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Domenica, 28 Aprile 2024
Confermata la tesi di Camera Civile Salentina

Tasse annullate se Fisco o Inps non rispondono: nuova pronuncia della Cassazione

I legali Donadei e Sances hanno reso noto l’ultima ordinanza della Suprema Corte: se l’ente di riscossione non risponde entro 220 giorni alla lettera di contestazioni del contribuente il debito deve essere annullato sul principio del “silenzio-assenso”

LECCE - Un nuova pronuncia della Corte di Cassazione in materia di annullamento dei tributi in caso di mancata risposta alle istanze del contribuente. E’ quella resa nota nei giorni scorsi dagli avvocati Salvatore Donadei e Matteo Sances. In base a quanto stabilito dai giudici della Suprema Corte se il Fisco o l’Inps non rispondono entro 220 giorni alla lettera di contestazioni del contribuente il debito viene annullato sul principio del “silenzio-assenso”. È quanto ribadito nei giorni scorsi dalla Corte di Cassazione con un’ordinanza  pubblicata il 6 novembre scorso.

“La Suprema Corte conferma quanto già sancito nella precedente sentenza del 2019 e ribadisce ancora una volta la nostra interpretazione della norma a tutela dei contribuenti” commentano i legali Donadei e Sances.  

La questione, seppur riguardi una norma di oltre dieci anni fa, ossia legata alla legge n.228/2012, è diventata di dominio pubblico solo da qualche anno grazie all’instancabile lavoro dell’associazione forense della Camera Civile Salentina che per prima ha reso noto la norma organizzando convegni in giro per l’Italia.

“Già dal 2013, insieme ai colleghi di Camera Civile Salentina, abbiamo individuato questa legge quasi per caso durante l’esame della Finanziaria 2013 e abbiamo ritenuto di segnalare da subito la norma con un articolo a firma del collega Matteo Sances, pubblicato sulla testata giuridica Altalex dal titolo La cartella si annulla per silenzio-assenso”.

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“La norma sul punto è chiara” prosegue Donadei, “basta leggere infatti l’articolo 1 al comma 537 della legge dove viene espressamente stabilito che i concessionari per la riscossione sono tenuti a sospendere immediatamente ogni ulteriore iniziativa finalizzata alla riscossione su presentazione di una dichiarazione da parte del debitore”. Ma non solo, perché il successivo comma 540 prevede anche che “trascorso inutilmente il termine di 220 giorni dalla data di presentazione della dichiarazione del debitore, le partite sono annullate di diritto”.

“Alla luce di ciò, abbiamo chiesto da subito l’applicazione della norma tra mille difficoltà poiché nei primi anni gli enti non recepivano le nostre istanze, costringendo così i contribuenti ad avviare le prime azioni legali che hanno portato a una serie di sentenze come quelle specifiche della Corte d’Appello di Lecce, sezione lavoro, del 2018 e 2020”.

La recente ordinanza della Cassazione, secondo quanto spiegato anche dall’avvocato Matteo Sances, è dunque importante poiché recepisce i principi espressi dall’unica precedente pronuncia sempre della Suprema Corte che riconosce l’annullamento delle pretese degli enti in caso di mancata risposta al contribuente. Inutile dire che tali principi rivoluzionano completamente il rapporto tra contribuente e fisco spingendo fortemente verso un maggior dialogo.

“Ovviamente siamo orgogliosi che l’interpretazione della norma ad opera dei professionisti di Camera Civile Salentina sia stata recepita dalla Suprema Corte” conclude l’avvocato Donadei, “e siamo fermamente convinti che tale attività rispecchi a pieno la tanto decantata, e da pochissimi operata, funzione sociale dell’avvocatura.  Rimane comunque la domanda sul perché una legge così importante per i cittadini sia stata introdotta in pieno anonimato e scoperta quasi per caso e solo grazie alla tenacia di alcuni professionisti”.

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