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Domenica, 28 Aprile 2024
Quasi 500 pescherecci pugliesi rischiano di essere “affondati” / Gallipoli

Verso taglio europeo per pesca a strascico: protesta “rumorosa” nel porto di Gallipoli

Mobilitazione delle marinerie questa mattina per far giungere il grido di dissenso a Bruxelles. Oltre a sirene e ai vessilli gialloverdi issati sulle imbarcazioni è stata diffusa l’analisi di Coldiretti sull’impatto delle ultime misure europee sul settore ittico nazionale

GALLIPOLI - Una protesta rumorosa e simbolica anche nei porti pugliesi e salentini contro le nuove politiche dell’Unione Europea orientate verso nuove restrizioni nel comparto della pesca destinate a collassare l’intero comparto, il lavoro dei pescatori, della filiera e dell’indotto.

Questa la preoccupazione che attanaglia pescatori e armatori verso la proposta in itinere di vietare la pesca a strascico e tagliare le aree di pesca. E le marinerie sono di nuovo scese in piazza (o sulle banchine dei porti) per far sentire la propria voce di dissenso rispetto all’estremismo green di Bruxelles.

Sono quasi 500 i pescherecci pugliesi che rischiano di essere “affondati” dalle nuove linee europee che prevedono la scomparsa della pesca a strascico, il settore più produttivo della marineria nazionale, con un impatto devastante sull’economia sull’occupazione e sui consumi. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi.

Una misura contro la quale i pescatori di Coldiretti (sezione Impresapesca) hanno protestato nella mattinata di oggi nei porti italiani e anche a Gallipoli, per la provincia di Lecce, facendo suonare all’unisono le sirene delle imbarcazioni. Una mobilitazione che riguarda tutta l'Unione Europea con l’hashtag #Sos_Eu_Fishing, per la giornata dell’Europea che si celebrerà il 9 maggio prossimo.

Per l’occasione oltre ad issare i vessilli gialloverdi sulle imbarcazioni, è stata diffusa l’analisi di Coldiretti sull’impatto delle ultime misure europee sul settore ittico nazionale dal punto di vista economico, occupazionale e dei consumi.

L’obiettivo della manifestazione odierna è stato quello di far arrivare la ragioni della protesta sino a Bruxelles e al commissario alla pesca ed all’ambiente, Virginijus Sinkevicius,

“La misura più dirompente” hanno sottolineato i referenti di Coldiretti Impresapesca, “è quella del divieto del sistema di pesca a strascico che rappresenta in termini di produzione ben il 65 per cento del pescato nazionale, operando di media non più di 130 giorni all’anno, secondo l’analisi di Coldiretti Impresapesca. Ma le nuove linee prevedono anche la restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30 percento di quelle attuali con scadenze ravvicinate nel 2024, 2027 per concludersi nel 2030”.

L’eliminazione della pesca a strascico senza che siano state peraltro previste risorse adeguate per la riconversione significa per l’Italia, secondo quanto calcolato da Coldiretti, la rinuncia ai 2/3 del pescato nazionale, aggravando ulteriormente una situazione che nel 2022 ha visto arrivare in supermercati e ristoranti italiani oltre un miliardo di chili di prodotto straniero, tra fresco e trasformato, pronto spesso per essere servito come tricolore nelle attività ristorative.

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