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Otranto, "no" al gasdotto. Chiesta maggiore chiarezza

Gli ingegneri delle Edison in un'assemblea pubblica hanno spiegato il progetto Poseidon ai cittadini, rassicurando sulle questioni ambientali. Ma sono state molte le obiezioni scaturite dall'incontro

Nella mattinata ad Otranto, presso la Sala Triangolare del Castello aragonese, si è svolta l'attesa assemblea, organizzata dall'amministrazione comunale, sul progetto "Poseidon", ossia il gasdotto che dovrà essere realizzato nella "città dei Martiri" nei prossimi anni. Numerosa la partecipazione dei cittadini, che hanno sfidato il cattivo tempo, per saperne di più su quella che si prospetta come una struttura prioritaria non solo a livello locale, ma anche nazionale. Gli otrantini, dopo aver per di più conosciuto qualche particolare soprattutto attraverso i giornali, erano soprattutto curiosi di aver un contatto diretto con i rappresentanti della Edison, società che cura il progetto, venuti appositamente a dare preziose spiegazioni tecniche riguardanti l'opera. In molti hanno riconosciuto quanto sia stato opportuno e proficuo avere un primo confronto chiarificatore sulle prospettive di realizzazione del gasdotto.

Eppure non sono mancate, come era logico attendersi, le obiezioni dei cittadini ai tecnici dell'Edison: negli interventi, si è spesso evidenziato come non ci sia una preclusione irresponsabile all'opera, ma solo la legittima necessità di saperne di più in tutti i suoi aspetti. Qualche obiezione ha riguardato soprattutto il percorso che la condotta sotterranea dovrà fare dalla cabina di misurazione in poi nel circuito di distribuzione del gas agli altri comuni. I tecnici della Edison, a riguardo, hanno anticipato che la società che dovrebbe occuparsi di questo specifico punto starebbe valutando di sfruttare il percorso preesistente dell'acquedotto pugliese. Ha destato qualche perplessità anche la sensazione eccessivamente ottimista del progetto, visto che i tecnici hanno più volte ribadito l'assenza d'impatto ambientale: docenti universitari e professionisti hanno tentato di dimostrare come il principio dell'impatto zero sia inattendibile.

Altra obiezione è quella delle cosiddette "servitù": una volta, cioè, dato il via ad un progetto simile, il rischio nel futuro è che anche altri progetti di questo tipo possano sfruttare il tracciato già esistente per il gasdotto, secondo il principio del "dove ci sta un tubo, perché non metterne anche due?". Del resto, come qualcuno ha ricordato e sebbene i tecnici dell'Edison abbiano smentito la cosa, da tempo si conosce che ci sia in cantiere la realizzazione di un secondo gasdotto, di cui si starebbe interessando la Eni: alcune difficoltà di carattere tecnico non ne hanno permesso una concreta progettazione. Particolarmente sensibile è apparsa la cittadinanza al rischio di diventare come nodo strategico del gas un potenziale obiettivo terroristico. A tutte le obiezioni, gli ingegneri della Edison hanno cercato di rispondere, rassicurando la popolazione e dimostrando l'intenzione di dialogare nello specifico delle singole questioni e ribadendo che al termine di tutto l'iter progettuale, ci saranno enti preposti ad esprimere eventualmente la propria contrarietà all'opera. Se ne riparlerà comunque nelle prossime settimane.

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