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A febbraio previsti tre giorni di astensione

Avvocatura e le ombre della riforma Cartabia. “Risolvere criticità che ledono il diritto di difesa”

Nella relazione del presidente della Camera penale, Dei Lazzaretti, sottolineati i contorni chiaro-scuri della struttura della riforma che attendono soluzione nel dibattito parlamentare. Nodo cruciale anche l’emergenza carceraria

LECCE - La riforma Cartabia, mutuata nell’ispirazione del legislatore, per garantire l'efficienza del processo penale, regolamentare la giustizia riparativa e porre le disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari, non ha ancora appianato le sue criticità.

E lo evidenzia in maniera “costruttiva” anche l’avvocatura penalista salentina, chiamata a confrontarsi con le novità introdotte dalla riforma, nelle pieghe dell’intervento odierno, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, del presidente della Camera penale di Lecce, Giancarlo Dei Lazzaretti.

E non è un caso che a seguito delle reiterate segnalazioni dell’avvocatura, che non hanno trovato alcuna risposta in sede palarmentare, la Giunta dell'Unione delle Camere Penali Italiane ha deliberato l'astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per il 7, 8 e 9 febbraio prossimi.

“Per quel che concerne il piano processuale penalistico l’attuazione della riforma ha consentito l’individuazione di pregnanti criticità che ledono profondamente il principio della difesa quale diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento” ha evidenziato Dei Lazzaretti, “così come nel settore penale sostanziale ha ricevuto regolamentazione compiuta la giustizia ripartiva, volta a superare l'ottica carcero-centrica, con superamento del paradigma punitivo ed una ridefinizione del concetto di pena più aderente all’articolo 27 della Costituzione. Purtroppo si deve rilevare come nel nostro circondario” evidenzia il presidente di Camera penale Lecce, “il suddetto istituto non abbia ancora trovato concreta attuazione a causa delle carenze sul piano strutturale e delle risorse tale dar rendere problematica l’applicazione dell’istituto che rappresenta il fiore all’occhiello della riforma”.  

Nell’ambito della sua relazione, il presidente Dei Lazzaretti ha rimarcato come con il decreto legislativo 150/22, infatti, sono stati introdotti, a detta dell’avvocatura penalista, “ostacoli e limiti alle impugnazioni che incidono sopratutto sugli imputati più deboli. Un esempio per tutti il caso dell’imputato assistito dal difensore d’ufficio, a causa delle problematiche condizioni economiche che non gli consentono la nomina di un difensore fiduciario e che di fatto comportano un arretramento del livello di civiltà del nostro processo e più in generale dello stato di diritto”.

Più volte nell'anno appena trascorso hanno avuto luogo una serie di interlocuzioni tra l'avvocatura e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, tutte concluse con una manifestazione di condivisione circa la sussistenza di elementi di criticità nella struttura della riforma, “ma ciononostante sul punto nessuna soluzione concreta ha mai trovato approdo nel dibattito parlamentare”, ammoniscono i penalisti leccesi al pari di tutti i penalisti italiani.

“In più occasioni l’avvocatura ha avuto modo di segnalare una serie di emergenze” ha elencato il presidente di Camera penale Lecce, “tra le quali i limiti del pacchetto sicurezza connotato dall'irragionevole rigore punitivo nei confronti di fenomeni meno gravi e con l'introduzione di una iniqua scala valoriale in relazione ai beni tutelati, dalle diverse fattispecie incriminatrici; la richiesta di abrogazione dei commi 1-ter e 1-quater dell'articolo 581 del codice di procedura penale, il ripristino dalla prescrizione sostanziale; l'abrogazione e ridefinizione di determinate fattispecie; il contenimento dell'abuso dello strumento intercettativo e le emergenze che riguardano in particolare lo stato del processo penale e le ormai endemiche criticità delle carceri nel nostro Paese a causa del sovraffollamento e della carenza di unità del personale penitenziario costretto ad operare in condizioni precarie a causa della scarsità di risorse umane e di mezzi”.

Nodo cruciale: il sistema carcerario

Con riferimento al delicato tema della emergenza carceraria l'avvocatura leccese ha auspicato che si possa porre rimedio a quei fenomeni che colpiscono i principi costituzionali quali il diritto di difesa e la dignità delle persone private della libertà personale.  A tal proposito è stato ricorda il triste dato dei dieci suicidi avvenuti in carcere dall'inizio dell'anno.

“Come è stato autorevolmente ricordato dalla prima presidente della Suprema Corte di Cassazione, Margherita Cassano, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte Suprema di Cassazione per l’anno 2024” ha rimarcato Dei Lazzaretti, “si rende necessario il consolidamento di un forte dialogo tra Avvocatura, Magistratura e Accademia, finalizzato alla moltiplicazione di spazi di riflessione e di confronto nella consapevolezza che la pluralità degli apporti e la diversità delle prospettive costituiscono un fattore obiettivo di arricchimento per tutti gli operatori della giustizia”.

In tale direzione la Camera Penale di Lecce ha registrato con soddisfazione come il dialogo auspicato abbia trovato piena attuazione in loco in occasione degli incontri organizzati con i magistrati referenti del Tribunale e della Corte d'Appello per la definizione delle linee guida per la individuazione delle modalità di accesso alle pene sostitutive delle pene detentive brevi, anch’esse considerate un fattore trainante della riforma Cartabia.

“In questa ottica di collaborazione va considerata la centralità del ruolo del difensore che deve assicurare la corretta applicazione delle regole del processo essendo il garante, al pari del giudice, dei valori fondamentali enunciati dalla Costituzione” conclude il presidente Dei Lazzaretti, “non ultima la tutela della dignità della persona, anche nei rapporti con i mezzi di informazione e con i media in generale, rapporti che dovranno essere sempre improntati a rigorosa deontologia professionale”.

“In conclusione, sebbene la visione che ci consegna l’impatto della riforma sulla giustizia penale non può che evidenziare  un quadro dai contorni chiaro-scuri, i penalisti salentini ritengono che si possa e si debba nutrire una moderata fiducia sul futuro della giustizia penale quale fisiologica conseguenza dell’impegno, il confronto costante e la professionalità di tutti gli operatori. E sarà necessario un tempo di adattamento e recepimento culturale nonché un cambio di paradigma da parte di tutti i protagonisti”.

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