capopattuglia, costretto a lanciarsi verso il margine più vicino della carreggiata. E mentre la Ducati si dileguava a velocità sostenuta verso la statale 16, in direzione di Maglie, l’autista aveva avvisato una terza vettura di pattuglia.

L’equipaggio di quest’ultima volante, pur non riuscendo a intervenire per via dell’opposta direzione di marcia, per mezzo della fotocamera di un telefono cellulare, era riuscito comunque a immortalare la moto.

E’ stata così avviata un’attività info-investigativa sulla base degli elementi acquisiti e, grazie anche all’incrocio tra diverse banche dati, la polizia ha iniziato a verificare nei giorni successivi le varie Ducati, modello Panigale, di colore rosso, presenti in provincia di Lecce e in quelle limitrofe. Dopo vari controlli, si è infine giunti alla Panigale rossa intestata alla figlia del 52enne che, nelle dichiarazioni rese durante le indagini, ha riferito come la moto fosse nell’esclusiva disponibilità del padre. Ieri mattina, la conclusione della vicenda. L’uomo ha ammesso ogni addebito, ma ha fornito una spiegazione ritenuta poco credibile per giustificare i fatti. Nei suoi confronti sono spiccate le denunce. Se vi saranno sviluppi, si vedrà.

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