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Domenica, 28 Aprile 2024
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Puglia, tra giovani e adulti resistenze al vaccino: "Ma non sono tutti no vax"

Una quota tra il 20 e il 28 percento, a seconda delle fasce di età, non ha aderito alla campagna di vaccinazione. Per l'assessore Lopalco in gran parte è la conseguenza di una errata valutazione del rischio. Tre ragioni per cambiare idea

LECCE - Sono 320 i casi positivi al Sars Cov-2 emersi in Puglia - su 3.445 nuovi casi testati -, di cui 50 in provincia di Lecce mentre si registra un ulteriore incremento del numero dei pazienti ricoverati, pari oggi a 242: rispetto al dato precedente si tratta di 10 unità in più in area medica, mentre in area critica i posti letto occupati restano 25 (con tre nuovi ingressi). Negli ultimi sette giorni il dato dei ricoverati è passato da 163 a 242.

Il bollettino epidemiologico regionale segnala anche due decessi, per un totale di 6.697 dall'inizio dell'epidemia. Il numero dei casi attuali in Puglia è diminuito di 22 unità ed è pari a 4.550 (le guarigioni sono state più dei nuovi casi). L'incidenza in sette giorni è di poco meno di 47 nuove diagnosi ogni 100mila abitanti su scala regionale, di poco più di 56 nell'ambito della provincia di Lecce.

L'assessore alla Sanità, Pier Luigi Lopalco, ha commentato il dato dei pugliesi, tra i 20 e i 49 anni, che non hanno ancora aderito alla campagna di vaccinazione. Nella fascia tra i 20 e i 29 anni il 28 percento circa della platea non ha ricevuto nemmeno una dose, una quota simile si riscontra nella fascia tra i 30 e 39, mentre tra i 40 e i 49 scende al 20 percento. Si tratta, nel complesso, del 10 percento circa dell'intera popolazione della regione (3 milioni 930mila residenti circa) che pure vanta una copertura tra le più alte in Italia (la migliore sulle prime dosi, la terza sulle seconde).

L'esponente della giunta regionale è assolutamente convinto che i "no vax" irriducibili siano una sparuta minoranza e che possano essere "serenamente ignorati", ma soprattutto che per tutti gli altri sia un problema di una distorta valutazione del rischio: si ritiene cioè che questa fetta di popolazione sia praticamente al riparo da forme gravi della malattia perché è quella che registra ricoveri e decessi in proporzione minore rispetto alle persone di età maggiore.

Le ragioni per correggere il tiro, per Lopalco, sono almeno tre, di cui la prima basata sui numeri: "Non è vero che il rischio per i giovani di finire in ospedale sia basso: nel picco epidemico di marzo scorso il tasso di ospedalizzazione fra i 20-29enni è arrivato a ben 37 ospedalizzazioni per 100.000 abitanti in una settimana. Per capirci, in una città delle dimensioni di Bari sono finiti in ospedale, in una sola settimana, 100 ventenni. Questo rischio raddoppia fra i 30-39 anni ed è più di tre volte superiore fra i 40-49 anni (dati Isituto Superiore di Sanità).

La seconda è di tipo medico: "Affrontare una polmonite da coronavirus non è una passeggiata: comporta sofferenze non da poco e lascia molto spesso strascichi fastidiosissimi. Per non parlare che comunque il rischio di finire in terapia intensiva, o peggio, è comunque considerevole". La terza è di tipo sociale: "Il rischio di infezione lieve o asintomatica è più alto per i giovani che per gli anziani, a causa della più vasta rete e maggiore frequenza di contatti sociali. In questo caso i giovani sono coloro che più di altri diffondono il contagio. Causare il contagio e quindi la malattia di un proprio caro è un'esperienza che non augurerei a nessuno".

Aggiornamento

Secondo il dato delle 17.45 di oggi, sono state 24.705 le vaccinazioni fatte in Puglia nelle precedenti 24 ore. In provincia di Lecce sono state 5.744 di cui 268 nelle scuole a ragazzi tra i 12 e i 19 anni.

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